Barak Obama ha deciso di permettere all’Iran di dotarsi di bomba atomica; l’unica cosa ancora chiara è se abbia preso questa decisione in modo cosciente o incosciente. Il dato di fatto è però ormai incontrovertibile. La dimostrazione la fornisce stamane il quotidiano americano che più si è schierato a suo fianco, il New York Times che spiega che la risposta di Ahmadinejad al compromesso stilato a Vienna dall’Aiea (e accettato dal delegato iraniano) è un “sostanziale rifiuto”. La rivelazione si basa su eccellenti fonti europee e statunitensi che hanno potuto leggere il documento e si incardina su un fatto: Teheran non accetta il “punto centrale” dell’accordo che prevede lo spostamento del 75% dell’uranio iraniano in Russia per l’arricchimento. Ma il governo di Teheran non è diretto da dilettanti del calibro di Obama e sa perfettamente cosa fare per incartarlo nella sua demenziale strategia. Ecco allora che nel momento stesso in cui recapitava a Vienna la risposta negativa, Ahmadinejad si è lasciato andare in inedite lodi sperticate e pubbliche per il presidente americano, ha garantito un radioso futuro di collaborazione e trattative con questa Amministrazione così opposta e diversa da quella di Bush e ha completato la tela di ragno in cui ha incapsulato il presidente Usa. Il problema è che se anche Obama volesse prendere atto di essere stato preso in giro –per usare un eufemismo- non potrebbe fare nulla. Teheran, infatti, si guarda bene dal dire un “no” netto, ma anzi “accetta la mediazione” (irresponsabilmente così hanno sparato in prima pagina nei giorni scorsi tutti i media progressisti del mondo), solo che chiede aggiustamenti, fa controporoposte, pretende nuove trattative. Obama non può certo rifitarle e cos’ si è già giunti al 26 novembre, come prossima data per il nuovo round negoziale, poi si andrà avanti all’infinito. Si noti, peraltro, che il meccanismo di Vienna non bloccava affatto la possibilità di arricchire l’uranio iraniano al 90% (livello indispensabile per la bomba atomica), ma, come ha ben spiegato il ministro della difesa israeliano Barak, lo ritardava solo di un anno, perché l’andarivieni delle barre che venivano arricchite all estero solo al 20%, non impediva affatto che poi venissero ulteriormente arricchite al 90%, ma allungava i tempi del processo. Ma Teheran ha rifiutato e ora Obama non sa cosa fare e soprattutto non può fare nulla perché è stato proprio lui –con la sua dilettantesca e irresponsabile strategia del dialogo ad ogni costo- a dare alla Cina e alla Russia la motivazione definitiva per rimandare sine die ulteriori sanzioni o pressioni e per continuare questo indegno balletto diplomatico. L’Iran dunque, avrà una bomba atomica –e questa non è una notizia- e l’avrà senza alcun fastidio da parte della Casa Bianca, che anzi collabora attivamente perché possa procedere indisturbato su questo cammino. E questa è una notizia bomba, che già pone il neo Nobel per la Pace sul piedistallo più basso e infamante di tutte le presidenze statunitensi dalla fine del 1700 a oggi.
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