..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 10 gennaio 2008

COMINCIAMO A "SECCARCI"

Moggi non era un dirigente occulto della Juventus: è quanto Alessio Secco ha detto ieri agli inquirenti della Procura federale.
Il ds ha voluto farsi interrogare passando per le forche caudine delle telecamere e dei flash davanti all’ufficio di Palazzi, e ha scelto di difendere la sua carriera da solo, senza avvocati.Si diceva “sereno”, convinto di “aver chiarito”, ha certamente dovuto giocare una partita difficile. “Cobolli mi aveva vietato qualsiasi rapporto con Moggi”, spiegava ieri il ds, mentre ammetteva le chiamate ricevute, fatte e non risposte col mentore Luciano, per cortesia e un po’ di soggezione dovuta alla storia personale e alle difficoltà legate grande salto da team manager a ds.
Telefonate anche frequenti, ma che non hanno mai influito sulle decisioni di una nuove Juve che voleva tagliare i ponti col “Moggismo” (anche sul caso Nocerino).
Per questo - spiegava Secco - si sono interrotte le collaborazioni con De Nicola, Ceravolo, i fedelissimi: un diktat del club.Spiegata poi la vicenda Deschamps: Secco ha raccontato come lui fosse quello dell’aut aut a Blanc. «O Didier o io».
Qualche contraddizione, l’imbarazzo di sapere che per queste telefonate una parte del cda lo tiene sott’occhio (e ora anche Blanc ha parlato di problema d’immagine creato). E la spada di Damocle di un deferimento che toccherebbe anche il club per responsabilità oggettiva, non scontato. Se i contatti con lo squalificato Moggi non sfociano in tesseramenti, se Moggi non era un dg occulto della Juve si può sostenere l’accusa in un processo sportivo anche se per violazione dell’articolo 1? E’ il dubbio del giorno.
Fonte: Tuttosport
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Dubbio del giorno?
Violazione dell’articolo 1?
Spero che il commento del “nuovo Tuttosport” sia riconducibile ad un primo aprile versione invernale, altrimenti si rasenterebbe l’assurdo.
Vorremo tanto sapere che cosa abbia fatto di così malvagio il Signor Luciano Moggi, che tra l’altro vorremo sottolineare ed evidenziare, che è divenuto, da circa 18 lunghi mesi, un cittadino qualunque, o meglio, un cittadino che non fa più parte degli addetti ai lavori, mondo calcio si intende, no mas tesserato.
Eppure nella storia recente di cronaca del nostro paese, abbiamo assistito, a crimini e protagonisti ben più efferati che il “nostro” Big Luciano, nonostante ciò, fatti, successivamente, passare come chi ha sbagliato e mai più lo farà, insomma dei martiri, qualcuno addirittura si è spinto a far divenire uno di questi come ragazzo immagine per una campagna pubblicitaria di abbigliamento.
E invece in Corso Galileo Ferraris, Blanc, si lascia andare: “problema di immagine creato”.
Problema di immagine? E quale sarebbe? Il fatto che Alessio Secco si sia intrattenuto telefonicamente (in Italia, a seconda dei ruoli, reato gravissimo) con Luciano Moggi, comporterebbe un grave danno all’immagine della Juventus?
Non vorrete mica farci intendere, da Corso Galileo Ferrarsi, che tutto questo comporterebbe la violazione di un articoletto del CGS (sapete quelli che vanno ad interpretazione del signorotto che viene messo a interpretarli) e che di conseguenza anche il club ne dovrebbe rispondere per responsabilità oggettiva?
Ma va là. Anzi, a pensarci bene, sarebbe stata proprio una gran bella mossa, da parte del buon Alessio, avere avuto consigli sulla campagna acquisti estiva, sia in entrata che in uscita.Invece, disponendo di una liquidità, mai avuta in passato dalla Triade, il calciomercato del club del “sorriso” ha deturpato ingenti somme di denaro per l’acquisto di giocatori, che, ad oggi, hanno disputato la somma di tre partite.
E qui stiamo a parlare di immagine?
Signor Blanc, un consiglio spassionato (anzi molto appassionato), non rimanga notti intere a pensare che l’immagine della Juventus sia stata, per sempre, cancellata da un certo Signor Moggi, non stia a visionare Alessio Secco, pensando che dal suo ventilatore (ops perdon telefono), venga gettato fango su di un logo, che è “ancora” senza le due stelle che ne dovrebbero contraddistinguere la storia (per molto meno ci sono state magliette in cui si sono cuciti scudetti di cartone). Signor Blac pensi che il meritatissimo terzo posto in classifica è dovuto anche a gente come Zanetti, Legrottaglie, Chiellini: non stiamo parlando dei "grandi fedeli" (come Cobolli chiama i "big") ma di gente scelta con "competenza ed oculatezza" da Moggi, gente che sta tenendo alta l’immagine della “sua” Juventus.
di Cirdan

QUESTIONE ETICA O POLITICA?

«Pistorius a Pechino in gara con i normodotati? Certo però che il suo è un caso unico, e le sue protesi garantiscono vantaggi, ma anche svantaggi».
Sembra essere possibilista Gert Peter Bruggeman, direttore dell'istituto di biomeccanica dell'università di Colonia, l'esperto incaricato dalla Iaaf di redigere una relazione tecnica sul caso Pistorius, l'atleta sudafricano bi-amputato alle gambe che, dopo i successi paralimpici, punta a partecipare alle Olimpiadi di Pechino in gara con i normodotati.
La decisione della Iaaf è attesa per oggi, 10 gennaio. Il 12 e 13 novembre, Bruggemann ha svolto con Pistorius dei test a Colonia, e poi ha consegnato la propria relazione alla Iaaf. In un'intervista a Die Welt aveva parlato di un «considerevole vantaggio» per il sudafricano dall'uso delle protesi, a confronto con atleti normodotati.
«Abbiamo fatto dei test biomeccanici attraverso telecamere ad alta velocità posizionate in diversi punti per misurare l'azione simultanea delle diverse forze, il lavoro delle articolazioni e l'energia da esse sprigionata», spiega Bruggeman. «Quello che ho potuto rilevare dai test è che l'uso delle protesi in fibra di carbonio garantisce a Pistorius un vantaggio meccanico per quanto riguarda l'energia restituita dalla lamina, dalla parte terminale delle protesi, paragonato a quanto avviene per l'articolazione della caviglia umana nella situazione di velocità massima propria dello sprint».
Qual è la conseguenza sul modo di correre di Pistorius?
«La locomozione, la dinamica del movimento nello sprint, con questo tipo di protesi artificiali è completamente differente rispetto a un'articolazione umana impegnata nella fase della corsa. È una dinamica differente, diversa. Non posso dire se sia un vantaggio o uno svantaggio. Sotto un profilo meccanico le protesi producono un vantaggio nell'energia di ritorno nell'impatto col terreno, in questa situazione specifica».
Ma in base a questi risultati, Pistorius potrebbe correre a Pechino con i normodotati?
«Non spetta a me dirlo. Io ho solo interesse nello studiare, sotto un profilo meccanico, questo specifico tipo di corsa. E posso solo ribadire questo: sotto il profilo meccanico, correre ad altà velocità con quelle protesi garantisce un vantaggio al livello dell'articolazione della caviglia. Ma probabilmente è anche svantaggioso a livello dell'articolazione dell'anca e del ginocchio».
Dal suo punto di vista Pistorius sottolinea che protesi come quelle che lui usa sono disponibili sin da 1997, e usate da molti atleti diversamente abili. Qual è allora la peculiarità del suo caso?
La pecularità del caso Pistorius sta nel fatto che il sudafricano è amputato a entrambi gli arti inferiori. Fino ad ora, fino ai test fatti da noi, non c'erano studi su un amputato a entrambe le gambe. Avevamo qualche dato su amputati al di sopra del ginocchio, ma per quelle che sono le mie conoscenze, quello di Pistorius è il primo caso di questo tipo, e quindi anche un'opportunità ulteriore per continuare a studiarlo. Per questo abbiamo comparato quest'articolazione artificiale della caviglia con l'articolazione umana nelle stesse condizioni di corsa e velocità massima.
Alcuni atleti paralimpici hanno sostenuto in questi giorni che le protesi garantirebbero a Pistorius un vantaggio anche a livello paralimpico. Si rischia a questo punto il paradosso di veder escluso Pistorius anche dalle Paralimpiadi? Direi proprio di no. Anch'io ho sentito opinioni di atleti che non hanno una doppia amputazione. Ma sono sicuro che ci sono, o ci potranno essere atleti in grado di utilizzare due protesi. Mi lasci dire piuttosto che è fantastico il modo in cui Pistorius riesce a gestire un handicap così grave: io mi sono limitato a studiare il caso sotto il profilo scientifico. Quello della sua partecipazione ai Giochi cinesi, in gara con i normodotati, adesso è un problema etico e politico, cui non spetta a me dare risposta.
da ilsole24ore

mercoledì 9 gennaio 2008

IL SECOLO DELL'AVVOCATO

Un vivere eccezionale fatto di lotte, dolori, successi e grandi passioni. Un riconoscimento mondiale di potere e carisma in un mondo non ancora "globale". Gianni Agnelli è stato per l'imprenditoria italiana, quello che Sophia Loren è ancora per il cinema: un'icona. Immortale, controversa, da imitare o evitare, la figura delll'Avvocato con la a maiuscola, a cinque anni dalla scomparsa, è ancora pulsante. La Fiat, la Juventus, la Ferrari, la "dolce vita" e quell'attaccamento personalissimo alla famiglia, rivivono in una mostra che inaugura il 10 gennaio al Vittoriano di Roma: "Il secolo dell'Avvocato", un titolo forte, importante, che vuole sottolineare come, in fondo, la storia di Gianni Agnelli sia la storia del 900 italiano: delle conquiste e delle perdite di una nazione geniale e capricciosa. A rendere omaggio al patron della Fiat c'è anche una biografia illustrata, edita da Rizzoli, la cui introduzione porta la firma di Henry Kissinger, grande amico di quello che il politico americano definì il "re d'Italia senza corona".
E noi vorremmo aggiungere, calcisticamente parlando, il "campione d'Italia senza più la sua Juventus".
La sua grande passione, anche se i motori e lo sci lo avevano sempre attratto e non poco, la Juventus, fatta di uomini e coraggio, imprese e glorie. Chissà, che cosa avrebbe fatto "lui" per la Juventus di milioni di tifosi, chissà quale via avrebbe intrapreso in quella maledetta estate del 2006, quasi sicuramente l'avrebbe difesa, come sempre aveva fatto, nel bene e nel male.
Avvocato ci manca, per noi "semplici" uomini di sport, nelle sue parole e nelle sue proverbiali frasi "piccanti", riuscivamo ad identificarci, ci sentivamo parte di quella storia fatta a strisce "bianconere", ci manca perchè da quando lei, e suo fratello Umberto, non ci siete più, tutto questo è svanito, e in qualche modo ci rendiamo perfettamente conto che mai sarà più come prima.
Ma la vogliamo ricordare, a cinque anni dalla sua scomparsa, nella maniera che sicuramente lei avrebbe voluto e sperato: "Siamo rimasti con un tozzo di pane, ma per lei, per noi e per la nostra Juventus, faremo di tutto per metterci sopra il foie gras".