..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 30 settembre 2010

ASPETTANDO "QUELLO" SERIO

Riprende domani, dopo una lunga pausa estiva, il processo con rito ordinario di calciopoli nell’aula 216 del tribunale di Napoli. Il Giudice Casoria è pronta a riprendere gli interrogatori degli ultimi testimoni, quelli chiamati dalle difese per smontare completamente le accuse. Si riparte così come era finita: tra giustificazioni e forfè dell’ultima ora (Moratti, Collina, Rosetti, Cipriani - tra gli altri - addurranno impedimenti); nuove intercettazioni, annunciate dalla difesa di Moggi, entreranno a pieno titolo nel processo e si aggiungeranno, non appena trascritte, a quelle già consegnate nei mesi scorsi.
Proprio in vista dello sprint finale, riepiloghiamo quelli che sono stati i punti cardine, e lo facciamo per grandi linee senza ritornare nel merito di situazioni già dettagliatamente documentate.



La voglia di conoscere la realtà.
Se calciopoli non è stata insabbiata completamente, lo dobbiamo a tutti quei tifosi che hanno avuto la voglia di informarsi per conoscere la realtà. La stessa voglia che ha permesso di ricostruire molti aspetti volutamente manipolati dai media, tesi – ancora oggi - ad inculcare la teoria colpevolista necessaria per la sopravvivenza di molte testate.

I sentito dire.
Tutto il castello accusatorio, quello che avrebbe dovuto reggersi sulle testimonianze dei testi chiamati dell’accusa, che nelle intenzioni dovevano formare in aula la prova che avrebbe reso possibile la condanna, ha finito per mostrare invece le sue enormi falle: nessun riscontro, i “sentito dire” sono stati assunti come “prove” senza accertarne la veridicità. Ricordiamo anche errori grossolani sugli stessi tabellini delle partite, entrati in un aula di tribunale con un semplice copia-incolla (dalla Gazzetta), senza essere sottoposti prima ad un elementare controllo.

Tutti telefonavano, solo alcuni interessavano.
Le telefonate, quelle che avrebbero permesso una diversa lettura di calciopoli, sono sempre state a disposizione degli inquirenti. Inquirenti che non hanno trovato interessante allargare l’indagine perché indirizzati a colpire soltanto la Juventus. Anche questo aspetto, man mano che sfilavano i testimoni, ha trovato una sua conferma; ricordate, ad esempio, le dichiarazioni, sotto giuramento di Coppola?

Nessun reato sportivo e nessun reato penale.
Da subito le sentenze della giustizia sportiva hanno destato perplessità, perché non hanno prodotto nessuna concreta conferma alle accuse (neanche nel dispositivo), ma hanno condannato essenzialmente una “deprecabile etica” (quella imputata agli ex-dirigenti bianconeri), che per la Juventus si è poi tradotta in un’accusa penale, per tutti gli altri in un nulla di fatto.

Metodi ed autonomia.
I mezzi e i metodi utilizzati per l’indagine hanno messo a nudo un’altra realtà: la complicità di chi può aver indirizzato e condizionato calciopoli. Ricordiamo Galdi, il giornalista della Gazzetta che era in contatto con la procura di Napoli ed i molti testimoni che in aula hanno ammesso di aver subito un interrogatorio la cui base di partenza era la colpevolezza da ricostruire e non l’accertamento dei fatti.

Le responsabilità
Sicuramente di chi ha condotto l’indagine, certamente di chi non si è difeso davanti a delle evidenze oggi diventate macroscopiche realtà, ma che già dal 2006 – come dimostrato - erano chiaramente individuabili e fronteggiabili.

Cosa è cambiato.
Non c’è più interesse mediatico intorno a calciopoli, c’è protezionismo per il nuovo calcio da parte di tutte le istituzioni sportive e non, ma la strada intrapresa a Napoli ha fatto emergere uno spaccato che , “piaccia o non piaccia” , porterà a delle conseguenze.

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