Ora che è fallito anche l’ultimo tentativo di reperire nuovi finanziamenti sul mercato, Snai è costretta a vendere i suoi gioielli. Il gruppo delle scommesse ippiche entro un anno dovrà rimborsare ai suoi creditori circa 250 milioni di euro e così ora le banche fanno pressione sulla società affinché venda il prima possibile i terreni e le aree adiacenti allo stadio di San Siro.
Per mesi il gruppo guidato da Maurizio Ughi aveva provato a cercare una soluzione alternativa. A metà dicembre la società aveva interrotto le trattative con il fondo di private equity Bridgepoint per cedere l’attività dei giochi, mentre questa settimana dopo lunghe trattative è sfumata anche la possibilità di reperire sul mercato 350 milioni attraverso il lancio di un’obbligazione ad alto rischio. Il costo di questa emissione era lievitato a un interesse del 10,5 per cento (37 milioni all’anno), e tale da assorbire circa un terzo dei margini generati dal gruppo dei giochi. Troppo.
Le banche, dunque, hanno preferito accantonare l’idea del bond e studiare un nuovo piano per risolvere l’emergenza debito. E così, dopo aver provato invano a trovare una soluzione alternativa, a questo punto la strada migliore per risolvere i problemi finanziari di Snai è vendere i terreni del parco di Trenno e tutte le strutture adiacenti allo stadio di San Siro (tranne quella del galoppo, che è vincolata). In bilancio gli immobili hanno un valore di circa 90 milioni, ma potrebbero fruttare quasi il doppio e permettere alla società di dimezzare la sua esposizione con le banche. Un vecchio accordo tra Snai e un partner immobiliare valutava queste attività 260 milioni. Ma oggi, secondo le banche creditrici, sarebbe impossibile realizzare una simile somma, anche perché Snai ha poco tempo per chiudere l’operazione e quindi non può aspettare né i tempi della burocrazia, né quelli di un’e ventuale ripresa del mercato immobiliare che ancora scricchiola.
Ma facciamo un passo indietro. Il 15 maggio del 2007 Snai stipulò un accordo con un advisor immobiliare, Varo, e una società di sviluppo, Losito & Associati, dandogli un’esclusiva per trattare la vendita e offrendogli anche un diritto di prelazione ad acquistare queste aree al prezzo di 260 milioni. Era inteso che, se fosse cambiato il piano regolatore milanese e Snai avesse ottenuto l’edificabilità di parte di questi terreni, Losito & Associati avrebbe pagato 1.500 euro in più per ogni metro quadro edificabile. Ma così non è stato. Il contratto firmato due anni fa avrebbe dovuto scadere con la fine del 2012.
Snai non può aspettare tanto, tuttavia, e il prezzo pattuito con Losito & Associati è comunque fuori mercato. Per questo Unciredit, banca di riferimento del gruppo dei giochi, vorrebbe chiudere il vecchio accordo sugli immobili e nominare un nuovo advisor di livello internazionale per gestire la vendita il prima possibile e al miglior prezzo. A questo proposito, il partner ideale di Snai potrebbe essere Cushman & Wakefield, società americana che è controllata dalla Exor della famiglia Agnelli. Data l’esperienza e la clientela di riferimento a cui si rivolge Cushman & Wakefield, i tempi della trattativa potrebbero accorciarsi notevolmente e consentire a Snai di chiudere l’operazione entro il marzo 2011, quando la società dovrà rimborsare alle banche e agli altri creditori 250 milioni di debito.
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