Nell'aula del Senato, durante un'interrogazione sul tema degli esodati, il numero dei senatori è stato imbarazzante; Luis Alberto Orellana, senatore 5 stelle ha così commentato l'episodio: "In
aula il min.Giovannini risponde sui temi del lavoro. PDL presenti in 6
su 91. M5S presente al 100%. Gli altri con assenze ma diciamo
fisiologiche..."
Anche dalla Laura Puppato (senatore Pd) è giunta puntuale la denuncia: "Giovedì 16 maggio, ore 11.00, Senato della Repubblica, Roma. Question time con il ministro Giovannini su esodati e lavoro. Questi i banchi del centrodestra (Pdl e Lega). Vuoti. Deserti. Come quando si parlava dei terremotati dell'Abruzzo e dell'Emilia. Il lupo perde il pelo... ma non il vizio.". Con tanto di fotografia.
E se Palazzo Madama ha avuto le presenze ai minimi, non ha fatto meglio Montecitorio. Questa la foto postata dal gruppo parlamentare a 5 Stelle.
Ora. Un discorso serio.
E' possibile che questo modus vivendi vada avanti (perché è corretto sottolineare al lettore che non è la prima volta che accadono queste cose dal giorno dell'insediamento), senza che nessuno se ne occupi? Senza che una carica dello Stato faccia denuncia? E Grasso? E la Boldrini? O chi ne fa le veci? Dove stanno queste persone nel momento in cui, in un'ordinaria giornata lavorativa, l'assenteismo è a livelli imbarazzanti?
Se è vergognosa la quantità di tempo che fino ad oggi s'è perso, con scelte conseguenti che lasceranno sostanzialmente invariate le cose, è miserabile lo status quo di questa politica, assente quando si discutono le tematiche, presente quando c'è da votare. Vorremmo che quanto prima tutto questo venisse a galla. Vorremmo che il Presidente del Senato e il Presidente della Camera spiegassero agli italiani perché le persone pagate da noi non vanno a lavorare. Vorremmo che il Presidente del Consiglio prendesse atto che larghe intese non significa non fare un cazzo tutto il giorno. Vorremmo che il Presidente della Repubblica lanciasse un monito a deputati e senatori, e con viva e vibrante soddisfazione ammonisse pubblicamente i responsabili, invocando responsabilità.