..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

martedì 15 gennaio 2013

STORIE / 2

Dunque, la stagione delle corse è cominciata a Hollywood Park e io, manco a dirlo, non sono mancato. L'ambiente è sempre quello, i cavalli sono sempre gli stessi, la gente un po' peggio. Lo scommettitore è un misto di estrema presunzione, pazzia e avidità. Uno dei maggiori allievi di Freud (non mi ricordo il nome, ma ricordo che ho letto un suo libro) dice che il gioco d'azzardo è un surrogato della masturbazione. Certo, il guaio di ogni aforisma, di ogni affermazione, è che può facilmente diventare una mezza verità, una fregnaccia, una bugia o un appassito luogo comune. Tuttavia, dando un'occhiata alle signore (fra una corsa e l'altra) riscontro questo fatto singolare: prima della prima corsa siedono composte, con le gonne tirate sui ginocchi. Poi, via via che le corse si susseguono, queste gonne salgon sempre più su, più su, finchè alla nona corsa ti ci vuole un bel po' di autocontrollo per non saltargli addosso e violentarne qualcuna. Se, a causare questo, sia un senso di masturbazione o se le care fanciulle abbian bisogno di soldi per l'affitto e i fagioli, non lo so. Magari un po' dell'uno e un po' dell'altro. Una volta ho visto una signora saltare come una matta sulle gradinate e urlare, e strillare, perchè aveva beccato un vincente, divina come un succo di pompelmo ghiacciato alla vodka nei postumi d'una sbornia. "adesso se ne viene", commentò un'amica mia.
E io: "sì, ma vorrei aver goduto prima io."
Per quanti fra voi non hanno familiarità con le scommesse sui cavalli, farò qui una digressione, permettete, su qualche questione di fondo. E' difficile che uno se ne torni dall'ippodromo con un po' di soldi in tasca, e ciò verrà agevolmente compreso se si tien conto di quanto segue: lo Stato e l'ippodromo prelevano - e si spartiscono fra loro - il 15 per cento di ogni dollaro puntato. Pertanto solo l'85 per cento va sul monte-premi. Poi c'è l'arrotondamento, una volta suddivise le vincite. Vale a dire, se il totalizzatore dà 16 dollari e 84 cents, la vincita viene arrotondata a 16 e 80: quattro cents per ogni vincita restano incamerati. Anzi, credo, ma non ne sono sicuro, perchè alla cosa non si dà pubblicità, credo che anche nel caso che la quota sia $ 16,89 la vincita venga arrotondata a 16 e 80, e nove cents finiscono da qualche altra parte. Ma ripeto non ne sono sicuro e "Open City" non può rischiare una denuncia per diffamazione, e neanche io, quindi non darò quanto sopra per sicuro, ma se qualche lettore è al corrente dei fatti, lo prego di scrivere a "Open City" e ragguagliarmi. Quei pochi centesimi d'arrotondamento già potrebbero far milionario qualcuno.
Ora prendete il fesso medio che ha lavorato tutta la settimana e va in cerca d'un po' di fortuna, spasso e masturbazione. Prendetene 40, di questi fessi medi, e dategli a ciascuno 100 dollari. Supponendo che a tutti la sorte dica uguale, e diffalcato quel 15 per cento di trattenuta o cagnotta, ecco che se ne tornano a casa con 85 dollari per uno. Tuttavia non funziona così: 35 di loro torneranno a casa pressochè al verde, uno o due avranno vinto per pura fortuna da 85 a 150 dollari, gli altri tre-quattro avranno fatto pari.
Bene, allora chi si becca tutto il denaro che il piccolo scommettitore, dopo aver manovrato un martello pneumatico o guidato un autobus tutta la settimana, perde? Facile: le scuderie, che iscrivono cavalli giù di forma e scommettono contro i favoriti. Le scuderie non possono far conto solo sulla moneta. Cioè, la maggior parte non può. Date a una scuderia un grosso cavallo e, sì, si porterà via un sacco di premi. Ma, anche in tal caso, questa scuderia ricorrerà a qualche trucco per perdere certe corse secondarie, influire in tal modo sull'handicap e poi vincere una corsa importante. In altre parole, un campione che debba rendere, a giudizio dell'handicapper, 130 libbre in una corsa da 25.000 dollari tenderà a non vincere questa corsa onde vedersi diminuire il peso per una successiva corsa da 100.000 dollari. Ora queste mie accuse non possono venire provate, ma se seguite le mie congetture riuscirete a guadagnare qualche soldo, o magari risparmiare qualcosa. Insomma sono le scuderie che partecipano alle corse minori con premi più bassi che manovrano i cavalli per specularci su. In taluni casi il proprietario di cavalli neanche ne sa nulla, di codeste manovre. Questo, perchè allenatori e mozzi di stalla, fantini e compagnia bella sono mal pagati (in confronto a altre attività, a parità di tempo e di fatica) e l'unica maniera per cavarsela è di darsi da fare. Di ciò gli ippodromi si rendono conto e cercano di mantenere pulito il gioco, dargli una patina di onestà, ma nonostante i loro sforzi - lasciano stare le vere e proprie truffe, le prepotenze, i vari trucchi - ci sarà sempre l'imprevisto, la manna per i fortunati, il brocco che si "sveglia" e vince di tre, di dieci lunghezze, quando veniva dato anche a 50 contro uno. Quelli son solo animali, mica macchine. Quindi il miraggio c'è, c'è la prospettiva di portar via denaro a carriolate dall'ippodromo, esentasse. L'avidità umana non molla, seguiterà sempre ad alimentare se stessa. Con buona pace del partito comunista.
D'accordo, è un peccato. Andiamo avanti, e lasciamo stare il fatto che il pubblico si sbaglia, automaticamente, proprio per istinto (domandatelo agli agenti di borsa: muoversi, vi diranno, sempre in senso contrario a quello in cui si muove il "parco buoi", cioè la gran folla dei piccoli azionisti, con pochi soldi risicati e molta paura). Mettiamola sul piano della matematica, possibilmente. Partiamo da un dollaro: tu investi il primo dollaro, ricevi indietro 85 cents, dato il prelievo fiscale. Seconda corsa: devi aggiungere 15 cents. Poi un altro prelievo del 15%. Ora prendi nove corse e leva via tutti questi prelievi del 15% - sempre presupponendo che tu faccia pari - dal tuo dollaro di partenza. Fa solo 9 volte il 15% oppure assai di più? Ci vorrebbe uno del Caltech, per fare questo calcolo, e non conosco nessuno del Caltech, io. Comunque, se m'avete seguito fin qui vi sarete resi conto ch'è molto, molto difficile campare sulle corse, come certi sognano a occhi aperti, poveri illusi.
Io sono un cosiddetto "muso duro": vale a dire, che a me non mi scuciono molti soldi, mai, all'ippodromo. D'altro canto, non vinco mai molto, neppure. Naturalmente, ho il mio sistema, io, e sarei un bel fesso a venirvelo a raccontare, perchè poi non funzionerebbe mica più. Una volta che il pubblico mangia la foglia, è finita, le vecchie regole non valgono più. Al gran pubblico non è consentito vincere a nessun gioco, ivi compresa la Rivoluzione Americana. Ma ai lettori di "Open City" posso dare qualche consiglio, per far loro risparmiare qualcosa se non altro. State attenti.
a) occhio all'underlay. Un underlay è un cavallo che all'apertura delle scommesse è dato a meno rispetto alla morning line, cioè al "mattinale" degli allibratori. In altre parole: questo cavallo è dato, alla mattina, poniamo, a 10 a 1, poi scende e parte dato a 6 a 1. Il denaro è una cosa assai più seria di tante altre. Occhio dunque agli underlays e - se non si tratta d'una svista del compilatore del mattinale,se il cavallo non ha di recente compiuto qualche exploit, se non è passato a un fantino di gran nome, se non gli è stato diminuito l'handicap e se corre con avversari della sua classe - ebbene c'è caso che vi torni conto, puntate su di lui.
b) alla larga dai closers. Un closer è un cavallo che insegue e risale diverse posizioni, ma, pur dandogli vicino, non ha mai vinto e adesso ci riprova contro gli stessi o simili avversari. La folla ama il closer, per via della propria stupidità, paura e penuria. Ma di solito il closer è un pigro cul-di-lardo che supera solo dei cavalli stracchi che hanno già lottato per le prime posizioni e si sono spompati. Non soltanto la folla ama i brocchi di questo tipo ma, a furia di scommetterli, li fa scendere nel pronostico a un terzo del loro valore. Quantunque un cavallo di questa fatta non vinca mai, la folla bada a puntare su lui, siccome ha i soldi risicati, ha l'affitto da pagare, e (chissà perchè) è convinta che il closer possieda una sorta di energia miracolosa. Il 90% delle corse sono vinte da cavalli che fan parte del gruppo di testa o lo tallonano da presso per tutta o quasi tutta la distanza; e pagano un premio ragionevole e plausibile.
c) se proprio volete scommettere su un closer, fatelo nelle corse brevi, milletre-millecinquecento metri, allorchè la folla non pensa che abbia il tempo di "rimontare". Qui puntano sui velocisti e fanno di nuovo un calcolo sbagliato. Sette furlongs, 1.500 metri, è la corsa ideale per il closer, perchè c'è una sola curva. Un velocista sfrutta il vantaggio di trovarsi in testa e di prendere le curve strette. Sette furlongs con una sola curva e una lunga dirittura è la corsa ideale per il closer; molto meglio che non il miglio e un quarto, e anche meglio che non il miglio e mezzo. Vi sto dando degli ottimi consigli, spero ne teniate conto.
d) occhio al totalizzatore. Il denaro in America è una cosa più seria della morte, e nessuno ottiene niente per niente. Se un cavallo è dato a 6 a 1 sul mattinale e poi arriva, quando s'apron le scommesse, a 14 a 1, a 25 a 1, lasciatelo perdere. O l'allibratore aveva i postumi d'una sbronza quando ha compilato la lista, oppure quel cavallo non si presenterà neppure ai nastri. Niente si dà gratis a questo mondo. Se di corse non v'intendete, scommettete su cavalli che alla partenza sono più o meno sulle stesse quote del mattinale. Sugli overlays c'è poco da far conto. Le nonnette torneranno a casa a ruminare amaramente, con le loro gengive sguarnite, sull'atto di morte del nonno.
e) scommetti solo quando puoi perdere. Voglio dire, senza rischiare di dormire, poi, su una panchina o di saltare qualche pasto. L'importante è pagare l'affitto prima. Non perdere la calma. Un'altra volta andrà meglio. E ricorda quel detto dei professionisti: "se hai da perdere, perdi in testa". In altre parole, dagli filo da torcere. Se hai da perdere comunque, allora al diavolo, punta su un dancer, su un ballerino, hai pur sempre un vincente finchè non ti battono, finchè non ti sorpassano. La quota è buona di solito, perchè il pubblico odia quello che chiamano quitter, o rinunciatario: un cavallo che parte come una schioppettata, ma non riesce ad arrivare primo.Questo alla gente non va a genio. Per me, un quitter è qualsiasi cavallo che non vince una prova.
f) quando vai a tirare le somme, non conta il numero dei vincenti che hai preso, bensì quanti vincenti a quanto. Sono stati costruiti vasti imperi finanziari su una tangente del mezzo per cento. Per tornare ai rudimenti: puoi beccare anche tre vincenti a 6 a 5 su nove corse e chiudere in perdita, laddove puoi pigliare un vincente a 9 a 1 e un altro a 5 a 1 e chiudere in profitto la giornata. Ciò non vuol dire che un 6 a 5 sia sempre una brutta scommessa, ma se poco te n'intendi, o per nulla, sarà meglio che punti sui cavalli dati 7 a 2 o 9 a 1. O sennò se vuoi stravagare un pò buttati anche nella fascia degli 11-19 a 1. Fatto sta che ne prendi anche parecchi di 18 o 19 a 1, se trovi quelli buoni.
Ma, effettivamente, nessuno può saperne mai abbastanza sulle corse dei cavalli come su qualsiasi altra cosa. Quando si crede di saperla lunga si è soltanto all'inizio. Mi ricordo, un'estate, vinsi quattromila dollari a Hollypark e me n'andai a Del Mar, al volante d'una macchina nuova, tutto piano, poetico, spaccone, avevo il mondo in pugno, m'affittai un villino sul mare e c'era un viavai di dame, perchè le donne non mancano mai quando bevi e stai allegro e te ne freghi e ci hai un sacco di soldi (uno stolto e il suo denaro si diranno presto addio) e ogni sera davo un party e cambiavo giumenta ogni due sere, e ripetevo spesso 'sta battuta, sì, perchè quella casetta era proprio sul mare, e io allora le dicevo, dopo tanto parlare e tanto bere: "Baby io vengo dalla schiuma del mare."