..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 19 giugno 2010

FORTUNATI O SELEZIONATI?

È del 17 giugno, una dichiarazione del presidente dell’Anm, Luca Palamara, sulle intercettazioni pubblicate ad indagini in corso che riporto interamente: «Si possono contare sulle dita di una mano. Io ricordo l'intercettazione di Fassino, il libro nero di Calciopoli, Trani e poi l'inizio dell'inchiesta Abu Omar. In tutti gli altri casi abbiamo trovato la pubblicazione e diffusione di materiale non più segreto ma portato a conoscenza normalmente delle parti con deposito degli atti preliminari».
Ma che fortuna! Calciopoli è nella top ten delle eccezioni; anche questo è un nuovo record!
Poi inutile stare li a disquisire sul fatto che Luca Palamara sia stato parte attiva proprio all'interno di un filone di calciopoli; ricordiamo che anche lui ha “approfittato” di questa eccezione proprio per sorreggere l’impianto accusatorio nel processo Gea, dove svolgeva il ruolo di pubblico ministero, autore dell'inchiesta assieme a Maria Cristina Palaia.
Ricordo una dichiarazione dello stesso Presidente dell’Anm, proprio all’indomani della sentenza di primo grado, che ha ridimensionato l’intero impianto accusatorio in cui criticava apertamente i giocatori (quelli chiamati a testimoniare in aula) perché«non hanno portato alcun contributo alla formazione della prova in dibattimento. Fanno parte di questo mondo ed evidentemente hanno altri interessi» e dell’involontaria ammissione che una valutazione iniziale c’era comunque stata: «Resta il fatto che nel mondo del calcio sono avvenuti episodi di violenza e minaccie, episodi che stridono con i valori fondanti dello sport. Non è dignitoso che sia un giudice a doversi occupare di quel che avviene nel calcio».
Si accusa, si processa, c’è la consapevolezza di aver “abusato” di un sistema non propriamente “corretto”, per poi ricorrere a mezzi salva faccia: quelli per cui se un processo non ha confermato l’impianto accusatorio è perché non ha avuto la “collaborazione” dei testimoni, reticenti ed interessanti a non creare problemi nel loro ambiente.
Ma se qualcosa non ha funzionato è proprio “l’eccezione” stessa, che ha finito per essere il perno di un processo, e non certamente l’impossibilità di formare la prova in dibattimento, avvenuto nel rispetto della legge e con dichiarazioni sotto giuramento dei singoli testimoni.
Rimangono sempre tutti aggrappati alla fortuna di aver goduto di benefici “impropri” , in alcuni casi vantandosene pure!

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