..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 10 aprile 2010

COPERTURE GIORNALISTICHE / 2

La Gazzetta torna subito Pravda rosa e in prima pagina lancia una notizia non notizia, contenuta in un’intervista del 2006 di Massimo Moratti a Sabelli Fioretti del magazine del Corriere. Anche il Corriere, con ottima evidenza, pubblica la stessa cosa. Moratti, già allora, aveva detto in un’intervista che anche lui aveva parlato con Bergamo. Ma anche che la differenza era il contenuto delle intercettazioni, non il fatto stesso che ci fossero telefonate. A parte che allora si diceva esattamente il contrario e infatti per il contrario, per il solo fatto delle telefonate e dei rapporti, la Juventus è stata condannata come ha ripetuto più volte anche il giudice autore della sentenza Sandulli ("Nella nostra sentenza evidenziammo soprattutto cattive abitudi ni, mica illeciti classici. Si doveva far capire che quello che c’era nelle intercettazioni non si fa. E’ stata una condanna etica") per i rapporti stretti e intensi, ma se si volessero analizzare i contenuti (speriamo) è evidente che le frasi degli interisti e dei milanisti ad arbitri, guardalinee e designatori sono decisamente più compromettenti di quelle mai contestate a Moggi (non ci sono, ripeto, intercettazioni tra Moggi e arbitri durante il campionato).
Provatene un’altra, anche perché poi è Repubblica a svelare che questa storia dell’intervista a Sabelli Fioretti è tornata d’attualità mica per la grande prova giornalistica dei gazzettieri o dei corrieristi. No, dice Repubblica, che la distribuivano ieri in sede dell’Inter.

La redazione sportiva del Corriere va sempre oltre. Oggi c’è un corsivo del giornalista Fabio Monti, noto per le sue obiettive cronache nude e crude. Stavolta Monti ha poche colpe nel raccontare come mai Guidone Rossi – ex cda Inter, ex avvocato Inter, ex presidente Telecom – arrivò ad assegnare lo scudetto vinto regolarmente sul campo dalla Juventus – anche secondo le sentenze, anzi mai oggetto di indagini della magistratura sportiva. Certo, si dimentica di citare la sentenza del giudice Ruperto, che consigliava di non assegnare lo scudetto, ma che sarà mai.
Scrive però che non è vero niente, come scrive per esempio in un articolo corrucciato Repubblica, che la Uefa imponeva l’assegnazione dello scudetto pena l’esclusione dalla Champions. Dice Monti, e io non lo sapevo, che "la non assegnazione avrebbe comunque consentito all’Inter di partecipare alla Champions senza passare dai preliminari (ricordiamo che l’Inter, come sempre nei tornei veri e non aziendali, era arrivata terza, nota di Camillo) perché in base all’articolo 1.02 delle regole della competizione i nerazzurri sarebbero stati considerati comunque «winner of the top domestic league championship» senza ottenere il titolo di campione d’Italia".
Caspiterina. Fabio Monti spiega che Guido Rossi ha agito da solo e senza alcuna imposizione o moral suasion della Uefa.
Che si inventano, allora, i meravigliosi redattori della pagina sportiva del Corsera, visto che proprio il loro Monti smentisce la tesi dell’inevitabilità del titolo all’Inter?
Si inventano un titolo ad effetto, certamente più efficace delle punizioni di Recoba (uno di quei tanti campioni, dice Moratti nell’intervista 2006 a Sabelli Fioretti, che l’Inter ha comprato – assieme a Cauet, Zamorano, Dabo, Rambert, Vampeta e tanti altri fulmini di guerra – per vincere frotte di scudetti, ingiustamente sottratti dalla squadra che aveva 9 giocatori in finale di coppa del mondo più Ibra e Nedved o da Milan che andava in finale di Champions ogni due settimane.
Scusate la digressione. Torno al titolo del Corriere all’articolo di Monti:
"La spinta Uefa e le regole del Cio dietro lo scudetto assegnato da Rossi". Avete letto bene. "La spinta Uefa" che nell’articolo non solo non c’è, non se ne fa cenno, ma è addirittura smentita dal regolamento a cui non poteva fregare di meno dello scudetto vinto in segreteria (copyright Mourinho).
E poi "le regole del Cio" che è come dire "le regole del Csm" o quelle per l’assegnazione dei punti fragola dell’Esselunga, cioè di un’altra organizzazione, di un’altra competizione, di un altro altro. Ma la cosa strepitosa è che nell’articolo di Monti "le regole del Cio" non sono citate come motivazione di Guido Rossi, ma – leggete bene – come rivendicazione degli indossatori di scudetti altrui: "Moratti e l’Inter hanno sempre considerato l’assegnazione dello scudetto un atto dovuto in linea con quanto previsto anche dalle regole del Cio".
Più che un titolo, un comunicato stampa (e sono due in un solo giorno, con l’intervista a Sabelli del 2006)

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