Con la XVII Legislatura, iniziata con il 62° Governo della Repubblica Italiana, si sarebbe dovuto lavorare per offrire al Paese le vie d'uscita da uno dei periodi più difficili e complicati della storia. I temi non li sto nemmeno a sottolineare, sono oggettivamente sotto gli occhi di tutti.
Deputati e Senatori del MoVimento 5 Stelle hanno sopperito a tutte le lacune legate al proprio leader e ad una comunicazione decisamente frammentaria con proposte di legge e mozioni indirizzate a dare una svolta sulle tematiche fin qui proposte a gran voce da tutti gli schieramenti, quelli a cui viene bene il lavoro di comunicazione e meno bene quello pratico.
L'elenco è lungo e se avessimo una stampa decente e soprattutto libera queste sarebbero state notizie che tutti avrebbero recepito dai mezzi d'informazione. E invece no, meglio parlare di altro, e quando si entra nel merito, come accaduto oggi con lo "stop" (?) ai finanziamenti ai partiti, il non mettere in evidenza il nulla cosmico è prerogativa di chi vuole che le cose rimangano come sono.
Ma partiamo da quello che i cinque stelle hanno fino adesso proposto. Ieri ho scritto della legge elettorale, quella che, a detta anche dell'inquilino del Colle (ricordate il giorno dell'insediamento? "Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005"), senza indugio si sarebbe dovuta riformare. Risultato: il governo ha votato per non eliminare il Porcellum, i si sono giunti dal solo MoVimento 5 Stelle e da Sinistra Ecologia e Libertà. Altra mozione presentata e che avrebbe avuto effetto su scuole, asili e reddito garantito, e cioè lo stop all'acquisto degli F-35 e dei cacciabombardieri, è stata presentata e condivisa da appena 158 deputati, formati dai 5 Stelle, da Sel e da 14 coraggiosi democratici, Pippo Civati compreso. Poi è giunta la bocciatura sulla proposta della riduzione dei parlamentari, del dimezzamento del numero dei consiglieri provinciali, della soppressione delle province, del limite massimo di 2 mandati per i parlamentari e dell'incandidabilità di persone definitivamente condannate. Tutte proposte pentastellate che hanno ricevuto un secco no, tutte valide idee che in primis avrebbero restituito agli elettori un po' di credibilità.
Nei prossimi giorni i Cinque Stelle presenteranno con Sel una mozione sull'abolizione della Tav Torino-Lione. Sulla base di questa intesa nascente tra i gruppi parlamentari dell'opposizione sarà presentato un atto parlamentare congiunto anche sul reddito minimo. Della serie, quando ci sono idee valide non ci sono colori, peccato però che siano sempre gli stessi (pochi) a condividerle.
Ma il notizione è giunto oggi: stop al finanziamento ai partiti. Lo voglio analizzare, così, per curiosità.
Quello che salta agli occhi sono due aspetti: i tempi e le modalità. I primi. Sarebbe dovuta essere una misura quanto meno urgente, che facesse da segnale verso il popolo e da contributo nei confronti di chi oggi è più in difficoltà. Niente di tutto questo. La legge è un trucco, una truffa. Ci vorranno tre anni per giungere alla fantomatica (non) abolizione. Le seconde. I tre anni serviranno per far credere al popolino beota, attraverso le comparsate televisive, che loro sono i buoni, mentre nella realtà alle casse delle forze politiche arriveranno lo stesso attraverso il 2 per mille che viene descritto come "destinazione volontaria ai partiti"; un meccanismo che garantisce ai partiti una quota non irrilevante del gettito fiscale dell’Ire, cioè le dichiarazioni dei redditi sulle persone fisiche. E qui nasce la genialata: i contribuenti potranno indicare i partiti ai quali destinare il proprio 2 per mille, oppure dichiarare di voler devolvere quella quota allo Stato, ma se qualcuno non traccerà nessuna preferenza sulla propria dichiarazione dei redditi si formerà un nuovo gruzzolo che sarà ripartito in modo proporzionale secondo le indicazione dei cittadini.
Ricordate i proclami di cambiamento e responsabilità? Ma di cosa stiamo parlando.