..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"
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martedì 20 agosto 2019

Il coraggio delle responsabilità


In un variabile martedì post ferragostano l'unico che è riuscito, con trasparenza, lealtà e una spiccata vena battagliera, a mantenere quanto promesso nei giorni intercorsi dal dopo crisi di Governo in poi è stato ancora lui, il Presidente del Consiglio, al secolo Giuseppe Conte. Con una comunicazione che ha superato i quarantacinque minuti ha snocciolato i come, i perché e soprattutto chi ha fatto cadere, chiedendone la sfiducia, l'esecutivo giallo-verde. Un'arringa da vero avvocato del popolo che ha messo a nudo tutto il bipolarismo mostrato nelle ultime settimane dal capo politico della Lega, e soprattutto quel fare politica dello stesso da cui l'inquilino di Palazzo Chigi ha sempre preso le distanze: nessun inciucio, nessuna interlocuzione nelle camere oscure, nessuna decisione o scelta fatta nell'ombra. Solo lealtà istituzionale, questa sconosciuta. Tutti coloro che sono succeduti a Giuseppe Conte, a partire dal senatore della propaganda, non è fregato niente di quanto propalato dal cinquantacinquenne di Volturara Appula, non è importato niente delle difficoltà del Paese, dell'Iva, della legge di bilancio, di tutte le misure disattese, della pessima, pagliaccesca figura fatta dalla politica italiana nella pazza e folle estate del 2019. Non è importato niente delle responsabilità istituzionali, della lealtà collaborativa, del coraggio delle proprie azioni. Tutti a fare comizi elettorali, tutti a fare propaganda politica. Al punto che sul finire della seduta un comunicato fatto pervenire dalla Lega ha reso noto il retromarsh sulla mozione di sfiducia nei confronti del Presidente del Consiglio. Ennesimo ridicolo, miserabile e pavido passaggio da parte del ministro del Papeete in una vicenda che ha portato il politico italiano più amato del Paese a dichiarare: "Se ti manca il coraggio politico di assumerti le responsabilità delle azioni prese allora quel coraggio me lo assumo io. Vado da Mattarella a rassegnare le dimissioni".

domenica 11 agosto 2019

Il Partito del bloccare

La riforma della Giustizia che avrebbe accorciato i tempi dei processi e imposto una stretta anche alla durata delle indagini preliminari è finita nel cestino e difficilmente, con l'elezione di un nuovo governo, verrà confermata la riforma della prescrizione e salvaguardate la separazione delle carriere e il bavaglio alle intercettazioni. La Commissione d’inchiesta sui crac bancari non è nemmeno mai nata. Il Dl impresa con le norme a tutela dei rider e quelle per garantire l’occupazione negli stabilimenti dell’ex Ilva di Taranto, l’ex Alcoa in Sardegna, la Blutec di Termini Imerese e la Whirpool in Campania rischia di finire su un binario morto. La lista dei provvedimenti bloccati prosegue con lo stop al salario minimo e al taglio dei 345 parlamentari (che ora i Cinquestelle chiedono di approvare in extremis), il blocco alla procedura di revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia e alla nuova legge a favore della polizia locale. A riassumere. In 14 mesi il Cazzaro Verde, quello che a gran voce sostiene che i 5 Stelle abbiano coi loro "no" bloccato l'Italia, ha: 1) messo in piedi due decreti (uno e la brutta copia dell'altro) che nulla mutano sul mera tematica giudiziaria (nel Sicurezza e Sicurezza Bis rimane l'obbligo di salvataggio e nel Legittima Difesa rimane la proporzione fra l’aggressione e la difesa, stabilita da un giudice che mette su una bilancia i pro e i contro); 2) bloccato, con la sfiducia a Conte e staccando la spina all'esecutivo, molte delle misure cruciali e attese da anni da un Paese intero. Per i possessori di neuroni sani le considerazioni possono essere tratte.

giovedì 8 agosto 2019

Sentenza motivata

Il 9 di settembre, fra meno di un mese, il Parlamento avrebbe dovuto discutere e votare (per la quarta ed ultima volta) la riforma del taglio dei parlamentari, portando a 230 deputati e 115 senatori il numero delle poltrone all'interno degli emicicli. Entro gennaio 2020 il dicastero facente capo ad Alfonso Bonafede avrebbe dovuto trasformare in legge la riforma del processo penale per far diventare applicativo l'annullamento della prescrizione (approvata nella legge Spazzacorrotti) dopo il primo grado di giudizio, oltre, per contratto di governo, non far entrare nel decreto legislativo la separazione delle carriere, l’abuso d’ufficio e il danno erariale. A molti, troppi questo non stava bene, e per questo, con la scusa della votazione sul TAV, si è motivata la sentenza della caduta del Governo.

mercoledì 7 agosto 2019

Il teatrino dell’assurdo

Tutto è finito ad ammuina, a sceneggiata, come purtroppo stava nelle premesse. Tutto però ha chiarito a caratteri cubitali l'essenza e l'essere dei partiti e dei loro rappresentanti. Random. Il Partito Democratico, quello che da domani non potrà più raccontare a nessuno di allarmi democratici, di vesti stracciate, di militanze antifasciste, di proclami contro il nuovo Duce, di mobilitazioni estive, di manifestazioni autunnali, di svolte ambientaliste e altre amenità per non possessori di neuroni sani ha votato a favore tutte le mozioni si Tav, compresa naturalmente la sua, e peggio ancora non è uscito dall'aula del Senato quando è entrata in votazione la mozione dei 5Stelle, dichiarando all'Italia intera di essere il principale fan della Lega, del "nemico" Salvini (quello a cui gli stessi hanno presentato in Parlamento la mozione di sfiducia), salvando gli affaristi del Tav, evitando le elezioni e proteggendo le poltrone. Unica voce fuori dal coro quella di Tommaso Cerno: "Al Pd dico, ripensateci finché siete in tempo, state facendo un errore madornale". La Lega, non presentando mozioni ma votando a favore delle quattro presentate a favore del Tav e soprattutto votando contro quella dei 5Stelle, ha violato platealmente il Contratto di governo, che impegna a ridiscutere integralmente il Tav e rende nullo il patto di governo se uno dei due contraenti vota contro l’altro su un tema previsto dal testo. Fi e Fdi hanno votato a vicenda i rispettivi testi, in una tarda mattinata dove il teatrino dell'assurdo ha una volta per tutte raccontato la verità: Partito degli Affari comanda e picciotti rispondono.

mercoledì 24 luglio 2019

Chapeau

Pillole random per comprendere quello che questo Blog, per raggiunti limiti di età, mai potrà vedere nel prossimo futuro. 
L'Ue, sulla tematica TAV, non ha stanziato neppure il 10% del dovuto. La Francia, su parimenti tematica, non ha messo a bilancio un euro, rinviando al 2038 le opere di collegamento. 
Questo, almeno ai più, chiaro e oggettivo. 
Però. "La decisione di non realizzare l’opera ci esporrebbe a tutti i costi derivanti dalla rottura dell’accordo con la Francia" che si è espressa per la conferma della realizzazione di quest’opera. 
A queste parole espresse dal Presidente Conte, oltre ai più, in molti, comprensibilmente, faticano a comprendere. 
Cioè, qui si dice che: la Francia, quella che non ha mai e mai metterà un euro all'opera pubblica più demenziale, anacronistica, inquinante, dannosa e costosa d’Europa, ci obbliga, bilateralmente, alla realizzazione. 
Ma c'è di più. L'Ue, per sollecitare l'intervento, si è detta disponibile, e qui attenzione al tempo dei verbi, ad aumentare lo stanziamento dei costi, ad una cifra che "dovrebbe" avvicinarsi al 55% del totale. E, ancora, si "potrebbe" beneficiare di un contributo europeo pari al 50%. In pratica i presunti aumenti dei fondi Ue (modesti e tutti da verificare) andrebbero a ridurre i costi per l’Italia. 
A chiudere. Per un progetto nato poco dopo la caduta del Muro di Berlino, in un lasso di tempo in cui si sono succeduti la bellezza di nove governi e di cui a nessuno è mai fregato niente, oggi, anno domini 2019, Lega, Pd, FI e FdI, invece che unificarsi in Parlamento insieme al Movimento 5 Stelle e recedere unilateralmente dal contratto, stappano bottiglie di Champagne francese, brindando alla realizzazione di un'opera che strapperà risorse e ambiente all'Italia e porterà soldi alla Francia. Chapeau.

giovedì 18 luglio 2019

Maledetto il giorno

Oggi che i 5 Stelle chiedono giustamente la presenza in Aula a riferire da parte del ministro della propaganda, quest'ultimo, lasciando perdere la "mancanza di rispetto" (autobiografica), minaccia, nascondendosi dietro autonomia, giustizia e manovra (tre voci alle quali tra l'altro stanno lavorando solo i pentastellati), la caduta del governo. 
Maledetto il giorno che non hanno autorizzato a procedere sul caso Diciotti.

lunedì 3 giugno 2019

E quanno ce vò, ce vò!!!

Lo ha detto usando metafore, sinonimi, prostrandosi anche e verso il contrario. Il senso, però, a scanso di equivoci, dovrebbe essere arrivato a tutti quanti: Ora tutti muti e lavorare, senza più rompere i coglioni!

giovedì 2 maggio 2019

Trasparenze

Mi sono sbagliato, l'ammetto. E a dirla tutta ammettere di essersi sbagliati è qualcosa che purifica, disinfetta, depura, disinquina, spurga, purga, rende liberi. Il comportamento ultimo, e non ultimo, della parte di minoranza del Governo ha definitivamente evidenziato come in questo miserabile Paese si possa usare la morale, l'etica, quella politica, come le luci dell'albero di Natale. Ad intermittenza e a seconda delle proprie convenienze. Lo ha fatto il Ministro dell'Interno, dopo che il Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è stato indagato per corruzione dalla Procura di Roma nell'ambito di un’inchiesta antimafia nata a Palermo. Lo ha fatto lo stesso Sottosegretario, provando meschinamente ad anticipare la conferenza stampa del Presidente del Consiglio dichiarandosi innocente e cercando di prendere tempo: "Mi dimetto entro 15 giorni se dai Pm non ci saranno novità". Per morale ed etica politica per fortuna ci ha pensato Giuseppe Conte, che nella conferenza stampa indetta nel tardo pomeriggio ha evidenziato l'inutilità di rinvii e attese, confermando la revoca del leghista al prossimo Consiglio dei Ministri: "Il sottosegretario Armando Siri si dimetta. Non dico che è colpevole, ma ha proposto una legge per interessi di parte". Un finale annunciato che come chiarito dal Presidente del Consiglio vuole mettere al centro la fiducia e la trasparenza del Governo nei confronti del popolo italiano, quest'ultimo affamato da troppi anni di una rappresentanza che possa concretamente fare solo ed esclusivamente gli interessi dei cittadini.

mercoledì 24 aprile 2019

Radici da estirpare

Come non detto. Tutti quei buoni propositi scaturiti negli ultimi dieci mesi si sono dissolti al primo: adesso stai esagerando. Il fastidio provato dal TAV in poi ha fatto il paio con il definitivo stop alla scalata elettorale, condizioni che hanno partorito una dopo l'altra scelte che hanno fatto dire basta a chi fino ad oggi ha usato il proprio ruolo per l'esclusivo scopo di provarci, lavorando. Difesa, Trasporti, Famiglia financo l'Amministrazione di Roma, tutti nel calderone mediatico di chi è rimasto legato ai "porti chiusi" e alla "pacchia è finita", senza evolvere. Anzi. Rimanendo fortemente appiccicato a quella cultura, politica, di difendere, a prescindere dall'esito penale, una figura che potrebbe far pensare ad altre che certe "trattative" possano ancora esistere, germinare, mettere radici. "La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità". Paolo Borsellino.

martedì 19 febbraio 2019

Tradimenti politici

Premesso che personalmente sarei andato a processo (con l'enorme possibilità di uscirne "pulito" creando un precedente legislativo). Premesso che questa immunità nulla ha a che vedere con quelle che l'hanno preceduta in questi anni. Premesso che mai mi sarei sognato di offrire un voto (rousseau) per una materia di tale portata. L'incazzatura da tutta questa storia me la fa venire Pinocchio-Salvini, e non certo Giggino. Se fosse stata persona seria, onesta e soprattutto rispettosa dell'alleanza di Governo, il numero uno del Carroccio avrebbe dovuto mantenere intonsa la prima dichiarazione fatta ("mi processino pure"), senza mettere (come accaduto e come da oggi faranno tutti) il Movimento in una situazione (fondamenta del M5S) imbarazzante.

domenica 17 febbraio 2019

Paradossi di voto

Conte, Di Maio e Toninelli hanno certificato la disponibilità a farsi processare insieme a Salvini sul caso Diciotti; affidando ai giudici il compito di stabilire se quel comportamento fosse lecito o illecito. Di più: sollecitano il Tribunale a disporre un giudizio immediato, per sapere subito se certe cose sono reato o no. Votare il "no" a procedere, oltre a perdere le ragioni profonde del loro esistere, rischierebbe paradossalmente di portare a processo tutti tranne Salvini.

sabato 2 febbraio 2019

Autodenuncia e vaffanculo

Dal TAV alle trivelle passando per quello che è diventato un caso spinoso e senza precedenti, il numero uno del Viminale si è messo a tirare prepotentemente la corda. Non solo. Ad agosto, quando il tribunale di Catania mosse i primi passi, il "Capitano" si disse pronto a farsi giudicare, mostrando sfacciataggine e sprezzo del pericolo, salvo, dalla lettera scritta al Corriere insieme a Giulia Bongiorno, tornare sui propri passi mostrando codardia e reticenza nei confronti delle Toghe Rosse in pieno stile berlusconiano e mettendo nelle mani dei 5 Stelle la patata più bollente del secolo in corso. Per coerenza, storia, ideologia e rispetto verso l'elettorato stellato l’unica strada è votare sì, come in questi casi (solo) i 5 Stelle hanno meritoriamente sempre fatto, autodenunciandosi e ripercorrendo la genesi del vaffanculo a tutti.

venerdì 1 febbraio 2019

Propaganda elettorale

Premettendo che noi comuni cittadini non abbiamo le competenze per valutare se l'opera sia da fare o meno e se i costi e i benefici siano in linea con il proseguimento o meno (lasciamo perdere un'eventuale referendum su di una tematica tecnica come questa). La domanda che sorge spontanea, giusto per avere un quadro veritiero, è: chi dice la verità tra coloro che sostengono che non è stato scavato un solo centimetro dell'opera e chi invece, come il Ministro dell'Interno (di cui non si capisce la presenza in loco), afferma che sono stati scavati 25 chilometri?

giovedì 31 gennaio 2019

Strafalcione giuridico

“Bisogna avere chiaro il quesito giuridico a cui saranno chiamati a rispondere i senatori. Se abbia agito per il perseguimento di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o di un interesse pubblico inerente alla funzione di governo o se abbia agito al di fuori del suo ruolo ministeriale per i suoi propri interessi personali” 
Giuseppe Conte

Scacco elettorale

La tematica migranti, il caso See Watch, la richiesta di autorizzazione a procedere per la vicenda della nave Diciotti ha catalizzato, a ragione, l'ultima settimana politica e sociale del Paese. Tralasciando la questione europea sul tema e mettendo da parte le truppe da sbarco del Pd che fanno la staffetta sulla Sea Watch, rimane il nocciolo dell'eventuale invio a processo del titolare del Viminale. Le parole espresse in queste ultime ore dal Presidente del Consiglio, da Luigi Di Maio, da Danilo Toninelli e da Alessandro Di Battista hanno fatto emergere a caratteri cubitali cosa accadde all'interno delle stanze di Governo nello scorso agosto. Una decisione unanime sul caso "Diciotti" atta a svegliare gli altri Paesi europei all’impegno assunto un mese prima in Consiglio europeo di ripartirsi su base volontaria i migranti in arrivo (non un caso che dopo la disponibilità del Vaticano, dell'Irlanda e dell'Albania la nave sbarcò). In pratica, in quelle ore, l'intero esecutivo pose le basi per dare un segnale forte all'Europa, rea, da anni, di lasciare il Bel Paese in balia di un fenomeno che si è trasformato da emergenza a vero e proprio problema. Ora le aspettative, da parte di Salvini, di ricevere da parte del M5S e dal Senato il "No" a procedere, celano il futuro prossimo del Governo eletto nel marzo scorso. La partita si giocherà inevitabilmente sul tavolo politico, e le carte, visti i precedenti, le distribuiranno i 5 Stelle.

martedì 29 gennaio 2019

Responsabilità e precedente

"È stata seguita la linea politica del governo". Lo dicono tutti. Dal Premier alla ministra Grillo, da esponenti di spicco della Lega allo stesso Salvini fino a Danilo Toninelli. Di Battista, al contrario di quanto riportano i soliti giornaloni, lo conferma: "Non è giusto processare Salvini da solo". In quel "da solo" finale ci sta tutta l'autodenuncia dell'esecutivo. Non resta che creare il precedente (probabilmente favorevole), andando a processo e portando in aula la responsabilità assunta, da assumere rigorosamente rinunciando all'immunità parlamentare.

mercoledì 23 gennaio 2019

Libero e volontario

Sekou Touré, presidente della Guinea nel 1958, fu ucciso tre giorni dopo aver abbandonato l’adesione al franco Cfa. Nel 1963 Sylvanus Olympio, primo presidente eletto del Togo, si rifiutò di sottoscrivere il patto monetario con la Francia. Il 10 gennaio 1963 ordinò di iniziare a stampare una moneta nazionale e tre giorni dopo fu rovesciato e assassinato in un golpe. Thomas Sankara, primo presidente del Burkina Faso indipendente, ucciso in un golpe sostenuto dalla Francia dopo aver proclamato la necessità di liberarsi dal gioco neocoloniale del franco Cfa. Laurent Gbagbo, presidente della Costa d’Avorio nel 2011, propose di salvare l’economia del Paese abbandonando il franco Cfa in favore del Mir, Moneta ivoriana di resistenza: pochi mesi dopo la Francia bombardò il palazzo presidenziale e le forze speciali francesi lo fecero prigioniero. Negli ultimi 50 anni in Africa ci sono stati 67 colpi di stato, il 61% dei quali è avvenuto nelle ex colonie francesi.

domenica 20 gennaio 2019

Da Afragola a Bruxelles

Memoria politica e sociale (la mia) non ricorda un avvicinamento della popolazione alla classe istituzionale come quella che la mera cronaca sta raccontando (non certo i media appecorati) da sette mesi a questa parte. Gli esempi a non finire e tutti con un unico comun denominatore: tifo da stadio con tanto di sciarpa al collo. Succede a Salvini, in una Campania che solo cinque lustri fa non era pensabile accanto al numero uno del Carroccio. Succede a Di Maio, in un Abruzzo commemorato dove si sono alzati in cielo i ringraziamenti per l'essere stato solo presente. Con le europee ad un passo, con le amministrative nazionali previste in medesima data, l'occasione per convergere definitivamente nel comparto "del fare" da entrambe le rappresentanze di governo diventa rara se non unica. Le politiche di destra e di sinistra sono definitivamente passate ad altra vita. Il cancro contratto nel periodo post Mani Pulite e che si è propagato a metastasi cancellando di fatto un intero Paese dalle carte economiche, sociali e politiche, ha estinto quella che fino a pochi mesi fa veniva ufficialmente riconosciuta come la linea universale della classe dirigente. Nella percezione del quotidiano, tastando quei sentimenti serviti in epoche per fortuna passate ad alimentare gli interessi di pochi, la svolta è in pieno atto e le istantanee che giungono da ogni angolo del Paese lo testimoniano senza l'uso di ulteriori parole. Rimane però il ragionamento, che porta a pensare e credere che gli opposti si attraggono per davvero, calamitando (per concezione) e convergendo (in decreti legge) i bisogni di un intero Paese. Gli affini europei ricercati nell'ultimo periodo storico da parte di Salvini e Di Maio celano, per cultura e tradizioni, differenze che potrebbero ritorcersi anche a fronte di un contratto firmato, e allora perché non ragionare seriamente in chiave europeista (sul nazionale ci saranno urgenze e programmi che li terranno uniti per ancora molto tempo) su di una discesa in campo a due per occupare massicciamente quelle sedi pronte ormai ad ospitare un nuovo modo di fare e pensare politica? Perché non credere definitivamente che insieme si può lavorare, e bene, per il Paese e per un'Europa che possa finalmente mettere al centro i cittadini del Vecchio Continente? Sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini hanno in casa, nelle stesse stanze, quei protagonisti, con in prima linea il Presidente del Consiglio, che hanno di fatto cambiato (a volte bene a volte male ma con la sana consapevolezza di provarci per davvero) il pensare ma soprattutto quel fare politica indirizzato al bene di un'intera nazione. Pensarci, da qui a Maggio, sarebbe perlomeno cosa buona e giusta.

sabato 19 gennaio 2019

Suicidi politici

Mi sfugge una cosa: "Fonzie" (insieme alla "borbona" Boschi e i rami derivati) prosegue imperterrito a criticare il governo attuale (compresa la vergognosa posizione contro una misura a favore dei poveri). A questo punto: o siete davvero meglio dell'attuale governo, e allora non si capisce perché quando c'eravate voi non siete stati in grado di fare nulla, oppure, visto che di meglio non siete in grado di fare, sarebbe cosa buona e giusta tacere, dedicandosi compiutamente a fuoriuscite in motoscafo o cene (rigorosamente "salate") da Ancien Régime.

lunedì 14 gennaio 2019

Cremini siTAVmob

"Peccato, oggi avremmo potuto essere molti di più. Ma, sai, tanti sono andati a sciare, è sabato poi..."