Mano a mano che il trascorrere dei minuti avvicinavano il fischio d'inizio l'infezione da Fa Cup era in atto. Tradizione e passione si fondevano in un tutt'uno, attraversando quei meandri che solo una competizione come la Coppa d'Inghilterra è in grado di percorrere. Sullo sfondo il terzo turno, in primo piano la nostra partita. Da onorare, da vivere, da vincere. Non solo per essere protagonisti a fine gennaio quando andrà in scena il quarto round, ma soprattutto perché ci saremo dovuti confrontare con gli Spurs.
Cosa chiedere di più!? Giocare il terzo turno di FA Cup in casa contro i cugini, avendo la possibilità in novanta minuti secchi di replicare il successo ottenuto in campionato.
L'aria che si respirava era unica. I colori sugli spalti diversi. Questo North London Derby riassumeva tutta la voglia di mettere ancora una volta, come capitato in più d'una occasione quest'anno, un punto esclamativo alla nostra stagione.
Pronti via e l'Emirates si trasformava in una bolgia. Canti, cori, sciarpe rivolte verso il cielo, sguardi che si incrociavano, abbracci e pacche sulle spalle che facevano da preludio a quello che sarebbe accaduto nei due tempi di gioco.
La nostra line-up era gioco-forza mutata. Le assenze di Giroud, Bendtner, Ramsey, Ozil e Chamberlain, avevano portato Wenger ad utilizzare quel poco di materiale umano rimasto dopo l'intenso periodo natalizio. Roba buona si intende, ma contata. Un turno di riposo a Mertesacker, uno a Podolski. In panchina il comunque arruolato Ozil, insieme a Viviano, Jenkinson, Flamini e Park.
A centrocampo il duo Arteta-Wilshere, a coadiuvare la fantasia di Cazorla e Rosicky. Già, proprio Tomas, colui che a fine match risulterà il migliore in campo per distacco.
Con Fabianski in porta, il reparto arretrato vedeva la conferma di Sagna a destra, Monreal a sinistra e la prima stagionale della coppia Koscielny-Vermaelen.
La partenza, sotto l'incessante tifo che giungeva dagli spalti, non ci ha visti protagonisti, anzi. Sono stati proprio gli ospiti dopo nemmeno dieci di gioco ad arrivare vicini al vantaggio, grazie ad un rimpallo che metteva Eriksen davanti a Fabianski. Ma questo è l'anno della ciambella con il buco. Il nostro estremo difensore distendeva tutta la sua mole ed il tiro veniva respinto in angolo.
Il Tottenham finiva lì la sua partita, noi stavamo per iniziarla.
Da quel preciso momento in campo c'è stato solo tanto Arsenal. Un Arsenal sempre più concentrato, sempre più equilibrato, sempre più consapevole, o come detto in conferenza stampa da Rosicky, un Arsenal che è stato capace di mettere in campo disciplina: "Collectively and tactically we were disciplined. In these type of games it is important not to make a mistake and we always have the quality to score goals".
Tante qualità per andare sempre in goal. Certamente. Perché a prescindere dagli interpreti, a prescindere dalle defezioni e da chi calcherà il terreno di gioco, questo Arsenal offre questo spunto riflessivo.
Ogni volta che scendiamo in campo siamo in grado di vincere, di disputare una grande partita, di commettere meno errori possibili, di risultare devastanti in fase realizzativa.
Alla mezz'ora, dopo che prima Walcott e poi Gnabry erano andati vicini al vantaggio, c'ha pensato Santino a mettere la sfera alle spalle di Lloris. Grande azione del ragazzo nato nel 1995 (eh già, quel #44 che avete visto tagliare a spicchi l'intero prato dell'Emirates è un classe millenovecentonovantacinque) e assist perfetto per l'esterno sinistro dello spagnolo. Bang! Il pandemonio può avere inizio.
Tutti abbracciati al centrocampista nativo di Stoccarda, tutti a rincorrere la gioia di Cazorla, emozionato come un bambino nel sentire l'ovazione di tutti i Gooners presenti: "Oh Santi Cazorla, oh Santi Cazorla...".
Chiuso il primo tempo si andava negli spogliatoi con la sicurezza di chi aveva in mano la partita. Si andava a bere un thé caldo dopo aver visto Koscielny annullare dal campo l'odiato Ade; a proposito: cambiano i telecronisti ma le frasi infelici rivolte al centrale francese non mancano mai.
Si andava a recuperare qualche energia dopo aver ammirato il talento e la personalità di Gnabry, la condizione atletica di Theo, la classe cristallina di un uomo che sul finire della propria carriera stava dimostrando al mondo intero perché da giovane venne considerato un predestinato, perché Wenger ci vide qualcosa che andava oltre il "semplice" giocare al football.
Riprese le operazioni e dopo essere andati vicini al raddoppio nei primi quindici minuti, a mezz'ora dal termine la chicca, la perla, l'azione che i miei occhi hanno fatto chiamare alla mia voce: "Vai che sto pallone glielo rubi!!!"
Detto fatto. Rose commette l'irreparabile, Tomas ne approfitta e si lancia in una fuga lunga 50 metri.
Palla al piede si invola verso Lloris, inseguito da Walker. Nessuno lo prende, niente può impedirgli di entrare in area di rigore. Qualcosa gli suggerisce che lui è stato, è e sempre sarà il Mozart del calcio moderno. Tocco sotto e sfera che si va ad insaccare sotto la North Bank. Bang!
Descrivervi la mia gioia per aver visto tutto questo non è possibile. E' inimmaginabile spiegare quali emozioni hanno attraversato la mia anima, impossibile. Le parole non possono bastare.
L'aver visto quella corsa a perdifiato dopo aver sigillato il match e terminata sull'erba umida del prato dell'Emirates mi ha lasciato qualcosa dentro che va oltre l'aver superato il terzo turno, l'aver battuto per l'ennesima volta gli Spurs. Va oltre il "semplice" gioco del football, quella ragione che nel lontano 2006 spinse Wenger a puntare sul ragazzo proveniente dalla fredda Praga.
Match concluso, finito. Avevamo superato gli Spurs, ci eravamo garantiti l'accesso al quarto turno. Ma qualcosa doveva ancora accadere, il sorriso sulle labbra doveva ancora far distendere tutti i muscoli facciali.
Si infortuna Walcott (di cui non si conosce ancora l'entità), e la cosa non ha fatto sorridere, ma alla sua uscita dal terreno di gioco, trasportato in barella per un probabile (mia considerazione) problema al ginocchio sinistro, l'apoteosi.
Sommerso di fischi (e qualche monetina) dagli oltre quattro mila tifosi presenti del Tottenham, Theo ha pensato bene di alzare il busto dal barella ed informarli del risultato della partita.
Pugno chiuso con la mano sinistra, indice e medio alzati in quella destra. 2-0 e a casa.
Sottolineare come tutti i Gooners hanno risposto al gesto è fin troppo scontato. Sciarpata collettiva ed in cielo un solo grido: "Theooooo... Theooooo... Theooooo...".
La festa poteva avere finalmente inizio. All'uscita dall'impianto i canti accompagnavano la gioia, i Pub dislocati nella zona si preparavano ad erogare birra, la notte era pronta ad accogliere la passione che solo una competizione come questa è in grado di offrire.
Stamane siamo ancora tutti inebriati. Felici e consapevoli di aver visto in campo una squadra, un team, un gruppo di amici che ha dato tutto e di più.
C'hanno fatto vivere una serata che non dimenticheremo mai, c'hanno regalato una prestazione di cui andare orgogliosi, e per questo, stamane, non possiamo fare altro che dedicare a tutti il nostro grazie.
Grazie AFC!
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