Il Nobel per la Pace Barack Obama ha appena firmato il più grande piano di spesa militare della storia del mondo” (Washington Post di giovedì). Il National Defense Authorization Act, che il presidente americano ha varato con una cerimonia solenne alla Casa Bianca, ammonta a 680 miliardi di dollari e stanzia venticinque milioni in più rispetto all’ultimo bilancio del guerrafondaio George W. Bush. In termini reali, dicono gli esperti di Washington, la spesa militare di Obama è maggiore di quella delle guerre stellari di Ronald Reagan e, se il presidente dovesse decidere, come è probabile, di inviare altri soldati in Afghanistan, la spesa militare aumenterà ancora di più. Il bilancio del Pentagono di Obama è il più grande della storia degli Stati Uniti anche senza considerare il costo delle guerre in corso. E, tra l’altro, non è finita qui perché la procedura di stanziamento dei fondi federali è soltanto cominciata: ora tocca alle potenti commissioni di “appropriation” del Congresso assegnare i soldi e, di solito, in questa fase la spesa aumenta, non diminuisce. Obama aveva minacciato il veto se il Congresso avesse mantenuto i programmi per gli aerei F22, per i nuovi motori degli F35 e per gli elicotteri presidenziali di fabbricazione italiana, ma la legge di bilancio firmata mercoledì mantiene la spesa per gli F35 (mentre al gruppo Finmeccanica restano le commesse per 38 aerei da trasporto, la partecipazione alla produzione degli F35 e la possibilità di installare cannoni italiani sui nuovi cacciatorpedinieri). Il Nobel Obama non ha battuto ciglio, e ha firmato: del resto il complesso industriale militare americano è la più formidabile garanzia di pace e libertà nel mondo.
lunedì 2 novembre 2009
NOBEL PER LA GUERRA
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NON CI RACCONTANO NIENTE
"Io il gatto, lui la volpe, siamo piu' furbi di Moggi"
Se un giorno qualunque uno di voi si alzasse la mattina, e ascoltasse al telegiornale, o leggesse su internet, o su un quotidiano, che in un processo a caso svolto in un tribunale qualsiasi, un avvocato di una delle parti civili in causa, di sua volontà o consigliato da qualcuno di più autorevole, dicesse ad uno degli imputati "Fai quello che ti diremo, posso prometterti in cambio uno sconto di pena", come reagireste? Credo non tanto bene.
Tranquilli, non si sta parlando di mafia o segreti di Stato, o almeno credo, è un qualcosa che riguarda quello che ci hanno raccontato essere lo scandalo degli scandali più scandalosi della storia del calcio, ma di cui si sono dimenticati di parlarcene a seguire per provare a capire tutti insieme cosa fosse tutta quella montagna di fogna nascosta dall'imponente figura di Luciano Moggi.
Su questo sito non è la prima volta che vi raccontiamo notizie che altrove non avreste mai letto probabilmente, e ancora oggi abbiamo qualcosa da raccontarvi, qualcosa che difficilmente domani troverete sui maggiori organi di stampa italiani.
Nella giornata di oggi, 30 ottobre 2009, è ripreso per l'ennesima volta, fra una sospensione per richieste di ricusazione e altri intoppi vari, l'eterno processo di Napoli su calciopoli, e i giochi d'artificio non sono mancati, come avrete capito.
L'avvocato di Pairetto, Giorgio Merlone, ha depositato un documento che non potrà passare inosservato: "Riferisco un fatto accaduto per la prima volta nella mia professione. Ho appreso che il giorno 15 giugno scorso, l'avv.Catalanotti, difensore di una parte civile (Brescia, n.d.r.), ha convocato il mio assistito utilizzando un comune amico, il dottor Pairetto non sapeva con chi andava a parlare. Catalanotti ha suggerito al mio assistito di adottare un contegno processuale collaborativo al fine di evitare una pesante condanna a suo carico: ritengo che sia fondamentale valutare la sussistenza. Leggo quindi l'esposto inviato al consiglio dell'ordine di Milano". Proveremo a rendere consultabile immediatamente tale esposto non appena possibile.
I primi dubbi che saltano in mente a chi legge quanto sopra riportato quali potrebbero essere: quale soggetto di un procedimento penale può fare questo tipo di offerte? Non è un tentativo di corruzione ciò di cui Merlone parla? Le risposte, se non le trovate già in questo pezzo, ma parziali in quanto l'idea di chi scrive è più o meno evidente, si spera non tarderanno ad arrivare.
domenica 1 novembre 2009
I PERMESSI DI OBAMA
Barak Obama ha deciso di permettere all’Iran di dotarsi di bomba atomica; l’unica cosa ancora chiara è se abbia preso questa decisione in modo cosciente o incosciente. Il dato di fatto è però ormai incontrovertibile. La dimostrazione la fornisce stamane il quotidiano americano che più si è schierato a suo fianco, il New York Times che spiega che la risposta di Ahmadinejad al compromesso stilato a Vienna dall’Aiea (e accettato dal delegato iraniano) è un “sostanziale rifiuto”. La rivelazione si basa su eccellenti fonti europee e statunitensi che hanno potuto leggere il documento e si incardina su un fatto: Teheran non accetta il “punto centrale” dell’accordo che prevede lo spostamento del 75% dell’uranio iraniano in Russia per l’arricchimento. Ma il governo di Teheran non è diretto da dilettanti del calibro di Obama e sa perfettamente cosa fare per incartarlo nella sua demenziale strategia. Ecco allora che nel momento stesso in cui recapitava a Vienna la risposta negativa, Ahmadinejad si è lasciato andare in inedite lodi sperticate e pubbliche per il presidente americano, ha garantito un radioso futuro di collaborazione e trattative con questa Amministrazione così opposta e diversa da quella di Bush e ha completato la tela di ragno in cui ha incapsulato il presidente Usa. Il problema è che se anche Obama volesse prendere atto di essere stato preso in giro –per usare un eufemismo- non potrebbe fare nulla. Teheran, infatti, si guarda bene dal dire un “no” netto, ma anzi “accetta la mediazione” (irresponsabilmente così hanno sparato in prima pagina nei giorni scorsi tutti i media progressisti del mondo), solo che chiede aggiustamenti, fa controporoposte, pretende nuove trattative. Obama non può certo rifitarle e cos’ si è già giunti al 26 novembre, come prossima data per il nuovo round negoziale, poi si andrà avanti all’infinito. Si noti, peraltro, che il meccanismo di Vienna non bloccava affatto la possibilità di arricchire l’uranio iraniano al 90% (livello indispensabile per la bomba atomica), ma, come ha ben spiegato il ministro della difesa israeliano Barak, lo ritardava solo di un anno, perché l’andarivieni delle barre che venivano arricchite all estero solo al 20%, non impediva affatto che poi venissero ulteriormente arricchite al 90%, ma allungava i tempi del processo. Ma Teheran ha rifiutato e ora Obama non sa cosa fare e soprattutto non può fare nulla perché è stato proprio lui –con la sua dilettantesca e irresponsabile strategia del dialogo ad ogni costo- a dare alla Cina e alla Russia la motivazione definitiva per rimandare sine die ulteriori sanzioni o pressioni e per continuare questo indegno balletto diplomatico. L’Iran dunque, avrà una bomba atomica –e questa non è una notizia- e l’avrà senza alcun fastidio da parte della Casa Bianca, che anzi collabora attivamente perché possa procedere indisturbato su questo cammino. E questa è una notizia bomba, che già pone il neo Nobel per la Pace sul piedistallo più basso e infamante di tutte le presidenze statunitensi dalla fine del 1700 a oggi.
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