..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 6 settembre 2010

L'INFORMAZIONE SENZA PADRINI

È del 30 agosto scorso la denuncia di Oliviero Beha: «sono stato censurato e quindi da adesso non andrò più in onda sul TG3 con questi commenti». Una denuncia fortuita, fatta in diretta su Radio24, nel corso della trasmissione “Nove in punto”, dove si è preferito comunque tagliare corto, parlare d'altro, in nome di quella “solidarietà tra giornalisti” che funziona a intermittenza.
«Siccome sono orfano, non ho padrini politici, non appartengo alle lobby giuste, allora la mia cacciata dal video provoca una generale alzata di spalle» lamenta Beha, intervistato da Zurlo su Il Giornale. E come dargli torto?
Al processo di Napoli abbiamo appreso delle levate di scudi da parte di comitati e sindacati RAI quando il “giornalista di spessore” Varriale e la signora “domande stronze” Sanipoli lamentarono uno scarso gradimento da parte della società Juventus. Chi si è perso quelle puntate, può rileggersi le trascrizioni integrali presenti sul nostro sito, ma basterebbe cercare il primo, detto anche “mister lite in tv”, su Youtube o ascoltare di che pasta sono fatte le “domande stronze” della seconda per farsi un'idea dell’attendibilità di detti personaggi.
E per Beha? Per Beha il nulla. Se ti chiami Varriale o Sanipoli, sono i sindacati a venire da te; se ti chiami Beha, questi informano il CdR del TG3 che Beha non è andato da loro; chissà perché!
Beha non è mai stato un amico della Juventus e men che meno uno simpatico all'ex dirigenza. La sua storia parla da sola e di certo non c'è mai stata alcuna condivisione delle sue idee. Grande fu lo stupore quando, a fine 2008, cominciò a circolare la voce che al TG3, in un fazzoletto di tempo ridottissimo, c'era questo “accusatore della Juventus” che non sfruttava quello spazio per lanciare nuove accuse contro quel che restava della Juve ma per informare gli spettatori della pochezza della farsa consumata nel 2006.

«Siccome il problema di calciopoli era quello degli arbitri, qui siamo di fronte a una strana domanda, come per i serial killer, il problema è: se chi ha assassinato qualcuno è in galera e continuano gli omicidi, o quel qualcuno non era da solo oppure addirittura non era stato lui. Quindi se adesso il designatore degli arbitri è quell'ex super arbitro di Collina e ne fanno di tutti i colori, perché stavolta dobbiamo pensare che sia tutto normale mentre invece fino a due anni fa c'era un'associazione addirittura a delinquere?» , questo il suo intervento del 16 novembre 2008 e da allora chi l’ha più mollato Oliviero?
Per due anni ha dimostrato che qualche giornalista in Italia c’è ancora, che non è giornalista chi si chiude a riccio dietro le proprie convinzioni, ma chi è pronto a rielaborarle giorno per giorno. Un giornalista pluridisciplinare che sa approfondire le notizie e collegarle tra loro anche quando provengono da settori diversi. Sport e politica, soldi, criminalità, malcostume. Durante l’organizzazione dei campionati mondiali di nuoto denuncia le irregolarità, si chiede cosa stia facendo Petrucci, che mondiali saranno e che fine faranno quelle strutture. Mesi dopo salteranno fuori inchiesta e rinvii a giudizio per presunti abusi edilizi. Le stesse domande le stava già ponendo sui finanziamenti per i nuovi stadi: «voi sapete che gli stadi sono solo un pretesto per altre iniziative, per speculazioni edilizie, per terreni da rivalutare, per costruire outlet e via dicendo? Ve le raccontano queste cose oppure no e le dovete sentire da me?».
Ed è tutto racchiuso nell’ultima frase il “problema Beha”. Non l’estromissione di un giornalista, non quei tre minuti scarsi all’interno di un TG nemmeno tra i più seguiti, ma il vuoto che ne seguirà, perché “queste cose” le diceva solo lui. Chi non è venuto a informarsi qui, chi non ha letto le trascrizioni, aveva come unico punto di riferimento quello spazio del TG3 in cui Beha cercava di infilare più argomenti possibili a un ritmo tale da far impallidire “mitraglietta” Mentana.
Grazie a Beha sempre più persone hanno cominciato a porsi dei dubbi su quel processo di Napoli a lungo dimenticato dai media. Sempre grazie a lui, le informazioni sono arrivate al pubblico senza “filtri patronali” e senza la possibilità di replicare “sì, ma quello lì è di parte”. Questo il succo del valore di quei minuti, l’imparzialità di un giornalista che ha sempre dato contro la Juve e che da anni va’ ripetendo: «qui non torna nulla! Ci state prendendo in giro!» , senza tuttavia mai prendere le difese dell’ex dirigenza bianconera.
Non ha mai dichiarato «Moggi è innocente», piuttosto si è chiesto come mai qualcuno è stato fatto fuori dal mondo del calcio e tutti gli altri – compresi i coinvolti – no; tirando in ballo dirigenti, l’ex designatore Collina e Abete. Tanto che ormai si trovava a dover spiegare questo semplice concetto ovunque, quasi a dover giustificare il suo essere informato di fronte a chi studiava sulla Gazzetta dello Sport alla stregua dei valenti graduati Auricchio e Di Laroni.
Un esempio di come, con tracotanza, si sia già provato a imbavagliare l’informato Beha è quanto avvenuto in una puntata di TG3 Linea Notte dell’aprile di quest’anno. I conduttori della trasmissione sono Maurizio Mannoni e, guarda caso, Bianca Berlinguer (direttrice del TG3, rea dell’estromissione di Beha).
La “colpa” di Beha è stata quella di nominare san Giacinto da Treviglio: «uno gli rende omaggio alla memoria facendo chiarezza a tutti i costi», apriti cielo e pronti via! Parte la difficile difesa del tifoso nerazzurro Mannoni (link in fondo all’articolo).
Sulla scia di quell’intervento – forse perché ripreso in redazione, non possiamo saperlo – Beha il 25 aprile ripete lo stesso concetto al TG3: «Non si può tifare per Moggi o contro Moggi, per Moratti o contro Moratti, visto che adesso sono arrivate le nuove intercettazioni… Prima queste intercettazioni erano considerate inesistenti, poi irrilevanti, adesso sono passate per essere poco interessanti e poi sono state però raccolte. Allora, smettiamola di tifare per gli imputati, tifiamo per l’accertamento della verità. Farebbe del bene a tutti». Pochi giorni prima, il suo articolo di risposta al solito disinformato Travaglio era stato censurato da Il Fatto e pubblicato su Dagospia. Al suo interno una premonizione: «rischio di "essere estromesso dal circuito" anche oggi che non mi contento di Moggiopoli, né di corderini, né di tifosi, siano essi tifosi della Juve, della giustizia alata o di un pm per partito preso, giustizialisti, garantisti o moggisti.».
Seguiranno la famosa puntata di Matrix («chi è che fa un’inchiesta giudiziaria sulla giustizia sportiva?» ) e le poche parentesi domenicali rimaste. Da allora, mondiali di calcio compresi, Beha è estromesso dalla Rai.
Ora è inutile fare il solito giochetto alla ricerca del colpevole, di chi ha potuto fare più pressioni di altri. L’ambiente Rai, da tifosi, lo conoscevamo bene prima, l’abbiamo conosciuto meglio con le testimonianze Sanipoli/Varriale e certificato mostrando a tutti con quale leggerezza i file immagine raffiguranti l’ex dirigenza bianconera erano rinominati in modo offensivo e poi pubblicati sul sito stesso della Rai; sintomo dell'aria che si respira.
Quei tre minuti con Beha non erano poco graditi solo al mondo del calcio, al palazzo e ai Palazzi, ma cominciavano a essere scomodi per la Rai e gli stessi colleghi di redazione. Nemici in casa e fuori, vi fa venire in mente niente?
di Ivan Scalise

Nessun commento: