..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

mercoledì 27 aprile 2011

IN ARSENE I TRUST

Stamane voglio prendere in esame un termine della lingua italiana, un sostantivo che viene usato in maniera abbastanza insistente da tutti coloro che hanno a cuore l'Arsenal, che questi siano tifosi o più semplicemente appassionati della prima squadra di Londra: fallimento.
Se escludiamo l'ambito economico e del diritto, dove si ha un fallimento quando un imprenditore è in uno stato di insolvenza riconosciuto formalmente dal tribunale fallimentare, e associamo il termine alla stagione agonistica dell'AFC, mi viene spontaneo domandarmi dove alberghi il fallimento sportivo.
Credo che per iniziare con il piede giusto sia importante scindere, dividere le strade: quella degli obbiettivi e quella del fallimento.
Su Blog e Forum, il tifoso e/o appassionato si ostina a scrivere che la stagione dell'Arsenal è stata un fallimento, che alle parole di Wenger non sono seguiti i fatti, che la squadra e tutte le sue componentistiche sono state capaci di evidenziare mancanza di attributi, di idee e di voglia di cambiare registro. Il tutto mi sembra alquanto irreale.

Mai, e sottolineo mai, Arsène Wenger ha dichiarato che in questa o in quella stagione si sarebbe vinto questo o quello. Ha parlato di obbiettivi, come ogni buon manager è tenuto a fare, obbiettivi realistici considerando la qualità del materiale umano e la voglia di tornare, dopo anni di costruzione, a primeggiare. Tutto nella norma, tutto secondo le regole; se poi queste vengono interpretate non è certo colpa di chi parla, umilmente, di obbiettivi, e non di coppe preventivamente alzate in cielo.
Gli obbiettivi dell'AFC stagione 2010/11 erano quelli di essere competitivi in Champions League, in Premier e di onorare al meglio delle proprie possibilità le coppe nazionali. E di vincere, perché quando si gioca il fine rimane sempre e comunque quello di vincere, il maggior numero di competizioni a cui si prende parte. Ma la vittoria, quella che consacra una stagione, un gruppo, una breve parte di storia di un Club, è la classica ciambella che esce con il buco, praticamente perfetta. In ogni nazione, da est a ovest, da nord a sud, è una sola la squadra che raggiunge, a fine stagione, il titolo di campione nazionale. Tanti partecipanti, un solo vincitore, molti che partono con l'obbiettivo di provarci, uno solo che raggiunge la vittoria, così nei vari campionati, così nelle varie coppe nazionali, altrettanto nelle competizioni continentali per club. Eppure, secondo la mentalità del tifoso, se non si vince s'è fallito, se non si alza almeno un trofeo s'è fallito. La domanda è fin troppo logica: falliscono tutti tranne uno?
No, non è così. Arrivare secondi non significa fallire, confermare la posizione dell'anno precedente non è fallire, qualificarsi per la nuova stagione europea non è fallire, raggiungere una finale di coppa, qualunque essa sia, non è fallire, anche perdendola.
E' quanto fa l'Arsenal da sempre, è quanto ottiene l'Arsenal da quando è iniziata l'era Wenger. Gli obbiettivi stagionali dell'AFC, per quanto mi riguarda e per quanto detto da Wenger, sono stati, anche se la stagione non è ancora finita, tutti (o quasi) raggiunti. In campionato s'è rimasti competitivi per tutto l'anno, più di quello precedente, in modo più concreto rispetto agli ultimi due. Probabilmente non si vincerà il titolo, sicuramente saremo presenti nelle urne di Nyon, centrando, per il dodicesimo anno consecutivo, la partecipazione alla Champions League; un obbiettivo a cui tutti tengono ma che a pochi è permesso accedere; noi lo saremo ancora.
In Champions League, dopo aver passato, ancora una volta il girone, ci siamo scontrati al "primo turno" contro il Barcelona (quello che stasera si giocherà una buona fetta di finale contro i rivali storici del Real), in un doppio confronto che sì c'ha visto eliminati, ma che c'ha visti super-competitivi nei 180 minuti tra andata e ritorno, vincendo il "primo tempo" e rimanendo in corsa, fino alla fine, anche nel "secondo".
Nelle coppe nazionali abbiamo ottenuto una finale (Carling) ed entrati nelle migliori otto della FA Cup, eliminati, all'Old Trafford, da chi, cataclismi a parte, ha già un posto prenotato nella finale di Champions al Wembley Stadium.
A questo aggiungo: la valorizzazione di Jack Wilshere e Wojciech Szczesny, due elementi di valore (il primo è stato eletto miglior giovane della Premier) che aumenteranno, e di molto, il livello qualitativo della squadra negli anni a venire; la maturazione calcistica di elementi imprescindibili come Nasri, come Fabregas, come Walcott; l'aver ritrovato, ad altissimi livelli, uno come RVP.
Questo, tutto questo, lo trovate fallimentare? Questo è sinonimo di non avere gli attributi? Questo può mai essere figlio di mancanza di idee? Io avrei trovato fallimentare un'eliminazione dai girorni di Champions, il non lottare le prime posizioni in Premier, l'essere giunti a decine di punti dalla zona Champions, l'aver subito eliminazioni nei mesi invernali nelle coppe nazionali, non aver lanciato nessun giovane che possa garantire un futuro. Questo sarebbe stato un fallimento, questo sarebbe stato non aver mantenuto gli obbiettivi stagionali., questo avrebbe coinciso con l'assenza di idee e di attributi. Il resto, tutto il resto, fa parte di un certo modo di guardare football, che dista anni luce da quel progetto nato un'estate di cinque anni fa, quando, sulle "ceneri" degli Invincibili è venuto alla luce un nuovo Arsenal, giovane, talentuoso, capace di prestazioni ammalianti ma ancora privo, come logica, della giusta esperienza (data l'età media del gruppo) per trovare quella costanza che domani sarà prerogativa per tornare ad essere i numeri uno.
Wenger, realisticamente, accetta il fatto che il titolo, almeno per quest'anno, sarà ancora una volta impossibile da raggiungere (anche se la matematica dice che è ancora tutto possibile), ma allo stesso tempo, e sempre realisticamente, si rende perfettamente conto che il Club, i ragazzi, orgogliosamente, sono stati in grado di combatterlo fino alla fine, di mantenere vivo l'obbiettivo prefisso ad agosto, e Lui stesso tiene ad evidenziare: "..and that is what has to inspire us.".
Chiudo con un consiglio. La prossima volta che accenderete la Tv per guardare l'Arsenal (se siete in loco questo non servirà), mettete l'audio da stadio, quello senza commento "tecnico". Ascoltate i tacchetti affondare nel terreno, le voci del campo, ammirate la fatica, annusate il sudore, immergetevi dentro a quelle maglie che corrono per oltre novanta minuti con l'intento di superare l'avversario. Allora, e solo allora, capirete che il football è tutto tranne le parole di uno pagato per soddisfare le frustrazioni della gente, di un sistema mediatico sempre pronto a fare titoli a nove colonne per indirizzare la "mente" del popolino bue. E magari, se vi rimarrà del tempo, osservate quanti, gli stessi che ad agosto "vendono" al miglior offerente i propri "tituli", termineranno la stagione con il cappotto sulle spalle.

2 commenti:

Massimo ha detto...

ottimo pezzo Cirdan..veramente ottimo. Clap clap

Unknown ha detto...

Grazie Max :)