..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

domenica 19 giugno 2011

UNKLE - PSYENCE FICTION

E' incredibile come la musica possa farci attraversare il tempo senza che il ricordo perda un solo istante delle emozioni provate. Quello che sto per scrivere è una goccia nell'oceano, ma che in qualche modo rappresenta ognuno di noi, le nostre emozioni, i nostri ricordi. Max nel 1998 si sentiva soffocato, vuoto di idee, vivendo della vecchia e sonnolenta Sardegna.
Inevitabile fu la scelta: allontanarsi. Londra fu la meta prescelta, e Londra gli permise di recuperare quei tre passi di ritardo che aveva nei confronti del mondo intero. Ma in quel settembre del 1998 fu un disco a far si che la storia, la storia di Max, cambiasse: Psyence Fiction, degli Unkle. Fu come un pugno allo stomaco, una sberla salutare. Uno schiaffo da farti la guancia rossa, ma dalla vergogna più che dalla forza della sberla stessa. Il suo lettore gli diceva chiaramente: "Fuggi. Non ci fai nulla nel nulla. Scappa. Lo senti questo suono? Da te non esiste, non esisterà mai, questo e' il suono del luogo dove le cose accadono, non dove si raccontano e basta. Muovi il sedere, vieni da noi. Confrontati realmente con il mondo, non fare finta di conoscerlo solo stando davanti alla TV o al computer".
In piena esplosione laburista, nella Londra che si faceva la faccia nuova per essere la capitale leader del nuovo secolo, James Lavelle (oxfordiano, non a caso) e Tim Goldsworthy (londinese, ma con residenza a New York) con la collaborazione e la produzione di DJ Shadow (che solo alcuni mesi prima aveva prodotto un'altra pietra miliare: "Endtroducing"), crearono uno dei dischi basilari della rock music degli ultimi 30 anni. Un disco che venne prodotto usando centinaia di samples, mille collaborazioni differenti, da Thom Yorke (Radiohead) a Mike D (Beastie Boys), da Kool G. Rap e Jason Newsted (Metallica) a Badly Drawn Boy e Richard Ashcroft (The Verve), e che divenne una sorta di esplosione scura e oscura della capitale inglese: fantasmi post industriali, fobie urbane, sogni liberatori e incubi rincorrenti. Il tutto condito da rumori di fondo, disturbi, frequenze radio, ballate, canzoni dance e momenti metal.
Un album contenitore di tutto quello che era stato il rock fino al 1998, e di quello successivo. Un disco che ha segnato uno spartiacque. Niente dopo Psyence Fiction è rimasto uguale, e tutto s'è rifatto a questo album.
Cercate stimoli, idee e riflessioni profonde? Sociali e politiche? Allora prendetevi questo disco. A Max ha illuminato cose che gli erano davanti ma che non vedeva. Dategli un ascolto, magari la vostra macchina del tempo inizierà a scaldare i motori.

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