La riforma della Giustizia che avrebbe accorciato i tempi dei processi e imposto una stretta anche alla durata delle indagini preliminari è finita nel cestino e difficilmente, con l'elezione di un nuovo governo, verrà confermata la riforma della prescrizione e salvaguardate la separazione delle carriere e il bavaglio alle intercettazioni. La Commissione d’inchiesta sui crac bancari non è nemmeno mai nata. Il Dl impresa con le norme a tutela dei rider e quelle per garantire l’occupazione negli stabilimenti dell’ex Ilva di Taranto, l’ex Alcoa in Sardegna, la Blutec di Termini Imerese e la Whirpool in Campania rischia di finire su un binario morto.
La lista dei provvedimenti bloccati prosegue con lo stop al salario minimo e al taglio dei 345 parlamentari (che ora i Cinquestelle chiedono di approvare in extremis), il blocco alla procedura di revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia e alla nuova legge a favore della polizia locale.
A riassumere. In 14 mesi il Cazzaro Verde, quello che a gran voce sostiene che i 5 Stelle abbiano coi loro "no" bloccato l'Italia, ha: 1) messo in piedi due decreti (uno e la brutta copia dell'altro) che nulla mutano sul mera tematica giudiziaria (nel Sicurezza e Sicurezza Bis rimane l'obbligo di salvataggio e nel Legittima Difesa rimane la proporzione fra l’aggressione e la difesa, stabilita da un giudice che mette su una bilancia i pro e i contro); 2) bloccato, con la sfiducia a Conte e staccando la spina all'esecutivo, molte delle misure cruciali e attese da anni da un Paese intero. Per i possessori di neuroni sani le considerazioni possono essere tratte.
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