..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 31 gennaio 2013

BLACK SABBATH | PARANOID

"When the Rock played" apre il sipario con i Black Sabbath, uno dei gruppi Rock, categoria Heavy Metal britannico per i più precisi, che hanno contribuito in maniera sostanziale allo sviluppo del genere, e considerati tra i gruppi più influenti di tutto il mondo Heavy Metal, fondamentali tra l'altro per la nascita di uno dei suoi sottogeneri, il "Doom Metal", caratterizzato da sonorità molto cupe e lente, sia nei motivi che nei riff, al punto da evocare e coniugare atmosfere drammatiche e testi introspettivi.
Il gruppo,  o meglio, il primo embrione dei Black Sabbath, nasce ad Aston, un paese vicino Birmingham, nel 1966, grazie a John Michael Osbourne, che si recò in un negozio di dischi del paese ed attaccò un annuncio con su scritto: "Ozzy Zig requires gig. Owns own P.A." (Ozzy Zig cerca gruppo. Possiede amplificazione propria.). 
Furono Frank Anthony Iommi (chitarrista) e William Thomas Ward (batterista) a leggere l'annuncio e a recarsi a casa di Ozzy per decidere di formare un complesso musicale.
Osbourne in seguito alla risposta di Tony e Bill portò nel gruppo altri due musicisti: i chitarristi Terence "Geezer" Butler e Jimmy Phillips.
Butler prese presto il ruolo di bassista, e venne assoldato anche il sassofonista Alan "Aker" Clarke. Il gruppo inizialmente scelse il nome "Polka Tulk Blues Band", accorciato poi in "Polka Tulk", e iniziò a costruirsi un proprio repertorio, basato prevalentemente su sonorità blues. Successivamente, due membri della band abbandonarono il gruppo (Clarke e Phillips) mentre i restanti decisero che era arrivata l'ora di cambiare nome alla band, e si passò così agli "Earth". La formazione iniziò ad esibirsi in vari locali della città di Birmingham, dove proposero cover di Jimi Hendrix, Blue Cheer e Beatles. Il primo vero successo, anche se inizialmente limitato ai pub della città, coincise con l'anno 1968, anno in cui il gruppo registrò il primo demo. Questo però permise al gruppo di farsi un nome anche all'estero, soprattutto in Germania, grazie alla capacità manageriale dell'amico Jim Simpson.
Dopo un breve periodo il nome della band fu cambiato ancora, sia per l'esistenza di un gruppo omonimo, sia per la scelta, successivamente geniale, di Butler, grande appassionato di romanzi di magia nera e di autori di racconti horror. Qui entra in scena un pezzo d'Italia, infatti fu proprio Butler che dopo aver assistito al film del 1963 "I tre volti della paura" di Mario Bava, che scrisse una canzone che riprendeva il titolo della versione inglese del film, Black Sabbath ("sabba nero"). Questo divenne il nuovo e definitivo nome del gruppo.
La prima casa discografica per cui i Sabbath firmarono fu la Fontana Records. In seguito, e poco prima della pubblicazione dell'omonimo album d'esordio, approdarono alla Vertigo. Con l'apporto di questa etichetta, il 13 febbraio del 1970 fu pubblicato l'album di debutto della band, intitolato appunto: Black Sabbath.

I primi tre album, Black Sabbath, Paranoid e Master of Reality, segnarono indelebilmente lo stile sabbathiano, ognuno con le proprie particolarità. E se nell'omonimo album d'esordio il gruppo riuscì a presentare tratti originali e diversi dal panorama rock di quei tempi e in Master of Reality si virò decisamente verso sonorità più oscure e testi decisamente più introspettivi, con Paranoid, i Sabbath, riuscirono a realizzare una delle pietre miliari dell'Heavy Metal (già all'epoca, e con il suffragio delle vendite, il lavoro fu considerato di rilevante importanza per la nascita di un nuovo modo di fare rock), coniugando ad un genere musicale per i tempi "nero", testi di spiccato senso sociale e già in grado di mettere alla luce problematiche come la guerra e la droga. Non a caso una recensione del Rolling Stone citava così: "On their second and supremely heavy album, Paranoid, there are laments on the destruction of war and the hypocrisy of politicians, the perils of technology, and the perils of drug abuse."
Oggi When the Rock played prende in esame proprio Paranoid, pubblicato per la prima volta nel Regno Unito nel settembre del 1970 per l'etichetta discografica Vertigo, e in seguito negli Stati Uniti nel gennaio del 1971 sotto l'etichetta Warner Bros.
Considerato, e rappresentante, il maggior successo commerciale del gruppo, l'album fu registrato in appena cinque giorni nell'identico studio di registrazione dell'omonimo "Black Sabbath". Una delle particolarità e delle curiosità che si legano al secondo prodotto dei Sabbath fu proprio il nome dell'album. Inizialmente denominato "War Pigs", come la seconda ed omonima traccia dell'album, fu poi cambiato in Panaroid nonostante la cover abbia mantenuto inalterata la figura rappresentante un maiale della guerra, chiaro riferimento al periodo storico che si stava vivendo ed in particolare alla guerra del Vietnam, giunta a quell'epoca a dieci anni dal suo inizio.
Le recensioni andarono oltre ogni aspettativa, e da ogni angolo del mondo i riconoscimenti arrivarono copiosi. 
L'album, della durata di 42 minuti e 7 secondi, fu pubblicato il 18 settembre 1970 nel Regno Unito, mentre negli States sbarcò pochi mesi dopo, il 7 gennaio del 1971. Registrato tra il 16 e il 21 giugno del 1970 nei Regent Sound Studios ed Island Studios di Londra sotto la produzione di Rodger Bain e l'etichetta della Vertigo, l'album si compose di 8 traccie, tutte rigorosamente composte da Ozzy Osbourne, Bill Ward, Geezer Butler e Tony Iommi. A differenza della versione Europea furono due le traccie che cambiarono nome nella versione statunitense: la 1 e la 8 erano intitolate rispettivamente Luke's Wall (al posto di War Pigs) e Jack the Stripper (al posto di Fairies Wear Boots).
E qui entriamo in scena noi, proprio come ai bei tempi.


Track 1 | War Pigs


L'album si apre con l'esecuzione di War Pigs, quasi otto minuti dedicati al tema della guerra, a coloro che prima l'hanno scatenata ed in seguito hanno pensato bene di nascondere la mano assistendo all'orrore. Il testo è decisamente esplicito e senza mezzi termini, e nei passaggi come: "In the fields the bodies burning, as the war machine keeps turning, death and hatred to mankind" e "Politicians hide themselves away, they only started the war. Why should they go out to fight? They leave that role to the poor", c'è tutto il pensiero popolare di allora, schifato e ribelle ad una delle pagine più nere dell'intera umanità. L'amaro finale del brano ha segnato profondamente il pensiero di coloro che in fondo a tanto orrore non riuscirono a vedere altro che ulteriore orrore, conseguenza degli errori, e orrori, degli uomini. Anche in questo secondo lavoro i Sabatth misero alla luce espliciti riferimenti al Demonio, e in War Pig la chiamata di Satana arrivò puntuale: "On their knees, the war pigs crawling, begging mercy for their sins, Satan, laughing, spreads his wings". Questo però non deve assolutamente distoglierci dal vero messaggio lanciato da Osbourne, Iommi, Ward e Butler. La band sapeva già guardare oltre la mera immagine "nera" che iniziò ad accompagnare il genere, componendo un testo dal forte impatto popolare, maturo e solido al punto da, come accennato in precedenza, far cambiare il titolo della traccia quando l'album approdò negli Stati Uniti d'America.
War Pigs musicalmente segna indelebilmente un genere che da lì a poco sarebbe diventato influenete per intere generazioni di musicisti.
L'inizio offre immediatamente l'impressione di come sarebbe nato successivamente il sottogenere "Doom Metal": atmosfera decadente dalla sonorità cupa, preludio ad un testo impegnato e al tempo stesso drammatico. Poi il cambio di ritmo, in prossimità dell'inizio del testo, in cui si lega la rabbia di tanto orrore al riff della chitarra di Iommi. Ozzy successivamente descrisse il brano come un pezzo sostanzialmente Blues, suonato, però, in modo un po' particolare. Non a caso fu lo stesso Ozzy ha dichiarare che "Sentivamo musica nera suonata da bianchi. La musica che abbiamo fatto coi Black Sabbath ha le radici in quel periodo, in quel tipo di musica.". Ed ecco che War Pigs può tranquillamente entrare a far parte dei più bei pezzi Blues mai scritti.
Capolavoro di War Pigs è senza ombra di dubbio l'assolo di Iommi, dove il compositore britannico di origine italiana, unico componente fisso nell'arco della carriera della band, regala all'ascoltatore tutta la sua voglia di sperimentare suoni nuovi per l'epoca e tecniche che con il tempo saranno seguite da tutti i chitarristi del genere.
War Pigs è senza dubbio un grandissimo brano d'apertura, lasciapassare per il desiderio di chiunque di non perdersi la seconda traccia di Paranoid.


Track 2 | Paranoid


Decisamente più breve il brano che ha dato l'intero nome all'opera, "solo" 2 minuti e 52 secondi di puro Heavy Metal che è entrato di diritto tra i più grandi pezzi della storia del genere. In questo caso il testo abbandona quel tipo di guerra fatta con la politica e gli interessi per abbracciare le battaglie combattute con se stessi. L'abbandono della propria donna è l'anticamera di quello che i Sabbath vogliono esternare con Paranoid, un brano decisamente introspettivo che analizza le difficoltà dell'essere umano alle prese con la droga. Nel pezzo non si usa esplicitamente la tematica, ma i riferimenti lasciano pochi dubbi al caso: "Think I’ll lose my mind, if I don’t find something to pacify". Anche in questo caso i Sabbath iniziano ad affrontare un problema sociale che da lì a poco colpirà moltitudini di giovani che si troveranno a dover affronatare una delle piaghe più devestanti del post-periodo bellico. "I tell you to enjoy life, I wish I could but it’s too late", con questa frase i Sabbath chiudono il brano, consci di una realtà da cui ormai non si può più tornare indietro.


Track 3 | Planet Caravan 


"We sail through endless skies", con questa frase inizia la terza traccia di Paranoid, e Planet Caravan diventa immediatamente un brano insolito per le tendenze dei Sabbath, una sperimentazione piuttosto lontana dal canonico Heavy Rock. L'atmosfera che viene creata dalla percussione tribale di Bill Ward ha la capacità di portarci immediatamente in un sogno che attraversa spazi e confini: "And so we pass on by, the crimson eye, of great god Mars, as we travel the universe", rilassando mente e corpo. Ammaliante l'accompagnamento di basso che si lega in un tutt'uno con la voce filtrata dall'altoparlate di Ozzy. Ma è ancora Tony Iommi che ci regala un tocco di classe con l'assolo finale, facendoci pensare a stelle che brillano come occhi: "Stars shine like eyes".


Track 4 | Iron Man


Senza ombra di dubbio questa è una delle track più importanti mai scritte dai Sabbath, brano che ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui l'inserimento da parte del programma musicale "VH1" al 1º posto nella classifica delle 40 migliori canzoni heavy metal di tutti i tempi, la vittoria del premio Grammy Miglior canzone metal nel 1999 e l'inserimento al 317º posto nella lista delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone. Il pezzo ha inoltre avuto seguito attraverso le esecuzioni di altri gruppi Metal, come i Metallica che hanno proposto la loro interpretazione in occasione dell'ammissione dei Black Sabbath alla Rock & Roll Hall of Fame. La ruvidità delle chitarre, il leggendario riff proposto da Iommi e la cadenza ritmica hanno fatto di questo pezzo una pietra miliare del genere. Poi c'è la storia, fantascientifica, proposta dai quattro membri della band, un testo che affascina l'ascolto e ci porta ad immaginare il viaggio incredibile fatto dall'uomo d'acciaio. Niente a che vedere con il celeberrimo personaggio di fantasia realizzato da Marvel, ma una vera e propria storia che racconta del viaggio verso il futuro di un uomo che una volta arrivato a destinazione vedrà il destino che spetta all'umanità, e cioè la distruzione totale, frutto di una grande catastrofe. Sapendo perciò cosa accadrà decide di tornare indietro per salvare la terra, ma durante il viaggio di ritorno, a causa di un incidente, viene pericolosamente esposto ad un campo magnetico, che, attraverso una mutazione genetica, ha trasformato la sua pelle in acciaio: "He was turned to steel, in the great magnetic field, when he travelled time, for the future of mankind". 
Il viaggio viene completato, ma "Iron Man" è stato reso muto dalla sua trasformazione ed è incapace di comunicare verbalmente il disastro imminente, inoltre i suoi tentativi di comunicare vengono derisi e ignorati dalla stupidità e dall'ignoranza della popolazione terrestre: "Nobody wants him". Non potendo sopportare tutto ciò, ed in un certo senso costretto dal caso, "Iron Man" vuole vendicarsi dell'umanità, ed è così che decide di armarsi e di approfittare dei poteri acquisiti per distruggerla. Si rende così conto che la distruzione che aveva visto durante il suo viaggio nel tempo è stata causata proprio da egli stesso che ha voluto vendicarsi della razza umana: "Kills the people he once saved".


Track 5 | Electric Funeral


Tematicamente vicina a War Pigs, Eletric Funeral è la logica conseguenza dell'ignorante malignità dell'uomo, che sfocia a seguito delle frustrazioni e della collera del genere umano, ormai sempre più vicino alla fine: "Robot minds of robot slaves, lead them to atomic rage".
Gli anni 70' cavalcheranno molto il disagio di un mondo ormai ridotto a proteste di massa e coinvolgimenti politici indirizzati ad un'altra guerra atomica. I Sabbath leggono perfettamente il sentimento popolare dell'epoca, tracciando in Eletric Funeral i passi di un mondo ormai destinato al peggio: "Dying world of radiation, victims of man’s frustration, burning globe of obscene fire, like electric funeral pyre".
Qesto brano è l'ennesima dimostrazione di come i Sabbath abbiano saputo percorrere i tempi, di come tutte le leggende legate solo ed esclusivamente all'occulto e al demoniaco siano state spazzate via da testi maturi e dediti a denunciare problematiche sociali, consci che tutto ciò che stava accadendo sarebbe stato pagato dagli innocenti: "Earth lies in death bed, clouds cry for the dead, tearing life away, here’s the burning pay".
Anche musicalmente e rispetto a War Pig, la canzone presenta tratti decisamente più forti e oscuri, ideali per raccontare drammaticamente la tematica del testo. In seguito il brano fu reinterpretato da diverse Heavy Metal Band come i Pantera.


Track 6 | Hand of Doom 


E' l'autentico capolavoro dell'intero album, sia musicalmente che soprattutto nel testo. Si è sempre sostenuto che nel periodo storico della pubblicazione di Paranoid l'informazione era quasi nulla, che l'avvento della droga, e dell'eroina in particolare, abbia avuto sulle giovani generazioni dell'epoca un effetto devastante per mancanza di nozioni sulla stessa. Con Hand of Doom (Mano del destino) i Sabbath avevano invece portato all'attenzione colletiva i pericoli e le conseguenze di una piaga sociale capace di uccidire milioni di giovani, con un testo esplicito e senza mezzi termini. La canzone parla di un uomo che ha a che fare con il problema della droga, in particolare l'eroina, e dei suoi ultimi attimi di vita mentre muore di overdose.
Forti e crudi alcuni passaggi, come: "Your eyes no longer seeing life’s reality, push the needle in, face death’s sickly grin, holes are in your skin, caused by deadly pin", in cui Ozzy e soci non lesinano avvertire a quale brutta fine si farà nell'entrare in quello sporco mondo: "You won’t want to learn, price of life you cry, now you’re gonna die!".
Di forte impatto politico-sociale anche la denuncia che si ricollega a War Pigs, dove i Sabbath coniugano le colpe delle guerre in atto in quel periodo alla voglia da parte dell'uomo di non voler più vedere la realtà che lo circonda: "First it was the bomb, Vietnam napalm, disillusioning, you push the needle in, from life you escape, reality’s your fate". Ecco dove Hand of Doom diventa un capolavoro di cultura e di pensiero, un manifesto che mette a nudo le responsabilità dei potenti e le fragilità dei deboli.
Geniale anche la composizione musicale del brano, dove una prima parte caratterizata da un riff di basso decisamente cupo si trasforma, in un susseguirsi di cambi di ritmo, in un potente riff di chitarra.


Track 7 | Rat Salad


Unico brano strumentale dell'album, dove la fusione della batteria di Bill Ward con i riff di chitarra di Tony Iommi reagalano oll'orecchio una meravigliosa jam session di 2 minuti e mezzo. Il brano, ed in particolare l'assolo di batteria di Ward, è ritenuto uno dei più bei assoli di batteria del panorama musicale. Curiosità del pezzo è la pubblicazione come lato B del singolo Paranoid.


Track 8 | Fairies Wear Boots


Discrepanti le informazioni che giungono su questo ultimo pezzo che conclude l'ascolto di Paranoid.
Secondo quanto dichiarato da Tony Iommi il titolo della canzone fu suggerito ad Ozzy Osbourne e Geezer Butler da un incontro che ebbero in un parco: "Geezer e Ozzy stavano fumando all'aperto e videro delle fate che correvano in circolo e calzavano scarponi". Il bassista dei Black Sabbath ha invece dichiarato che la canzone si ispirò ad uno scontro con degli skinhead, chiamati a mo' di spregio 'fate'. 
Come già accennato il brano cambiò nome nella versione americana in "Jack The Stripper", così scelto per l'intro strumentale dello stesso e non per ragioni legate a problematiche politiche. Sta di fatto che anche in questo conclusivo ascolto i Sabbath coinvolgono la droga come tema dominante, vista in terza persona dal dottore a cui il protagonista del testo si rivolge per chiedere aiuto: "So I went to the doctor, see what he could give me, He said: "Son, son, you’ve gone too far. Cause smokin and trippin is all that you do"".
Musicalmente e seguendo il mood di Hand of Doom, Fairies Wear Boots si presenta con una notevole sequenza di cambi di ritmi, intervallati dal meraviglioso suono della chitarra di Iommi, capace di riff mozzafiato e assoli che rendono questo lavoro tra i più completi ed esaustivi dell'intero panorama Heavy.


Conclusione e crediti

Al termine di questo ascolto possiamo tranquillamente affermare che Paranoid si stalla in assoluto tra le pietre miliari della musica Rock di ogni tempo.
Nei decenni successivi alla sua pubblicazione iniziale, Paranoid è stato considerato da molti come il miglior album dei Black Sabbath, e secondo alcuni è il migliore album Heavy Metal di tutti i tempi. All'epoca l'album, come il suo predecessore, fu giudicato male dal critico musicale Robert Christgau, che lo classificò con il voto C-, pur ammettendo che i Black Sabbath lo avessero stupito con il loro Heavy Metal. Tuttavia, in seguito, la critica si è mostrata molto più favorevole nei confronti dell'album, rispetto a quelle poche critiche negative degli anni settanta. Steve Huey, di All Music Guide, cita Paranoid come uno dei più grandi ed influenti album Heavy Metal di tutti i tempi ed ha inoltre definito il sound Heavy Metal di Paranoid come "Lo stile più Heavy Metal di qualsiasi altro album della storia", mentre Ben Mitchell di Blender lo ha sopranniminato "Il più grande album Heavy Metal di tutti i tempi".

Riconoscimenti ed eredità musicale
Rolling Stone: The 500 Greatest Albums of All Time
Rock & Roll Hall of Fame: Rock and Roll Hall of Fame Defitive
Guitar World: 100 Greatest Guitar Albums Of All Time
DigitalDreamDoor: 100 Greatest Metal Albums

Vendite e classifiche di vendita
RIAA: 4x Platinum | 4.000.000 di copie
CRIA: Platinum | 80.000 copie
BPI: 7x Platinum | 2.100.000 copie
UK Albums Chart: 1
ARIA Charts: 4
SNEP: 9
Billboard 200: 12
Canadian Albums Chart: 20

Pubblicazioni e ri-stampe
Regno Unito: 18 settembre 1970 | Vertigo Records | LP
Europa: 18 settembre 1970 | Vertigo Records | LP
Stati Uniti: 7 gennaio 1971 | Warner Bros. Records | LP
Regno Unito: Dicembre 1973 | Vertigo Records | LP
Stati Uniti: 1975 | Warner Bros. Records | LP
Regno Unito: Gennaio 1976 | Vertigo Records | LP
Regno Unito: 28 febbraio 1996 | Castle Records | CD
Regno Unito: 2004 | Sanctuary Records | CD
Regno Unito: 30 marzo 2009 | Sanctuary Records | 2CD+DVD

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