Si vantano, e a tratti se ne litigano il merito, di avere rifinanziato la cassa integrazione in deroga, facendo al tempo stesso il contrario di quel che serviva: regolamentare il lavoro, defiscalizzare le imprese, attuare un reddito di cittadinanza. Per mesi s'è sbandierata l'Imu, denunciandola come il peggiore dei mali, anche qui tronfi con l'asta in mano. Poi s'è deciso di non decidere, spostando la tematica in estate, magari sotto l'ombrellone, decidendo però di lasciare invariato il pagamento di giugno per i capannoni industriali. Fatto probabilmente in nome del lavoro. In questi giorni sta andando in onda il capitolo Iva, e la sensazione è quella che non sappiano, quelli di Palazzo Chigi, che hanno il potere di decidere, a prescindere da cosa.
Le larghe intese si sono trasformate in larghe, larghissime attese, impegnate a non farsi troppo male pur non disdegnando lo scontro, quello che torna sempre utile all'elettorato, attente all'Europa che conta per non fare brutta figura, quelle le fanno a giorni alterni a casa nostra, e capaci di far passare il messaggio che il lavoro fatto è stato notevole.
Ieri, per esempio, Carlo Sibilia, ha risposto al discorso di Letta in vista del Consiglio Europeo di oggi, con tematiche inerenti il nesso tra banche e stati e le regolamentazioni che andrebbero quanto prima fatte, visto il periodo a cui andranno incontro le famiglie e le imprese italiane.
Ma questo non interessa, viene snobbato, meglio dare in pasto l'Imu, l'Iva e un governo congelato.