Lavoro, Cassa integrazione, i debiti delle Pubbliche Amministrazioni, legge anti-corruzione, il conflitto d'interessi, erano, sono state, gli ingredienti secondo cui il neonato governo delle larghe confusioni avrebbero dovuto offrire al Paese il definitivo rilancio. Tutti temi più volte discussi, a ragione, tutti temi passati nettamente in secondo piano, a favore del piagniucolare, da destra a sinistra, sull'Imu.
C'è chi la vuole togliere e restituire, c'è chi la vuole sospendere e ridiscutere, quello che è oggettivo è la perdita di tempo, dove i primi insistono per mantenere la promessa ai propri elettori e dove i secondi cercano di tirare un colpo al cerchio ed uno alla botte avendo direttamente a che fare con quell'Europa che non vuole sentire ragioni in fatto di accordi presi.
Poi c'è l'aspetto delle tempistiche, quello che fino ad oggi è stato calpestato. Per fare una cosa o l'altra serve necessariamente un decreto legge, da farlo immediatamente nelle sedi preposte e non certo sulle prime pagine dei giornali. Il non farlo potrebbe solo produrre ulteriori perdite di tempo e soprattutto di denari. Ma per farlo ci sarà bisogno di larghe intese, e queste, a sentire gli umori, sembrano essere ancora una volta discordanti, per non dire ulteriormente confusionarie.
Il rischio concreto è quello di allungarne l'agonia, ricominciando a fare discorsi propagandistici, difendendo le proprie posizioni, tirando in ballo gli accordi con l'Europa, facendo presente, stai a vedere, di non fossilizzarsi sui singoli punti, nel mentre il Paese continuerà a vedere chiudere aziende e perdere posti di lavoro.