..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 9 agosto 2019

Con più d'un perché

Con le parole espresse ieri sera dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella conferenza stampa indetta poco prima le 23, all'esecutivo del cambiamento composto da Movimento 5 Stelle e Lega è stata definitivamente staccata la spina. Il macchinario che per quattordici mesi ha portato avanti l'idea di cambiamento, di onestà, di voglia di dare un senso compiuto alle politiche del Paese è stato spento, tra la sera di mercoledì e il pomeriggio di ieri, da Matteo Salvini. Inequivocabili le parole con cui il titolare di Palazzo Chigi ha aperto il discorso alla stampa nella Sala delle Galere: "Ieri e questo pomeriggio è venuto a parlarmi Salvini il quale mi ha anticipato l’intenzione di interrompere questa esperienza di governo e di andare a votare per capitalizzare il consenso di cui la Lega gode attualmente". Parole chiare, cristalline e trasparenti che hanno fatto da prologo a quelle decisamente più incisive e senza peli sulla lingua che nei 7 minuti successivi hanno toccato nel vivo il numero uno del Carroccio, al punto da metterlo a nudo davanti al Paese intero: "Spetterà a Salvini, nella sua veste di senatore, spiegare al Paese e giustificare agli elettori che hanno creduto nella prospettiva del cambiamento le ragioni che lo portano a interrompere bruscamente l’azione di governo". Da ieri sera, inevitabilmente, è iniziata la caccia ai perché, alle ragioni, oltre alla palese e confermata voglia di capitalizzare il consenso, per cui il Cazzaro Verde ha deciso, in barba alla parola data ("questo esecutivo dura 5 anni"), di interrompere l'esperienza di governo. Un'analisi che ha trovato risposta sulla riforma del processo penale, dalla prescrizione alla separazione delle carriere e sul taglio dei parlamentari (ritenuto da Salvini non più calendarizzabile), peraltro tutte tematiche scritte nero su bianco sul contratto di governo, vergognosamente e subdolamente coperte con la scusa del No Tav (altro tema nel contratto di governo), con le continue offese (le uniche effettivamente fatte) ai vari Bonafede, Toninelli, Trenta e Tria, per la nomina della Ursula von der Leyen a Presidente della Commissione Europea (prima concordata e successivamente bocciata dalla Lega) e non ultima, cavallo di battaglia di queste ultime ore, con i "no" su tutto da parte della maggioranza pentastellata (magari l'avessero fatto quando era il momento), denunciata e respinta al mittente in presa diretta dal Presidente del Consiglio: "Non permetterò più la narrativa di un governo dei no: questo governo ha sempre parlato poco e lavorato molto. Non era in spiaggia". Con più d'un perché l'ennesimo pupo della politica italiana ha svolto il suo ruolo rimanendo, come altri prima di lui, con il cerino in mano, ma riuscendo, come altri prima di lui, a bloccare nel momento più importante quei provvedimenti che avrebbero potuto cambiare per davvero la storia di questo Paese.

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