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martedì 17 agosto 2010

UN NOBEL NELL'OMBRA

L’America di Barack Obama, il paese del presidente Nobel per la Pace 2009, sta conducendo una guerra segreta, oltre a quella palese in Afghanistan e Iraq, in una dozzina di paesi stranieri e in due continenti. Il New York Times ha pubblicato il primo di una serie di articoli rubricati “The shadow war”, la guerra nell’ombra, sul coinvolgimento militare e spionistico dell’apparato di sicurezza americano in Nord Africa, in Yemen, in Kenia, in Pakistan, nelle ex repubbliche sovietiche e ovunque si nascondano i terroristi di al-Qaeda e i nemici islamisti dell’America. Le rivelazioni del Times seguono di qualche settimana la mega inchiesta giornalistica del Washington Post sulla “Top Secret America” e la pubblicazione dei diari di guerra afghani sul sito pacifista Wikileaks. A differenza del Post e di Wikileaks, che hanno svelato poco o niente delle attività militari americane in corso, il lungo articolo del New York Times racconta i dettagli della strategia antiterrorismo di Obama.
«Gli Stati Uniti – si legge sul giornale di New York – hanno significativamente aumentato le operazioni militari e di intelligence in una dozzina di paesi, cercando il nemico con gli aerei senza pilota e con squadre d’assalto, pagando contractor privati per spiare e per addestrarre le forze locali a inseguire i terroristi».
Il 20 settembre 2001, nove giorni dopo l’attacco all’America, l’allora presidente George W. Bush aveva annunciato al Congresso che gli «americani non devono aspettarsi una sola battaglia, ma una lunga campagna, diversa da quelle viste nel passato. Una campagna con attacchi sensazionali, visibili in televisione, e con operazioni coperte che resteranno segrete anche in caso di successo». La guerra nascosta è cominciata con Bush, conferma il Times, «ma è cresciuta significativamente sotto Obama».
John Brennan, il principale consigliere antiterrorismo di Obama, dice che la Casa Bianca preferisce lo il «scalpello bisturi» al «martello», agisce cioè con operazioni militari chirurgiche, non con aperte campagne belliche. Non fornisce telecamere. Non convoca conferenze stampa. I sacrifici umani e finanziari sono ridotti al minimo. La maggior parte di queste operazioni non è nemmeno riconosciuta. «L’approccio è quieto», ha detto l’uomo antiterrorismo di Obama, ma l’America è impegnata in una campagna «multigenerazionale» contro al-Qaeda. Una definizione che ricorda il principio della “guerra infinita” affibbiato alla strategia antiterrorismo di Bush. Per combattere questa “guerra nell’ombra”, la Casa Bianca ha riesumato alcuni personaggi chiave della Guerra fredda. Negli anni Ottanta Michael Vickers ha avuto un ruolo centrale nel fornire ai mujahedeen afghani armi e finanziamenti, come ha raccontato recentemente il film “La guerra di Charlie Wilson” con Tom Hanks. Ora è il capo delle forze speciali del Pentagono dislocate in giro per il mondo. Duane Clarridge è un ex agente Cia in America centrale che negli stessi anni è stato coinvolto nello scandalo Iran-Contra. Oggi guida una società di contractor privati che conduce attività spionistiche in Pakistan per conto del Pentagono.
Obama, inoltre, sta lentamente trasformando la Cia in un’organizzazione paramilitare, si legge nell’inchiesta del Times, con i continui attacchi aerei con i droni in Pakistan e in altri paesi. Il 25 maggio scorso, un attacco aereo americano nello Yemen ha ucciso un gruppo di terroristi, alcune decine di civili e anche il vicegovernatore della provincia di Marib che si trovava sul luogo per tentare di convincere i militanti di al-Qaeda a rinunciare alla lotta armata. Un errore che ha complicato la situazione in Yemen, ma che non ha fermato la Casa Bianca. Su ordine di Obama, infine, le forze speciali del Pentagono conducono operazioni spionistiche all’estero che un tempo erano riservate alla Cia. In questo modo, scrive il Times, c’è minore trasparenza e ci sono scarsi controlli del Congresso. La guerra resta nell’ombra.

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