Che siamo un Paese incivile è ormai un dato di fatto, oggettivo, da qualunque parte lo si guarda. In tema di Giustizia, poi, pochi ci sono rimasti dietro, ammesso che ancora ce n'è sia. Sostenere ancora una volta che i processi non dovrebbero essere fatti in piazza è diventata utopia, prendiamo atto che si fanno solo li. Così ci ritroviamo un giorno si e l'altro anche con un pubblico che conosce le carte dell’accusa quando ancora nemmeno è stata formulata, o le agenzie che diffondono il decreto del gip. Che poi questo interessi il ramo penale, amministrativo o sportivo poca importa, è l'andazzo che segue un filo conduttore.
Fu così Calciopoli, quella sportiva, così è Calciopoli, quella penale.
Ora diciotto fogli potranno avere l'effetto di bloccare il procedimento, di ritardarne (come se fin'ora si fosse fatto celermente) i tempi e, forse, tanto per rimanere incivili, farlo finire in prescrizione, senza che una vera sentenza venga pronunciata da un giudice. Infatti il giudice Teresa Casoria è stata nuovamente ricusata, ancora una volta dai pm Giuseppe Narducci e Stefano Capuano, come accadde nell'ottobre del 2009, quando fu accusata di aver anticipato un esito assolutorio del dibattimento. In quel caso la ricusazione non ebbe successo e fu rigettata dalla Corte d’Appello di Napoli il 22 dicembre 2009.
Oggi, invece, l'istanza si è basata sull'avere, da parte della Casoria, un interesse nel procedimento, avete letto bene: un interesse. Ma qui la parte più colorita: derivante da un procedimento disciplinare a suo carico, nel quale i due pm (Narducci e Capuano) sono chiamati dal Csm come testimoni.
In soldoni: l'accusano di essere maleducata o irrispettosa di altri magistrati della stessa sezione di Napoli o di collaboratori dell’ufficio. In questo procedimento Narducci e Capuano sono testimoni e per questo, nella loro ricusazione, sostengono che la Casoria non sarebbe serena nel giudicare i fatti di Calciopoli.
Se i pm dovessero riuscire nel loro intento, il processo alla presunta cupola moggiana si fermerebbe in attesa della nomina di un nuovo giudice, che dovrebbe ricominciare quasi tutto da capo e che, quindi, sposterebbe ancora la sentenza. Il tutto con il rischio che nel frattempo arrivi la prescrizione, per il reato di frode sportiva che a sua volta farebbe cadere quello di associazione a delinquere. In conclusione: tutti assolti, ma con il dubbio che accompagna le assoluzioni per prescrizione.
E allora mi domando: visto l’andamento del dibattimento, in cui i testimoni hanno remato a favore degli avvocati, perché, come accaduto nell'udienza della settimana scorsa, le difese non si sono opposte dinnanzi alla richiesta dei pubblici ministeri di ascoltare nuovamente quindici testimoni?
Mi viene in mente una proposta: organizziamo un televoto, quale strumento per far valere l’opinione della giuria popolare. Fra i votanti se ne estrae a sorte uno, che va a presiedere il tribunale.
Sì, lo so che avete capito: sto scherzando. Il guaio è che, invece, c’è chi lo fa sul serio.
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