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domenica 13 ottobre 2019

Dopo 30 anni il Liver Bird è tornato a volare sui cieli della Premier


Erano gli anni di Kenny Dalglish giocatore-allenatore, di una squadra, la più forte d'Inghilterra e probabilmente del Vecchio Continente, rimasta fuori dall'Europa calcistica per i tragici fatti che precedettero la finale di Coppa dei Campioni disputata a Bruxelles contro la Juventus. 
Era il lustro, quello dal 1986 al 1990, che vide ancora una volta i Reds dominare tra i confini nazionali, vincendo tre campionati ('86, '88 e '90), due Fa Cup ('86 e '89) e tre Charity Shield ('87, '89 e '90). 
Era quel triste, buio e sanguinoso periodo che vide troppe volte protagonisti i famigerati hooligans e, come a Sheffield, che evidenziò i gravissimi errori organizzativi e logistici che portarono all'assurda e tragica scomparsa di 96 persone all'Hillsborough Stadium. 
Trent'anni dopo, un periodo che sembra appartenere a più di un secolo fa, i "Rossi" di Liverpool sembrano aver intrapreso quel percorso che potrebbe portarli a conquistare il diciannovesimo titolo nazionale, trofeo che dopo la conquista di due finali di Champions consecutive (una persa con il Real Madrid e una vinta contro il Tottenham) proietterebbe una squadra ma soprattutto Jürgen Klopp nell'olimpo dei grandissimi che hanno presenziato dalle parti di Anfield. 
Le otto vittorie consecutive con cui Mohamed Salah e compagni hanno iniziato la stagione in corso il biglietto da visita che più di ogni altro discorso mette in chiaro le ambizioni di una delle società calcistiche più prestigiose d'Inghilterra e del mondo. Uno score che ancora una volta evidenzia l'impenetrabilità della difesa (per il secondo anno consecutivo la meno battuta di tutta la Premier) e la compattezza di un gruppo che paradossalmente ha trovato equilibrio e consapevolezza dominando in lungo e in largo il calcio europeo (tre finali europee negli ultimi 4 anni) per cercare di conquistare quello che una città e la Kop sogna e spera da trent'anni. Ad aumentare le chance di conquista del diciannovesimo titolo i molteplici passi falsi commessi in questi primi due mesi dagli unici rivali plausibili, e attuali campioni in carica del Manchester City. 
Con già due sconfitte sul groppone (a Norwich e in casa con i Wolves) gli uomini di Pep Guardiola viaggiano con 8 punti di ritardo dai Reds, un divario che anche se da qui al termine manchino ancora 26 partite e 7 mesi di passione appare quanto meno difficile da colmare. Impossible is nothing, soprattutto in un campionato dove tutto viene messo in discussione in ogni secondo disponibile di qualunque match, ma la fame di titolo nazionale da parte dell'intero ambiente di Anfield rischia seriamente di lasciare al resto delle pretendenti il solo sogno (irrealizzabile) di provarci. 
Dietro le prime due del torneo un nugolo di squadre che cercherà di colmare i posti utili per la prossima Champions e soprattutto gettare le basi per quelle che dovranno essere le gerarchie future del calcio inglese. L'Arsenal, il Chelsea, lo United e gli Spurs si giocheranno con molta probabilità le due caselle utili per entrare nel fantastico mondo della coppa dalle grandi orecchie, con le prime due citate, per motivi diversi, in pole position rispetto alle altre. A queste, grazie all'esenzione dalle competizioni continentali, avranno modo di inserirsi un sempre più convincente Leicester, un finalmente inquadrato Crystal Palace e soprattutto quel Wolverhampton che dopo una prima stagione in Premier da alunno proverà quest'anno a dare lezioni da maestro, seguendo i dettami di Nuno Espírito Santo: prepotenti e spavaldi con le piccole, ambiziosi con le grandi; citofonare ai Citizens per saperne di più. 
Di certo tutte quante vivranno una stagione ancora una volta da ricordare, da raccontare, mettendo al centro di ogni narrazione il Liver Bird, quello che dopo 30 anni è finalmente tornato a volare sui cieli della Premier.

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