Siamo presi in giro su ogni fronte, che questo sia politico (e si badi bene che di Berlusconi non si hanno "notizie" da mesi), sportivo o economico ...poi uno dice come mai.
Siamo presi in giro perché ci mettiamo la giacca e la cravatta e ci crediamo superiori a chiunque ci si presenti davanti, che questi siano personaggi politici, sportivi o economici.
In Federcalcio poi non ne parliamo, con un guazzabuglio di personaggi che una volta si dichiarano incompetenti (parole sante che ai più spesso sfuggono) e l'altra anche, falliti della politica posteggiati nel luogo che dovrebbe competere a professionisti di mestiere e grandi del recente passato (e non ditemi che il Signor Albertini li rappresenta).
Se a questo ci aggiungiamo tutto quel che succede all'interno della giustizia sportiva il quadro è completo.
A distanza di sei anni ci risiamo, con una situazione che conferma una volta di più come uno sport professionistico, un business che dovrebbe essere garantito e tutelato, sia in mano a degli incompetenti (se lo dicono da soli) con una gestione parastatale e regole obsolete.
La "chicca" dell'estate proviene ancora una volta dagli uffici della Giustizia Sportiva, con pentiti, "pizzini" e deferimenti da far impallidire l'ex Unione Sovietica.
La notizia più recente, più fresca, è la richiesta di squalifica da parte Stefano Palazzi ai danni di Antonio Conte di 1 anno e 3 mesi, e questo per il semplice motivo che il tecnico della Juventus ha rifiutato un patteggiamento che l'avrebbe visto accusato da un "pentito" di calcio senza uno straccio di prova, senza il benché minimo indizio di colpevolezza, senza, ma questo è un déjà vu, la possibilità di difendersi davanti ad un processo serio.
In pratica in un processo che non esiste Antonio Conte è stato deliberatamente deferito, ed in pratica condannato, come ai tempi del Medioevo.
Andrea Agnelli ha reagito alla richiesta di Palazzi dichiarando dittatoriale e inadeguato il sistema giuridico sportivo.
Siamo un Paese che offre credito a chiunque abbia il "coraggio" di affiancarsi ad un sistema clientelare, siamo un Paese che "ama" colpire chi non si genuflette ai voleri dei falliti della politica, se mai di politica si possa ancora parlare, ma soprattutto siamo il Paese che manda in giro per il mondo burocrati alla guida di carrozzoni dannosi e inutili, ma con ancora la forza di lamentarsi per i non risultati sportivi dando la colpa alla mancanza di strutture e di cultura ...e poi uno dice come mai.