..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

mercoledì 26 maggio 2010

CERCHIAMO RISCONTRI

Parto da un presupposto: diventa sempre più difficile parlare di calciopoli e parlarne in modo corretto.
Alla disinformazione è subentrata una seconda fase dovuta da una parte all’appagamento di vittorie “degli indossatori di scudetti altrui” culminato con la conquista della Champions League, dall’altra allo sconforto di una parte dei sostenitori juventini che non credono più che la storia possa essere riscritta.
Proprio nei giorni scorsi, ascoltando l’ennesimo richiamo di Moratti a calciopoli, mi sono chiesta se il presidente dell’inter è a conoscenza che Radio Radicale mette a disposizione l’audio integrale del processo di Napoli a cui si unito ultimamente anche Corriere.it con il video in diretta delle udienze e che le nostre informazioni non sono più quelle filtrate dai media del 2006.
Me lo chiedo perché è facile, fin troppo, poter approfittare della posizione di privilegio in cui si culla Moratti per accusare ed offendere certo di non subire conseguenze, certo di non essere giudicato, certo di poter avere compiacenti esecutori delle sue idee; se togliamo i filtri della gazzetta e degli altri media, di certezze ne rimangono poche per lasciare ampio spazio ai “sentito dire”.

Ma andiamo per ordine.


Esame dei testimoni dell’accusa.
Tutti i teste esaminati dai pm Narducci e Capuano, non hanno prodotto altro che un elenco di congetture, circostanze ed eventi derivanti quasi esclusivamente dall’attività di intercettazione. Per cui troppo spesso abbiamo assistito ad un semplice elenco/cronistoria di chiamate tra l’imputato x e l’imputato y e stralci di conversazioni. Conversazioni i cui contenuti, nel 90% dei casi, non sono stati verificati ma avallati per ipotesi. Eppure il riscontro, oltre che dovuto visto che stiamo parlando di un’accusa penale, sarebbe stato anche facile da effettuare. La domanda è: perché si sono fermati all’ascolto?

Radio radicale.
Ha chiaramente rivestito un ruolo primario offrendo la possibilità di poter ascoltare gli audio del processo integralmente permettendo così di confrontare la “bontà” delle notizie rielaborate dalla stampa di regime. Non è certamente una novità il modo in cui talune testate presentano ancora oggi calciopoli, per queste la priorità rimane quella di dare supporto per confermare nuovamente delle tesi accusatorie, anche davanti alla distruzione di quelle che volevano essere delle certezze.

Si dice che.
Molti i sillogismi utilizzati per provare la cupola. La “sensazione” di qualcuno, il “sentito dire ” di altri, il “colpo di tosse” ricordato da M. Martino, hanno voluto creare l’idea di un sistema di potere alimentando le più variegate leggende. Dalla chiusura del povero Paparesta negli spogliatoi di Reggio Calabria alla fantomatica sim regalata a Nucini (che però l'avrebbe buttata via) è tutto un dire, ma le prove?

La millanteria.
E’ una prova? A quanto pare non solo è una prova, ma l’arma del delitto. L’idea inculcata dall’incessante lavoro dei media vorrebbe mantenersi tale tanto da far credere che se io dico”ho ucciso il tizio”, anche se il tizio è vivo e vegeto è morto comunque perché l’ho detto, ancor meglio, l’ho detto al telefono. Fin troppo ridicolo per essere vero, ma tant'é…

Testimonianze forzate?
E’ una mia sensazione, ma il ricorso “all’aiuto della memoria dei due pm” (rileggendo i verbali resi in sede di sommarie informazioni) durante i vari esami mi ha dato l’idea della forzatura con cui hanno presentato le tesi accusatorie. Vi riporto l’esempio più emblematico, quello di Cosimo Ferri, magistrato, che parla di un interrogatorio devastante in cui veniva fatta ascoltare l’intercettazione, richiesta un’interpretazione e che, alla fine delle 6 ore, resosi conto di sottoscrivere un verbale in cui forse si dava un’idea errata di quello che era il suo pensiero ha tenuto a precisare che quelle sue dichiarazioni erano frutto solo di sue supposizioni chiedendo un’integrazione per meglio chiarire il suo pensiero. Anche la difesa ha evidenziato il fatto che davanti ad interrogatori durati ore e ore il verbale ufficiale prodotto è composto di poche pagine… Di cosa avranno parlato e a cosa saranno serviti degli interrogatori così lunghi?

Omissioni.
La denuncia di Coppola è emblematica, rimane da capire il perché non si pretende un approfondimento. Riprendiamo quanto pubblicato a pag. 243 de "Il libro marrone dell'accusa":
Vigoriti: «Come mai di questo episodio (pressioni dell'inter per far alterare un referto arbitrale, ndr) non troviamo menzione nelle dichiarazioni che lei ha reso a suo tempo al pubblico ministero?»
Coppola: «Quando su mia richiesta incontrai i carabinieri, questo episodio andava a toccare una società come l’Inter, che… Non lo so, trovai da parte dei carabinieri, in modo sbrigativo, ma assolutamente come dire…? L’argomento non gli interessava. ...Mi fu detto: “A noi non risulta che l’Inter facesse pressioni. Non abbiamo registrazioni…” ... ”Non è un argomento di discussione perché non ci interessa”» (!!!)

Le schede svizzere.
Non parlo dell’aspetto tecnico, non ne sarei capace. Mi domando soltanto perché, pur avendo la possibilità di effettuare diverse verifiche che avrebbero potuto portare a valide certezze piuttosto che a dei dubbiosi “presumibilmente attribuibile”, si è optato per rimanere sul “presumibilmente"?

Copia e incolla.
Superficialità ammesse o incompetenza? Utilizzare quotidiani sponsorizzati da cordate con evidenti prese di posizione su argomenti legati a doppia mandata da interessi di vario tipo è già di per se deprecabile, ma far diventare l’opinione di un giornalista il nuovo testamento da esibire come prova in un processo penale è ridicolo.

Ma tutto questo e molto altro, mal si rapporta con l’ambiguità a cui ci hanno abituato. Perché in quell’ambiguità ognuno può sentirsi libero di credere che in fondo qualcosa deve pur aver fatto Moggi per essere condannato. L’interpretazione forzata, sospinta dal sentimento popolare, ha il potere di far dimenticare che nella realtà ogni tassello sta componendo un quadro molto diverso.

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