..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 22 luglio 2010

L'AUTONOMIA

Partiamo da un presupposto abbastanza scontato: il rispetto dei ruoli tra il governo politico della Figc e la giustizia sportiva è un confine invalicabile e chiaramente non c’è l’interesse dei componenti delle due entità a metterlo e mettersi in gioco. E’ in qualche modo, un ulteriore appoggio alla loro autonomia.
Ma in cosa consiste questa autonomia? Possiamo leggere i principi che la regolano, le norme a cui sottostare, ma credo che dei semplici esempi rendano meglio l’idea.
Ieri abbiamo letto la notizia che il presidente Coraggio (Corte di Giustizia federale ) e i suoi consiglieri, hanno espresso il parere sulla proposta di radiazione rimpallata da Abete, definendola “ implicita nella squalifica di cinque anni”, rimettendo allo stesso Abete, tramite gli uffici competenti, l’onere della comunicazione ai futuri radiati dell'"intervenuta applicazione" della radiazione. Questa è autonomia, quella di poter decidere, dopo 4 anni (il prossimo anno Moggi avrebbe scontato la squalifica), che essa è implicita nella semplice proposta.
Ma è proprio con calciopoli che la giustizia sportiva ha potuto dare il meglio di se. Vogliamo ricordare brevemente le “anomalie” con cui si è svolto il processo sportivo di calciopoli?

Proviamoci: Abolizione di un grado di giudizio (L’art.37 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva impone tre gradi di giudizio: Guido Rossi ha arbitrariamente deciso di eliminare questo passaggio); tempo limitato a disposizione della difesa (il processo della Caf è durato 5 gg; il processo della Corte Federale 4 gg); Negato il diritto di produrre testimoni in aula; Negato il diritto di riprodurre materiale istruttorio (produzione di testi o intercettazioni); Negato il diritto di riprodurre prove filmate; Sproporzione della sanzione (pena abnorme e sproporzionata rispetto alle prove presentate dall’accusa); l’“illecito strutturato” , il nuovo reato introdotto con calciopoli e non previsto dal Codice di Giustizia Sportiva (più violazioni dell’art.1 fanno un art.6). Questa è autonomia!
A fronte di queste chiare dimostrazioni di potere, si accompagnano prese di posizioni indirizzate a voler mantenere questo stato di cose che permette ampia libertà di manovra e nessuna intenzione a mettere in discussione l’autonomia della Giustizia Sportiva, come quella della “piena legittimità del consiglio federale a modificare le norme di giustizia, che gli organi devono applicare. Nella libertà del consiglio federale c’è anche la possibilità di modificare alcune norme della giustizia sportiva, senza aspettare la modifica dello statuto”. E se lo dice Abete dobbiamo crederci ed il tutto perché “c’è bisogno di mantenere la caratteristica prioritaria di tempestività e celerità dei giudizi”. Oltre, aggiungiamoci noi, la possibilità di poter decidere cosa è prioritario e cosa no, cosa è da punire e cosa da dimenticare, quale precedenza dare e a chi riservare la corsia privilegiata.
Ultimamente e non era la prima volta, abbiamo visto come in piena libertà, è stato adottato un cambiamento in corsa delle norme che regolano il tesseramento di giocati extracomunitari. Anche questa è autonomia!
Voglio anche ricordare che questa stessa autonomia è tale, che tiene a distinguersi dalla giustizia ordinaria. Molte volte abbiamo sentito Giancarlo Abete parlare di “sostanziale diversità dei due ordinamenti” che hanno “valenze diverse” . Come dire, rispettiamo ed abbiamo fiducia negli organi di giustizia ordinaria, ma teniamo a mantenerci questo privilegio. Un segnale preciso di una federazione conscia del proprio potere.
E’ una lotta impari, appoggiata pienamente da M. Platinì, che ha fatto della “specificità dello sport” il suo cavallo di battaglia e che il governo dello sport italiano ha tutto l’interesse ad assecondare.
Ritorniamo a casa nostra. Palazzi, Abete, Petrucci, godono di una libertà e di un’autonomia che ad oggi hanno sfruttato per indirizzare bene le loro azioni, alcune delle quali dettate per mantenere i loro privilegi e altre dettate dal convergere di diversi interessi.
C’è da avere paura di questa giustizia e c’è da avere paura di chi l’amministra!
GLMDJ

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