..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 20 aprile 2013

LA POSSIBILITA'

Ora c'è una seria possibilità, una grande possibilità, la possibilità. Quello che è accaduto in questa due giorni di votazioni quirinalizie segna indelebilmente un momento storico, facendo emergere alla luce del sole quanto accaduto negli ultimi vent'anni. Faccio caso solo ad un particolare, ad un dettaglio, che magari è lì, davanti a noi, grande come una casa, ma non si vede, hanno provato a non farcelo vedere, hanno cercato di sminuirne il valore, riuscendo invece ad ingigantirlo come di più non si poteva. Faccio caso a come dopo vent'anni di bipolarismo si sia bloccato tutto, non si riesce più a fare niente, tutti gli accordi finiti, e non perché non si voglia farli, ma perché non si può, perché un'elezione del Capo dello Stato (quello che garantirà per sette anni) ha fatto saltare il banco. 
Hanno fatto Natale tutti i giorni per vent'anni, strizzandosi l'occhio dentro le istituzioni e mettendo in piedi il teatro della polemica in televisione, seguendo il copione a seconda della storia, o del personaggio. Volevano farlo anche questa volta, erano sicuri di farlo anche questa volta, poi il 26 febbraio le gambe si sono indurite ed è iniziata la deambulazione assistita, accompagnata dal  perdere tempo, rovesciando le responsabilità sui chi era appena arrivato: il terzo incomodo. Quel terzo incomodo ha creato il panico, quel 25% ha spazzato via le certezze di un tempo come uno tsunami, guarda il caso. Agli occhi di chi possiede ancora neuroni è lampante. Oggi quei venti milioni di elettori hanno una fotografia della politica degli ultimi vent'anni che più a fuoco di così non si può. Vi ricordate i giorni precedenti alle elezioni? Grillo stava al 15% (ed era già grasso che colava) e tutto andava bene, uno era sicuro di vincere mentre l'altro prometteva di restituire l'Imu per recuperare in classifica, ma tutto nella norma, déjà vu. Intanto nelle segrete si pianificava il domani: questo a te e questo a me, autobiografico. L'uppercut grillino ha fatto vedere le stelle a tutti, e non solo cinque. S'era immediatamente compreso che un Governo non sarebbe potuto nascere, da qui le consultazioni al circolo delle bocce, la discesa in campagna elettorale e i dieci maghi, giusto da allungare il brodo fino all'altro ieri, quello che sarebbe dovuto essere il grande giorno. Poi il Pd accetta e propone un nome, salvando (come fatto da Napolitano un anno e mezzo fa) ancora una volta Berlusconi. Ma qualcosa non funziona, perché, e su queste pagine l'abbiamo scritto a più riprese, quella coalizione di centro sinistra è una bomba ad orologeria. La base insorge, scende in piazza e grida alla vergogna, brucia le tessere, giovani militanti chiudono la serata con le lacrime agli occhi. Il giorno dopo si entra in aula e una fetta consistente della coalizione si allea agli elettori, facendo saltare il banco. Gli abbracci del mattino si trasformano in visi tesi e corrucciati. Il clean sheet domina la seconda votazione, pensando al domani, mentre "i fascisti", "gli antidemocratici", "i dipendenti del Guru" vanno di coerenza, votando ripetutamente lo stesso nome, la stessa persona, quella proposta attraverso il democratico voto dei cittadini. La mattinata successiva si apre a stappare bottiglie, a sentirsi uniti, ad aver finalmente trovato il nome, il Presidente, il "nostro" Capo dello Stato, come fino allo scadere dell'antimeridiana andavano ripetendo tutti. Berlusconi decide di tornare ai tempi di Sacchi (quando creò la panchina lunga, talmente lunga che furono i primi a portarne qualcuno in tribuna, mentre gli altri faticavano a farne diciotto), fa uscire tutti dall'aula, perché a lui piace vincere facile, e li fa contare. Gli altri, giusto per non farsi mancare niente, si auto-contano (Sel scrive R.Prodi). Il risultato è emblematico: il votato non prende nemmeno i voti di quelli che poche ore prima avevano i bicchieri in mano. Cosa accadrà domani preferisco non scriverlo, quello che invece è successo oggi va rimarcato, perché da oggi abbiamo la possibilità che quei venti milioni di elettori capiscano una volta per tutte che per una vita sono stati presi per il culo.