E' servita Calciopoli, e provatemi a dimostrare il contrario, per far raggiungere al calcio italiano una storica tripletta, quella conquistata dall'Inter nella stagione appena conclusa: Champions League, Scudetto e Coppa Italia.
Dalle macerie post-2006, il calcio italiano, nel suo complesso (tanto da usare una terminologia d'attualità), si è ritrovato a dover fare i conti con un movimento completamente azzerato, una politica fallimentare ed una società, "onesta", che si è dovuta caricare sulle spalle il futuro di un'intera nazione; quest'ultima retrocessa, insieme alla Juventus, per mano di una giustizia forcaiola e giustizialista.
Da Calciopoli ai giorni nostri, sotto l'aspetto sportivo, la Juventus ha dovuto cedere il passo all'Inter, guardandone vittorie e trionfi. Ma un'altra Juventus, quella che in campo non è mai scesa, ha fatto incetta di titoli, primati e potere; autobiografico, come da tradizione.
Milioni di tifosi bianconeri, dalla notte sotto il cielo di Berlino, hanno dovuto fare i conti con una realtà che in oltre cento anni di storia mai aveva toccato il roseo mondo juventino: la serie B, l'esclusione dalla Champions e la revoca di ben due titoli di campione d'Italia; oltre ad una convivenza con squadre che prima di allora guardavano le strisce bianconere dal basso verso l'alto. E a poco è servito il piano quinquennale della proprietà (quello che avrebbe dovuto rilanciare, con un sorriso, la Juventus ai fasti di un tempo), visti i risultati conseguiti e i record, in negativo, che si sono ottenuti.
Eppure, osservando attentamente e da un'altra prospettiva, quell'altra Juventus, nel lustro che ha accompagnato la disfatta del calcio italiano, ha conquistato più di quanto, "onestamente", ci si potesse aspettare.
Quando morì l'Avvocato molti pensarono che la dinastia si sarebbe spappolata e che la Famiglia avrebbe potuto implodere sotto il peso di un impero aziendale e finanziario di enorme portata; ma le cose non sono andate così.
Come avviene spesso nella storia ciclica del capitalismo, i 150 eredi si ritrovarono uniti dopo il funerale di Gianni Agnelli. Suni, la sorella più amata dall'Avvocato, caldeggiò insieme a Gabetti la scelta di Montezemolo come uomo della transizione, l'uomo che avrebbe dovuto tutelare la forza e il potere di un impero.
Ma due episodi cambiarono radicalmente la storia: a) la morte di Suni nel maggio del 2009; b) la pax (presunta) famigliare che ricompattò i pezzi di un clan costruito sui successi e sulle tragedie di sei generazioni.
Nel primo caso a farne le spese è stato proprio Montezemolo, e da quel momento si può dire che il presidente di Ferrari è apparso agli occhi del clan come "un intruso", una specie di corpo estraneo. Mentre la pace raggiunta nella Sacra Famiglia dopo la battaglia di Margherita per l'eredità del padre ha fatto entrare da protagonista anche l'ultimo degli Agnelli, il giovane Andrea figlio di Umberto e di Allegra Caracciolo.
Un dato, consequenziale, emerge chiaramente: l'irresistibile ascesa del giovane Yaki, che nella primavera di quest'anno ha conquistato la vera "Triplete": Presidente della Fiat, della "Giovanni Agnelli Sapaz", e della Exor, la cassaforte di famiglia.
A questo va aggiunto: a) Andrea Agnelli, ha chiesto (e ottenuto) a Yaki Elkann di prendere in mano la Juventus, la squadra del cuore del padre Umberto; b) il giovane bocconiano con l'aiuto di Giraudo vuole ritornare al primo amore: Maranello.
Calciopoli ha avuto l'effetto di azzerare un intero sistema, colpendo direttamente l'espressione massima di chi lo rappresentava e portando in casa di "amici" coppe e campionati. Il "piano quinquennale", quello specchietto per le allodole che ha ufficialmente fatto sognare milioni di tifosi bianconeri, è servito a ricompattare un potere, eliminando gli "intrusi" e consegnando nelle mani della "Famiglia" la vera "Triplete".
E chi se non un altro John poteva affermare: "Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento, perché, strano a dirsi, ognuno di noi un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà."
GLMDJ
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