Ciao Marco sembra impossibile ma ci hai lasciati per un incidente in una pista che tu , diciamo la verità, non hai mai amato.
Ti dava fastidio il caldo umido che ti faceva faticare più del solito ed arrivavi sempre alla fine del gran premio perdendo quasi 2 Kg di peso. Questa volta ti eri portato una piscina gonfiabile che avevi piazzato nel tuo ufficio e ci stavi delle intere ore per rendere più confortevole il tuo fisico non adatto a queste temperature equatoriali.
Ti ho conosciuto nel 2007 quando tuo padre Paolo, una splendida persona, mi aveva chiesto di darti una mano ed io avevo accettato con grande entusiasmo perché ero sicuro che le tue doti erano grandissime e, ti dico la verità, mi facevi ritornare indietro nel tempo quando gestivo il primo Valentino Rossi, eri la sua fotocopia in tutto e per tutto. Carattere solare, spontaneo e simpatico naturale con tanta voglia di arrivare, curioso come una scimmia volevi sapere tutto di tutti e con un sesto senso che ti faceva arrivare sempre prima degli altri.
Devi tutto a tuo papà Paolo che in te aveva investito tutti i beni di famiglia, aveva anche fatto dei debiti per farti correre con delle moto ufficiali ed oggi tutto quanto stava prendendo il verso giusto. Ricordo il contratto con la Gilera a fine 2007 con le battaglie sul contratto con i vertici della casa di Arcore, l’avevamo spuntata e nel 2008 avevi vinto il mondiale della 250cc proprio qui in Malesia, arrivando sesto e stremato alla fine del gran premio, tanto che non mi avevi riconosciuto dopo l’arrivo per la premiazione.
Avevo imparato a conoscerti in quegli anni e con te la tua splendida famiglia che ti ha inculcato veri valori tanto da farti fidanzare con una splendida ragazzina di Bergamo, Kate, di cui eri simpaticamente innamorato. Stavi costruendo la tua casa vicino a quella dei tuoi genitori a Coriano sulle colline romagnole e quando venivo a trovarti era sempre una festa con la cucina della tua splendida mamma Rossella. C’era sempre una atmosfera felice attorno a te come una protezione impalpalpabile che ti difendeva da tutti quanti. Sempre sui circuiti del mondo con tuo papà Paolo che non ti lasciava un secondo sino al punti di infilarti persino gli stivali nel box prima di partire per il gran premio.
Piacevi a tutto il mondo perché, al di là del tuo talento, eri spontaneo avevi un sorriso per tutti e ti fermavi a firmare autografi a chiunque sempre con il sorriso sulle labbra. Diciamoci la verità, la gente a casa sente e capisce chi è spontaneo e chi è costruito e tu eri popolare in tutto il mondo. Si era persino innamorato del tuo talento il vice presidente della Honda HRC, Nakamoto, e ti ha voluto a tutti i costi ingaggiare nella prestigiosa casa giapponese perché era convinto di avere fra le mani il futuro del motociclismo e ricordo che tre settimane fa ha voluto rinnovare il contratto per la prossima stagione parlando solamente con te, senza manager dell’una e dell’altra sponda.
Non so come avete fatto perché lui parla giapponese e tu romagnolo però siete usciti dal camper con il contratto bello che firmato. Poi eri anche un bel giocatore di scopone e si facevano delle partite con il coltello fra i denti con il team con menagli che non finivano mai, quasi al limite dell’insulto Non ci credo ancora Marco che te ne sei andato, non ho mai visto in 30 anni di carriera un paddock così triste, così incredulo, ti volevano veramente bene tutti quanti. Mancava poco per arrivare a coronare il tuo sogno nella classe regina, avevamo fatto tutto quanto bene ma non avevamo previsto questo maledetto destino che ti ha fregato come solo lui sa fare alla faccia dei nostri sogni e dei nostri progetti. Ciao Marco vinci lassù per noi.
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