La stagione delle corse al trotto è in pieno svolgimento, come suol dirsi, da un paio di settimane, e io ci sarò stato cinque-sei volte, e ho fatto sì e no pari, fra tutte, vale a dire che ho perso e sprecato il mio tempo. Qualsiasi cosa, del resto, è una perdita di tempo: tranne fottere di gusto o creare qualcosa di buono o guarire o correr dietro a una specie di fantasma-amore-felicità. Tanto tutti finiamo nel mondezzaio della sconfitta: chiamala morte, chiamala errore. Io non son bravo con le parole. Direi però, dato che tutti ci s'adatta alle circostanze, che certe cose accrescono la tua esperienza, anche se magari non si tratta di saggezza è possibile peraltro che uno resti per tutta la vita nell'errore, vivendo in uno stato come d'intontimento o di paura. Ne avrete viste, di queste facce. Io ho visto la mia.
Quindi, con l'ondata di caldo e tutto, eccoli qua, gli scommettitori: hanno rimediato da qualche parte, a duro prezzo, un pò di soldi e adesso sperano di farli fruttare, nonostante la cagnotta del 15 per cento. Tante volte io penso alla folla come a una massa di ipnotizzati, una folla che non sa dove altro andare. E, finita la riunione di corse, salgono sulle loro automobili scassate, tornano a casa e, nelle loro stanze solitarie, si siedono a guardare le pareti, si chiederanno ma a che cosa serve... che me lo fa fare... scarpe scalcagnate, denti cariati, ulcere, lavori noiosi, uomini senza donne, donne senza uomini, niente, solo la merda.
Certe volte ti fai una risata. Ci vuole. L'altro giorno, fra una corsa e l'altra, vado al gabinetto uomini, e ci trovo un giovinotto che faceva certe smorfie. Poi si mette a gridare infuriato:"qualche figlio di puttana non ha fatto correr l'acqua, dopo aver cagato. L'ha lasciata là, la merda! brutto figlio d'una vacca! mica ha scaricato il cesso. Ci scommetto che neanche a casa sua!".
Quel giovinotto urlava. Noialtri, chi pisciava, chi si lavava le mani, pensando all'ultima corsa, oppure alla seguente. Conosco certi pervertiti, io, che ci andrebbero a nozze, a trovarsi davanti una còfana di stronzi freschi. Ma si sa come va il mondo: il pane a chi non ha i denti.
Un'altra volta, ero là che sudavo, che smaniavo, per i miei 10-12 dollari, m'affannavo, pregavo e scongiuravo - era una corsa molto difficile, mi sa tanto che nemmeno i fantini lo sapevano, chi l'avrebbe vinta - quand'ecco che mi s'avvicina una cicciona, una balena di grasso sodo sano puzzolente, mi si piazza davanti con quella panza enorme, mi guarda fisso con gli occhi strizzati, a muso a muso, e mi fa:"in che mani è il primo cavallo?".
"in che mani?"
"sì, in che mani è il primo cavallo?"
"god damn you lady, mi si levi di torno, non mi stia tanto a seccare. Aria! Aria!"
Se n'andò. All'ippodromo è pieno di pazzi. Certi arrivano appena aprono i cancelli. Poi si sdraiano sulle tribune, o su qualche panchina, e dormono per tutta la durata delle gare. Mai che guardino una corsa. Poi si alzano e tornano a casa. Certi altri s'aggirano quà e là, vagamente consapevoli del fatto che lì fanno delle corse di cavalli. Vanno a prendere un caffè, e si guardano intorno come tramortiti, disseccati, senza vita. O sennò ne vedi uno, tante volte, in piedi in un cantuccio, che s'abbuffa un panino alla salsiccia, con la bocca piena, che a momenti si strozza, tutto contento nonostante tutto. E alla fine di ogni giornata ne vedi qualcuno con la testa bassa, fra le gambe. Certi piangono. Dove vanno i perdenti? Chi lo vuole, un perdente?
In sostanza, tutti quanti, dal primo all'ultimo, chi in un modo chi in un altro, tutti sono convinti di aver trovato il sistema per vincere. Magari si tratta solo di fede superstiziosa: che la loro fortuna cambierà. Certi puntano in base alle stelle, altri in base ai numeri, altri studiano i tempi, c'è chi punta sul fantino, c'è chi gioca i velocisti, chi i cavalli da rimonta, chi scommette su un nome, e dio sa che cos'altro. Perdono quasi tutti, quasi sempre. Quasi tutto il loro reddito finisce nelle macchine pari-mutuel. La più parte di costoro hanno una quantità in comune: sono tenacemente stupidi.
Giorni fa, per dire, ho vinto un pò di dollari. Diamo una scorsa ai risultati. Andy's Dream ha vinto la prima corsa a 9/2 contro 10 sul mattinale. Buona giocata. Seconda corsa: Jerry Perkins, un castrato di 14 anni che nessuno vuole per via dell'età, scende a 15 dollari di riscatto, è un buon cavallo, nell'ambito della sua classe, ma lo davano 8/5 laddove stava a quota 4 sul mattinale. Ha vinto senza forzare. La terza corsa è stat vinta da Special Product, un cavallo che, nelle quattro precedenti corse, partito favorito, aveva rotto. Rompe anche stavolta, però si riprende, rimonta e batte il favorito Golden Bill. Per puntare su questo cavallo bisognava esser in contatto col Padreterno e godere dei suoi favori. Dieci a uno. Nella terza corsa, Hal Richard, un buon 4 anni castrato, vince tre a uno, battendo due avversari di rispetto, che avevano realizzato tempi migliori ma senza grinta. Una buona giocata. Quinta corsa: vince Eileen Colby dopo la rottura di Tiny Star e Marsand. Qui April Fool era partita a 3/5. La folla aveva puntato compatta su di lei. Ma April Fool è stata buona a vincere solo quattro corse su 32. Un handicapper aveva detto: "li frega tutti di cinque lunghezze". Tutto questo perchè April Fool aveva realizzato un ottimo tempo, correndo con avversari di classe superiore, in una precedente corsa, in cui era finita con un distacco di sette lunghezze. La folla è rimasta fregata un'altra volta.
Poi, per la sesta corsa, c'è Mister Honey che sul mattinale figurava a quota 10. Parte a 5/2 e vince senza forzare. Già aveva vinto tre corse su nove, contro avversari più temibili di questi. Newport Bell era data alla pari, quantunque fosse una cavalla da poco, perchè aveva rimontato e vinto 9 a 1 nella riunione precedente. Pessima scommessa. La folla non lo capisce. La settima corsa vede favorito a 8/5 Bills Snookums, vincitore di sette corse su nove, affidato a un fantino di prestigio come Farrington: favorito d'obbligo. La folla punta su Princess Sampson, fino a farla scendere a 7/2. Questa cavalla ha vinto solo sei corse su 67. Manco a dirlo, la folla rimane fregata un'altra volta.
Princess Sampson realizza buoni tempi nelle gare più dure ma le manca, semplicemente, la grinta per vincere. Alla folla importano i tempi realizzati. Non si rende conto che il tempo è determinato dall'andatura e l'andatura dipende dalla discrezione - o mancanza di essa - dei fantini di testa.
Nell'ottava corsa, Abbemite Win si mette in luce dopo una bagarre a cinque. Questa era una corsa molto incerta. Quelle da cui è meglio restar fuori. Nella nona corsa, al pubblico hanno dato un contentino. Luella Primrose. Più volte favorita, aveva tradito le aspettative. Oggi però trova il suo passo e vince senza contrasti. 5/2. Con quel nome grazioso. Un regalo alle donne. E come urlavano, pazze di gioia. E dire che ci avevano perduto pure la camicia, su quella cavalla, nelle altre corse della stagione.
La maggior parte dei risultati sono dunque ragionevoli. Diresti quindi che potresti anche camparci, sulle corse, nonostante la cagnotta del 15 per cento. Ma però ci sono dei fattori esterni che ti fregano. Il caldo. La stanchezza. Gente che ti versa birra sulla camicia, che strilla, che ti pesta i piedi. Donne che mettono le gambe in mostra. Borsaioli. Bagarini. Pazzi. Io, dopo l'ottava corsa, ero in vincita per 24 dollari, e non c'era nulla su cui puntare, alla nona.
Siccome ero stanco, non fui capace di tenermene fuori. E così ci rimisi 16 dollari, che puntai d'intuito su un vincente che non vinse. Feci insomma la fine che fanno quasi tutti. Non m'ero accontentato d'una giornata da 24 dollari. E dire che una volta, a Nuova Orleans, ho lavorato per 16 dollari a settimana. Non abbastanza forte per moderarmi, chiusi con 8 dollari di vincita soltanto. Non ne valeva la pena. Tanto valeva che fossi rimasto a casa a scrivere una poesia immortale.
Uno che riesce a vincere alle corse, è uno che riesce a fare tutto quello che si prefigge. Occorre forza di carattere, occorre intendersene, occorre distacco. Anche se possiedi queste qualità, è una dura fatica alle corse, specie se pensi al fitto da pagare e hai la lingua di fuori per la voglia di birra. Ci sono ogni sorta di trappole e trabocchetti. Certi giorni succedono le cose più impossibili. L'altro giorno c'era un cavallo che partiva 50 a uno, nella prima corsa, e un altro 100 a uno nella seconda, per finire con un concorrente dato a 18 a uno nell'ultima corsa. Quando ti tocca sgobbare per pagare il padrone di casa, sudarti quei quattro pesos per la frittata e le patate, ebbene, una giornata come questa ti fa proprio sentire un imbecille.
Ma poi ci torni, il giorno dopo, e ti offrono sei o sette vincenti ragionevoli a quota equa. Ma mica basta allungare una mano. Ci vuole pazienza e la fatica è dura: devi ragionarci su. E' un campo di battaglia e può capitarti d'impazzire sotto le granate. Ho visto un amico mio, giorni fa, con gli occhi fuori dalle orbite, sbasito. Era sul tardi e i risultati erano stati più o meno prevedibili, ma a quanto pare lui era andato sotto e poi aveva puntato troppo forte per cercar di tornare a galla. Mi passò davanti, completamente svanito. Lo guardai. Andò dritto al gabinetto delle donne. Lo accolsero a gran strilli e uscì fuori di corsa di là. Era quel che gli ci voleva. Difatti si riprese e, alla prossima corsa, beccò un buon vincente. Ma non consiglio questo sistema a tutti quelli che sono in perdita.
Si fa qualche risata ma c'è anche tanta tristezza. Mi ricordo che una volta un vecchietto vien oltre e mi fa, tutto serio: "Bukowski," mi fa, "io li voglio fregare i cavalli, prima di morire".
Ha i capelli canuti, tutti bianchi, senza più manco un dente, e ci vedo me stesso al suo posto, di qui a 15-20 anni, se campo.
"Ci ho simpatia per lei," mi dice.
"E' questione di culo," gli rispondo.
Aveva beccato un brocco, al solito. Un gran favorito che però aveva vinto solo una gara, su 15, quell'anno. Anche gli allibratori lo portavano in palmo di mano. Sì, perchè aveva vinto 88 mila dollari. Ma questo era stato l'ANNO SCORSO. E i suoi tempi erano buoni. Io puntai dieci dollari su Miss Lustytown vincente. Aveva vinto nove premi quell'anno. Miss Lustytown pagò 4/1. Il gran favorito finì ultimo.
Il vecchietto vien oltre da me, incazzatissimo. "Ma che diavolo! Glad Rags che ci ha un tempo di 2,01 e 1/5 si fa fregare così da una cavalla da 2,02 e 1/5! Lo dovrebbero chiudere 'sto posto!". Batte sul programma, ringhia. E' così rosso in faccia che pare abbia preso un'insolazione. Mi allontano da lui, vado allo sportello a incassare la vincita.
Quando torno a casa, trovo fra la posta THE SMITH, una rivista che parodia il mio stile di prosatore, e THE SIXTIES, un'altra rivista che parodia il mio stile poetico.
Scrivere? A che diavolo serve? Eppure c'è qualcuno che s'incazza o si preoccupa per quello che scrivo. Mi guardo intorno, c'è una macchina da scrivere, come no, nella stanza. Io sono, dunque, in qualche modo, uno scrittore. E esiste anche un altro mondo, altre manovre, altri sistemi, altri gruppi, altri valori.
Faccio correre l'acqua calda, mi immergo nella vasca, stappo una birra, do una scorsa al bollettino delle corse. Il telefono squilla. Lo lascio suonare. Per me - per voi magari no - per me fa troppo caldo per scopare o per parlare con qualche poeta di second'ordine. Hemingway, lui aveva i suoi tori. A me datemi solo un cavallo. Per me è la prima cosa.