..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

martedì 15 gennaio 2013

STORIE / 3

"Ma come, é morto l'Oscar? Porca troia...Aveva soltanto cinquant'anni, non ha mai fumato una sigaretta, non beveva, sempre all'aria aperta perché lui era qui a San Siro anche la mattina per vedere gli allenamenti, non ha mai lavorato perché in queste cose l'Oscar é sempre stato coerente, eppure hanno "fatto" anche lui. Ti ricordi di quella volta cha abbiamo fatto l'invasione della pista? L'Oscar era quello che gridava più di tutti e quando é arrivata la pula l'hanno arrestato per primo e poi s'é scoperto che lui gridava perché mentre faceva l'invasione uno gli ha fregato il portafoglio. Quasi si metteva a piangere perché il Commissario aveva chiesto i documenti e lui li aveva dentro il portafoglio, insieme coi soldi che quel giorno lì forse é stata una delle poche volte che aveva preso. Por Oscar...
"chi ci piace in questa corsa, dottore?"
" Nino Blu, piazzato. E' a mezzo, ma mi sembra che sia matematico."
" bravo, dottore; una giocata da padre di famiglia."
Il tram si era fermato a metà viale Caprilli ma i passeggeri non ci fecero molto caso. Suonava l'allarme. Anche il manovratore sfilò "Lo Sportsman" dalla tasca della giacca e cominciò a leggere. Lo Slavo era in fondo alla vettura, appoggiato al finestrino aperto. Si guardò in giro e chiese l'ora. Tre meno un quarto, gli disse uno di quelli seduti senza neanche alzare gli occhi dal giornale.
" perché non andare avanti, tra un quarto d'ora parte la prima corsa."
" allarme, disse quello seduto."
Lo Slavo non l'aveva sentita la sirena perché in quel momento pensava alla prima. C'era un mille metri con Leon D'Oro col numero due di steccato: erano soldi trovati per terra, a giocarlo piazzato. Si poteva rischiare qualcosa anche vincente. L'aveva giocato l'ultima volta e quel cretino del fantino ne aveva fatte di tutti i colori. Poi era finito col cavallo in mano perché era andato a cercare un buco che non c'era. Quarto di mezza lunghezza.l Oggi però sarebbe andato in testa facile e se non lo attaccavano per i primi trecento metri, sarebbe stata una comica.
" Ma se non bombardano neanche, disse ancora lo Slavo impaziente."
Quello seduto si chiamava Slungatti. Gli avevano messo quel nome perché una volta aveva una cifra mai vista su Barracuda a sette. Era avanti cento metri e uno dalla tribuna aveva gridato: fermala Sergione...La cavalla sbandò leggermente verso sinistra e si abbatté sulla pista. Aneurisma. Vinse il favorito che avevano giocato tutti. A lui gli prese l'attacco epilettico e arrivò l'autoambulanza che prima aveva portato in scuderia Barracuda. Lui stette almeno venti minuti sotto la tribuna a dibattersi per terra, con gli occhi fuori dalla testa e la bava alla bocca.
" va come si slunga, disse uno che aveva giocato il favorito." Quando si ripresentò a San Siro lo chiamarono Slungatti.
Slungatti fissò lo Slavo che era tre volte lui. "Vuoi fare una partita?" chiese.
Lo Slavo sorrise e gli fece sì col capo. Slungatti mise in tasca il giornale.
Per l'amore che nutriva per gli animali, l'Oscar batteva Noé 6-0, 6-0. L'Oscar amava gli animali in genere, ma sopratutto i cavalli; in modo particolare quelli cosiddetti da corsa. Per amore dei cavalli da corsa l'Oscar non fumava, non beveva, era sempre all'aria aperta: la mattina per vedere le sgambature, il pomeriggio le corse. Era un tipo coerente l'Oscar: non aveva mai lavorato. Niente poteva distrarlo da quella che considerava la sola, autentica vocazione della sua vita.
Studiare attentamente il programma, parlare con fantini, allenatori, artieri, maniscalchi, veterinari, con chiunque potesse aggiornarlo compiutamente e scommettere fino alla morte. (Si vantava di aver pagato un deca sopra l'altro tutta la tribuna principale del galoppo e di essere stato tra i più solerti finanziatori dei lavori di restauro effettuati all'ippodromo del trotto). Alle corse aveva perso una cifra nuova, nel senso che non era stata ancora inventata. La sua competenza era da tutti conosciuta, almeno quanto la sua straordinaria sfortuna. Ogni capello grigio era un "non piazzato", ogni ruga una "rottura sul traguardo" (se l'Oscar puntava su un cavallo bisognava scommettere la vita sull'avversario). Qualcuno era disposto a pagare uno scudo per sapere chi era il prescelto dell'Oscar. Aveva sulla coscienza una ventina di puledri fulminati dall'aneurisma a pochi metri dal palo; alcuni clandestini si erano costruiti la Villa Oscar in riviera, altri avevavo preferito investire i poro capitali in obbligazioni. I più snob erano riusciti a metter su una scuderia
"Oscar, chi ti piace in questa corsa?" "Nilo Blu piazzato. Dalla "cicala" é a mezzo: nei primi tre mi sembra matematico".
"una giocata da padre di famiglia".
"L'altro giorno se trova il buco li ribalta tutti. E' rimasto chiuso e si arrampicava sui sulky che sembrava volesse mangiare i bambini".
"Mezza gamba?"
"una gamba a tre quinti é come rubare"..."
Nino Blu, naturalmente, fila subito in testa come l'Oscar aveva previsto. Urlo e Globulina in scuderia. Gli altri si assestano alle spalle del battistrada. Dopo trecento metri esce Abigail e si porta ai fianchi di Nilo Blu, ma senza cattiveria. Voce dalla tribuna C: "Uccidere..."
Oscar: "Sta buono, marmotta, che poi quello lì lo troviamo in retta..."
Il primo giro 1'24", roba da ridere. Dietro, Ruschena perde i pezzi. La "foca" aveva messo una cifra su Ruschena ma l'Oscar gliel'aveva detto che sul pesante non faceva un passo. All'altezza del cartellone Coca-Cola Abigail comincia a chiamare la mamma. Ruschena é in boletta dura. Tibisco gira in terza ruota e va indietro. Caso mai, Geronimo, Oscar: "Quello lì va a fare la retta, lo conosco io..."
A metà curva il "bellottino" é tutto in mano, sembra che legga il giornale. "Adesso, appena in retta si stacca e l'Oscar si presenta alla cassa". Tibisco é alla frusta. Geronimo ha detto basta. Nilo Blu prende un paio di sulky di vantaggio.
Voce dalla tribuna A: "Fermalo bellottino". Oscar: "Sti pirla che gridano sempre prima del tempo".
Quando si accendono le lampadine sopra il traguardo, Nilo Blu é a trenta metri dal palo. Ormai ha vinto, ma accecato dalla luce violenta sbanda verso l'esterno, "bellottino" cerca di coreggerne il passo trattenedolo vistosamente. A cinque metri dal traguardo Nilo Blu rompe.
Altoparlante: "Cavallo numero tre, Nilo Blu, squalificato". A questo punto la preoccupazione dell'Oscar non é quella di dare una gamba al clanda, ma piuttosto di sapere chi é quel testa di cazzo che s'é messo a gridare a cento metri dal palo. Testimoni degni della massima fede fanno il nome dell'avvocato, uno dei più famosi menagramo d'Europa, pubblicato dal Bolaffi.
Considerazione dell'Oscar: "il giorno che l'avvocato muore io divento miliardario in una settimana..."
Lo sapevano tutti a San Siro che ogni mattina l'Oscar comprava il "Corriere", apriva la pagina dei necrologi e spillava riga per riga, tenendo il giornale tra l'indice e il pollice, come fanno i giocatori di poker per sapere se hanno centrato o meno. In occasione dei funerali dell'avvocato, l'Oscar aveva promesso una grande festa con champagne, caviale e un chilo e mezzo di zucchero per Nilo Blu.
Più che altro per coerenza, l'Oscar non aveva mai lavorato anche se il parlare con fantini e driver, seguire gli allenamenti e studiare la collezione dello "Sportsman" poteva essere considerata un'attività degna del massimo rispetto. Niente fumo, niente alcool: sveglia poco dopo l'alba, via a San Siro per avere notizie. Verso mezzogiorno un salto al caffé per vedere le quote e poi da Nino per il solito lesso, meglio tenersi leggeri perché quando si va in pista bisogna avere i riflessi pronti, mica farsi prendere in contropiede.