..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 17 febbraio 2011

A PROUD NIGHT

Oggi parlo dei ragazzi, di quel gruppo che ieri sera c'ha fatto accapponare la pelle, abbracciarci con i compagni d'avventura, fatto scendere lacrime di gioia, il cui sale lo sentiamo ancora adesso.
Wojciech Szczesny: Un predestinato. Ha chiuso qualunque buco fosse possibile chiudere. All'inizio su Messi, costringendolo, comunque, all'errore, poi su Pedro, e nella ripresa ancora su Messi, e poi ancora su Dani Alves. Pronto nelle uscite, attento in ogni situazione, in piedi fino all'ultimo quando il Pallone d'Oro gli si è presentato davanti, per due volte. Ha esordito all'Old Trafford, la sua prima in Champions è stata contro il Barcelona.
Emmanuel Eboue: Guerriero. Doveva essere l'anello debole, è stato praticamente perfetto. Ha spinto quando doveva farlo, ha tenuto la posizione quando il Barca imprimeva pressing e ritmo. Ottimo nel tenere la linea dei quattro.
Johan Djourou: Maturo. Si è confermato come il miglior acquisto nella finestra di gennaio. Attento, bravo nell'uscire fino a centrocampo per far indietreggiare la punta che portava palla, qualche piccola sbavatura in un match che l'ha visto comunque protagonista.
Laurent Koscielny: The Wall. Ha cancellato dal campo tutto quello che è passato dalle sue parti. Una prova mostruosa, che ha avuto l'apice nella ripresa, quando è salito sugli scudi e gli azulgrana hanno faticato e non poco a penetrare in area. Ha sempre portato l'avversario di turno sul piede sbagliato, chiudendo sempre il lato debole e offrendo solo la possibilità di ripiegare.
Gael Clichy: Costante. Nel primo tempo, una sua distrazione, ha consentito al Barcelona di presentarsi davanti a Szczesny; e Villa l'ha messa dentro. Non si è scomposto, e nella ripresa ha avuto il merito di crescere, raggiungendo l'apice con l'assist che ha consentito a van Persie di pareggiare il conto.

Alex Song: Utile. Ha smesso di fare Alex Song al minuto numero sei, quando Rizzoli ha estratto il cartellino giallo per un fallo da dietro su Lionel Messi. Da quel momento è entrato in campo un clone al 50%, che non ha fatto rimpiangere il miglior Song. La sua voglia di recuperare palla, si è spesso scontrata con la capacità blaugrana di nasconderla, ed il match, spesso, è stato perso. Non ha demorso, e fino al cambio ha dato tutto quello che poteva.
Jack Wilshere: Clonatelo. Quando leggo la sua data di nascita e la metto in parallelo con quello che fa in campo mi chiedo se sia possibile: January 01, 1992. Quando leggo la data del suo inizio all'Arsenal e la metto in parallelo con quanto sudore, abnegazione e classe spende per questi colori capisco tante cose: October 01, 2001. Ieri sera ha giocato di fioretto e di spada contro Xavi, Iniesta e Busquets, e spesso e volentieri ne è uscito vincitore. Incredibili le sue accelerazioni in mezzo al campo, capaci, dopo la finta di corpo, di spaccare in due l'avversario, creando sempre la superiorità numerica. Va vicino ad un gol da leggenda. Un ps a tutti i giornalisti o presunti tali: non cominciate a scrivere chi è interessato a Jack e quanti soldi fantomatiche società lontane dalla manica sarebbero disposte a spendere per avere le sue prestazioni professionali, il ragazzo dell'Hertfordshire è un Gooner.
Cesc Fabregas: l'anima. Ci mette tutto quello di cui dispone, anche se qualche imprecisione di troppo ne limita la fantasia. Cresce a dismisura nella ripresa, quando si carica la squadre sulle spalle e la porta al trionfo. Il passaggio che lancia in campo aperto Nasri per il gol della vittoria vale il prezzo di un abbonamento all'Emirates, nella top class. La Londra Red&White lo incorona Re: Cesc Fabrega ce l'abbiamo noi.
Samir Nasri: la fantasia al potere. Non doveva giocare, forse nemmeno andare in panchina. Invece recupera, parte dal primo minuto, e quando ne mancano solo cinque al termine serve la palla del definitivo 2-1. In mezzo tanta corsa, tanto talento, e la sfida con Dani Alves, vinta ai punti per distacco.
Robin van Persie: killer. Segna il suo quinto gol negli ultimi tre incontri, il tredicesimo centro stagionale nelle tredici apparizioni fatte. Scaglia verso la porta di Valdes cinque tiri: il primo dopo cinque minuti dall'inizio che fa gridare al gol, il secondo pochi attimi dopo il vantaggio del Barcelona, ma va fuori di poco. Nelle ripresa ci riprova due volte di sinistro, con esito negativo identico, al quinto tentativo fa centro, con un tracciante che si infila sul palo di Valdes e fa impazzire l'Emirates. Sembrerà esagerato, ma io lo vedo ancora work in progress.
Andrey Arshavin: glaciale. Tutti ci aspettavamo di vederlo partire titolare, sia per l'ottimo momento di forma sia per scardinare la difesa blaugrana, e probabilmente se lo aspettava anche lui. Invece parte dalla panchina, facendosi trovare pronto nel momento del bisogno. Il gol è una perla, di bellezza e di freddezza. Wenger sostituisce Song con il russo, spostando Cesc e Samir, alternativamente, sulla linea mediana, a dar manforte a Jack. L'asse da cui nasce il gol della vittoria è questo: Wilshere-Fabregas-Nasri-Arshavin. L'Emirates Stadium diventa un pandemonio.
Arsène Wenger: semplicemente Arséne. Per tutti i Gooner: One Arséne Wenger.
Di Barcelona-Arsenal ne tornerò a parlare ai primi di marzo, quando l'aria inizierà nuovamente a rarefarsi. Intanto cliccate qui, a godere di quali emozioni si sono vissute all'Emirates.

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