Il giudice Panasiti ha deciso: non ci fu appropriazione indebita ai danni di Tronchetti nelle operazioni condotte dalla Security interna guidata da Giuliano Tavaroli
Viene prosciolto da tutte le accuse per il caso Telecom lo 007 Marco Mancini, numero uno del nostro controspionaggio. E contemporaneamente viene sancito che non era una scheggia impazzita, un gruppo di potere fuori controllo, a gestire il delicato ufficio Security di Telecom all'inizio degli anni Duemila. Questa mattina il giudice preliminare Mariolina Panasiti pronuncia la prima sentenza sul caso dei dossier illegati realizzati dalla Security di Telecom sotto la guida di Giuliano Tavaroli, l'ex carabiniere diventato uomo di fiducia di Marco Tronchetti Provera: ed è una sentenza che in pochi ma essenziali passaggi ribalta la linea d'accusa seguita dalla Procura della Repubblica. Secondo la Procura, dossieraggi e incursioni erano avenuti all'insaputa dei vertici dell'azienda, e con l'obiettivo non di garantirne la sicurezza ma di succhiarne risorse per milioni di euro. Per questo Tavaroli e l'investigatore privato Emanuele Cipriani erano accusati di appropriazione indebita ai danni di Telecom e Pirelli. E proprio questa è l'accusa che il giudice Panasiti spedisce nel cestino della carta straccia. I reati, dice in sostanza la sentenza, vennero effettivamente commessi: furono corrotti poliziotti e finanzieri per spiare l'anagrafe penale dei cittadini, vennero violati i computer delle aziende "nemiche". Ma questo avvenne nell'interesse di Telecom, e non contro di essa. Per questo il giudice restituisce gli atti dell'udienza alla Procura: perchè riprenda a indagare, e stavolta senza indulgenze verso i top manager dell'azienda.
Giuliano Tavaroli viene condannato a quattro anni e due mesi di carcere, quattro mesi meno della pena che aveva patteggiato con la Procura. Tre anni e quattro mesi per l'esperto informatico Fabio Ghioni, che guidava il Tiger Team, - la squadra di hacker di Telecom. A giudizio viene rinviato l'investigatore Emanuele Cipriani, titolare dell'agenzia fiorentina Polis d'Istinto, l'uomo che realizzò le centinaia di indagini sotto copertura: da quelle a carico di Afef Tronchetti provera a quella sui conti esteri dei Ds: ma i cade - ed è questo il passaggio decisivo - l'imputazione di appropriazione indebita. Quelle indagini, quindi, per il giudice vennero compiute nell'interesse di Telecom. Del tutto di scena esce lo 007 Marco Mancini, già capo del nostro controspionaggio, che era accusato di avere passsato a Cipriani e a Tavaroli materiale coperto dal segreto di Stato: prosciolto, in parte per non avere commesso i fatti che gli venivano addebitati, in parte per prescrizione, in parte perchè sulla vicenda il governo Berlusconi ha apposto il segreto di Stato. Non verrà processato. Per Mancini - che per l'affare Telecom era stato rinchiuso in carcere sei mesi - è la seconda vittoria, dopo il proscioglimento ottenuto nel processo per il rapimento dell'imam estremista Abu Omar. Telecom e Pirelli (che erano finora accusate solo per responsabilità aziendale nei comportamenti di Tavaroli e Ghioni) hanno chiesto di versare sette milioni di risarcimento allo Stato e alle parte civili. Patteggiamento accolto. Ma i problemi, per il vecchio managememt della compagnia telefonica, potrebbero essere solo all'inizio. In attesa dellemotivazioni della sentenza, è già chiaro che per il giudice Mariolina Panasiti qualcuno molto in alto sapeva delle performance di Giuliano Tavaroli e della sua squadra. E la restituzione del fascicolo alla Procura apre un nuovo scenario dagli esiti imprevedibili.
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