..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

domenica 21 luglio 2013

ANDAVA SOSPESA

Si sta andando già fuori strada. Imputato, dopo la scomparsa di Andrea Antonelli, il circuito moscovita. Chi lo definisce non adeguato, chi lontano dagli standard di sicurezza. Non centra niente!
Lo sport dei motori ha una pericolosità altissima, lo sanno tutti, da chi lo pratica in pista a chi ne segue le gesta. Andare a 300 km/h non è cosa per tutti.
E quando muore Tomizawa, così come il Sic, il mondo torna sotto i nostri piedi, a ricordarci che può accadere, per destino, per un metro, perché in altri mille modi non sarebbe accaduto niente.
Oggi no, oggi esistono responsabilità, gravissime, che niente c'azzeccano con il circuito, quest'ultimo senza dubbio da valutare. Gli incidenti sopraelencati avvennero per questioni motoristiche, perché, purtroppo, le gare sono queste, dove l'errore si può pagare con la vita.
Oggi Andrea Antonelli è stato colpito perché chi veniva da dietro non ha potuto evitarlo causa visibilità. Non lo vedeva, pioveva a dirotto, chiunque dei piloti aveva davanti a se un muro d'acqua. Il tutto non all'improvviso, come può accadere, e come è accaduto, in tantissime gare motociclistiche, ma prima del via. E passi il dire: proviamo a vedere. Ma tu Direzione Corsa, dopo la prima curva e tutti i monitor che ti informano di una situazione di grande pericolosità, attui nel giro di pochi secondi tutte le procedure di sospensione. Perché era evidente a tutti quel che (non) si vedeva. Ma questo non è successo.
Mancanza di visibilità vuol dire una cosa sola: gara sospesa. 
Ma chi di dovere non l'ha sospesa.