Quando ho ascoltato Andrea Agnelli, intervenuto al convegno "la Juventus ieri, oggi e domani" organizzato da CalcioGP, ho trovato nelle sue parole tanta voglia di Juventus, di quello che, secondo Lui, sarà il calcio di domani, e nonostante l'abbia criticato per la scelta fatta nei confronti di Delneri, sposo la sua determinazione, condividendone i concetti.
Faccio parte del gruppo redazionale di GiùlemanidallaJuve, quell'Associazione menzionata dallo stesso durante l'intervento del 22 maggio, e posso garantire che nessuno, per primo l'autore del video che è stato tema di discussione, voleva strumentalizzare chissà chi o che cosa, che in alcun modo si voleva mettere in difficoltà il Presidente stesso, come allo steso modo credo che la Juventus non abbia interesse, e/o intenzione, ad andare contro oltre 5000 associati, tifosi e azionisti della società stessa; d'altronde l'interesse di Andrea Agnelli, come sottolineato nella premessa del suo intervento, vuole essere quello di condividere opinioni diverse, perché confrontarsi aiuta a crescere e su questo punto baserò quanto sto' per scrivere.
A prescindere dai diversi modi di vedere le cose, credo che sia basilare, per uno juventino di qualunque ruolo, stare vicino alla società e alla squadra, remando il più possibile verso un'unica direzione, perché, e come evidenziato da Andrea Agnelli, la disgregazione che c'è oggi nel mondo della Juventus non aiuta nessuno, né chi la gestisce, né chi la guida, né chi scende in campo e ancor meno chi la tifa, con passione e orgoglio. Ha ragione Andrea quando dice che un gruppo ha interessi verso l'assetto societario, un altro s'è fermato al passato e un altro ancora è più interessato a continuare a sollecitare persone che hanno gestito la Juventus in una fase precedente. E' l'evidenza dei fatti, respirabile in rete, nelle piazze e allo stadio. Come ha ragione a sottolineare che quando ci si reca allo stadio, come chi accende un televisore, dev'esserci il piacere di assistere ad uno spettacolo, dev'esserci la passione e l'entusiasmo di indossare una maglia o una sciarpa che rappresenta i colori della propria squadra del cuore, dev'esserci la consapevolezza che una partita di pallone debba rappresentare una semplice partita di pallone, dove si vince e dove si perde, dove si incontra un avversario che a volte può essere migliore, e non, come accade regolarmente, un momento dove la contestazione ha preso il posto dei sorrisi e della spensieratezza, non quel modo di fischiare a prescindere la propria squadra, prima, durante e dopo la gara. Ho trovato sensato il sottolineare che il bene dalla Juventus debba partire proprio da questi aspetti, perché se ogni juventino pensasse anche solo per un momento al bene della propria squadra, i comportamenti sarebbero diametralmente opposti al fischiare i ragazzi durante la fase di preparazione alla gara, perché questo (brutto) modo di tifare non può far altro che essere controproducente, sia per la società, sia per la squadra e sia per coloro che si scagliano contro chi dicono di tifare, di amare. No signori, questo non è bene, questo è cercare in modo effimero la gloria.
Poi c'è l'aspetto extra-sportivo, quello che, inevitabilmente, ha creato dissapori, scontri di idee, e iniziative serie, come la battaglia che Giuseppe Belviso e GiùlemanidallaJuve hanno iniziato nel periodo post-2006. Io sostengo che ci sia, oggi più di ieri, la necessità che la giustizia, qualunque essa sia, faccia chiarezza, dia delle risposte, e, come sottolineato da Ivan Scalise, definisca alcuni passaggi (quelli citati da Andrea Agnelli). Sono stati giusti o sono stati sbagliati? Se sono stati giusti, ci sono provvedimenti che vanno presi nei confronti di Giraudo e di Moggi. Se sono stati sbagliati, allora l'azione di responsabilità va fatta verso gli amministratori che hanno sbagliato: Cobolli e Blanc. Questo è dovuto a tutti coloro che hanno a cuore la Juventus, questo deve diventare inevitabilmente una scelta: stare dalla parte dei tifosi e pretendere una giusta giustizia o dalla parte di chi nel 2006, chiunque esso sia, ha distrutto la Juventus; perché sia chiaro: qui non si cerca una testa, ma ridare onore, orgoglio e dignità alla storia della Juventus.
E' vero anche, però, che questo non debba diventare il gioco dell'urlare e del gridare su battute e battutine, com'è altrettanto vero che esercitarsi sugli "avessimo fatto" può essere tema interessante, ma che alla fine non porta da nessuna parte. Allora mi preme rimarcare, e condividere, quel dire: "oggi siamo nel 2011, è un altro mondo". E allora miglioriamolo come si deve questo nuovo mondo: si attenzioni seriamente, costantemente e senza urlare il tema; si faccia la giusta pressione per ottenere risposte; si facciano proseguire le strategie stabilite, garantendo (come pronunciato da Andrea Agnelli) di portare avanti l'iniziativa al fine di ottenere giustizia.
Io penso che ognuna delle parti, dalla società all'Associazione GiùlemanidallaJuve, fino al semplice appassionato del mondo bianconero, voglia le stesse identiche cose. Voglio pensare che ci sia la seria intenzione di portare la Juventus ai livelli sportivi che le competono, come dev'essere consequenziale il sostenerla sempre, in casa come in trasferta, nella vittoria come nella sconfitta. Voglio credere che qualunque iniziativa atta a fare giustizia per la storia della Juventus sia intrapresa e portata avanti con serietà e trasparenza, nel rispetto, e nell'interesse, di quei milioni di tifosi che Andrea Agnelli dice con onore di rappresentare, ma soprattutto nei confronti dell'unico comun denominatore che tutti devono aver sempre presente: la Juventus.
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