Gli scenari del prossimo futuro, in tema di economia, pur cercando di guardare il bicchiere mezzo pieno, pendono verso la continuazione di minore crescita, maggiore disoccupazione, maggiori disuguaglianze, il tutto condito più di recente dalla salsa indigesta dell’austerità espansiva.
Poco da fare, i numeri quelli sono. E anche se i tassi d'interesse sono stati bloccati allo 0,75% dalla Bce di Mario Draghi, è impossibile negare che il tempo è abbondantemente scaduto.
Il fallimento dell'euro e della Bce hanno spianato la strada ai mercati del BRICS, e non è un caso che a breve, per non dire brevissimo tempo, la moneta di riferimento sarà lo yuan, che affiancherà il dollaro.
Il compito di controllo dell'inflazione della Bce di Mario Draghi si sta dimostrando completamente fallimentare, vuoi per l'emissione incontrollata di titoli di stato, vuoi per il credit crunch bancario favorito dai dissennati accordi di "Basilea 3" e avallati e promossi dall'Ue, vuoi per il trasferimento dei continui e deleteri aggiustamenti fiscali verso i prezzi al consumo, oltre naturalmente a una tassazione che ha inciso sui costi di beni e servizi. All'ultimo Consiglio europeo del 14-15 marzo 2013, Draghi ha presentato una tesi che suggerisce che le retribuzioni nominali del lavoro debbano crescere in linea con la produttività dei lavoratori, e non oltre questa. I Paesi “viziosi” che non rispettano questa regola perdono progressivamente competitività. Per i dettagli vi invito a visitare questo link, l'amara conclusione è che la "regola di piombo" della Bce sembra più una regola ex post fissata quando i buoi sono usciti dal recinto.
Rimanendo nella nostra bella Europa i buchi neri sembrano nascere come i funghi, riguardanti realtà a dir poco impensabili. L'Olanda l'esempio più lampante, in crisi tra rischio bolla immobiliare e debiti enormi.