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giovedì 10 gennaio 2008

QUESTIONE ETICA O POLITICA?

«Pistorius a Pechino in gara con i normodotati? Certo però che il suo è un caso unico, e le sue protesi garantiscono vantaggi, ma anche svantaggi».
Sembra essere possibilista Gert Peter Bruggeman, direttore dell'istituto di biomeccanica dell'università di Colonia, l'esperto incaricato dalla Iaaf di redigere una relazione tecnica sul caso Pistorius, l'atleta sudafricano bi-amputato alle gambe che, dopo i successi paralimpici, punta a partecipare alle Olimpiadi di Pechino in gara con i normodotati.
La decisione della Iaaf è attesa per oggi, 10 gennaio. Il 12 e 13 novembre, Bruggemann ha svolto con Pistorius dei test a Colonia, e poi ha consegnato la propria relazione alla Iaaf. In un'intervista a Die Welt aveva parlato di un «considerevole vantaggio» per il sudafricano dall'uso delle protesi, a confronto con atleti normodotati.
«Abbiamo fatto dei test biomeccanici attraverso telecamere ad alta velocità posizionate in diversi punti per misurare l'azione simultanea delle diverse forze, il lavoro delle articolazioni e l'energia da esse sprigionata», spiega Bruggeman. «Quello che ho potuto rilevare dai test è che l'uso delle protesi in fibra di carbonio garantisce a Pistorius un vantaggio meccanico per quanto riguarda l'energia restituita dalla lamina, dalla parte terminale delle protesi, paragonato a quanto avviene per l'articolazione della caviglia umana nella situazione di velocità massima propria dello sprint».
Qual è la conseguenza sul modo di correre di Pistorius?
«La locomozione, la dinamica del movimento nello sprint, con questo tipo di protesi artificiali è completamente differente rispetto a un'articolazione umana impegnata nella fase della corsa. È una dinamica differente, diversa. Non posso dire se sia un vantaggio o uno svantaggio. Sotto un profilo meccanico le protesi producono un vantaggio nell'energia di ritorno nell'impatto col terreno, in questa situazione specifica».
Ma in base a questi risultati, Pistorius potrebbe correre a Pechino con i normodotati?
«Non spetta a me dirlo. Io ho solo interesse nello studiare, sotto un profilo meccanico, questo specifico tipo di corsa. E posso solo ribadire questo: sotto il profilo meccanico, correre ad altà velocità con quelle protesi garantisce un vantaggio al livello dell'articolazione della caviglia. Ma probabilmente è anche svantaggioso a livello dell'articolazione dell'anca e del ginocchio».
Dal suo punto di vista Pistorius sottolinea che protesi come quelle che lui usa sono disponibili sin da 1997, e usate da molti atleti diversamente abili. Qual è allora la peculiarità del suo caso?
La pecularità del caso Pistorius sta nel fatto che il sudafricano è amputato a entrambi gli arti inferiori. Fino ad ora, fino ai test fatti da noi, non c'erano studi su un amputato a entrambe le gambe. Avevamo qualche dato su amputati al di sopra del ginocchio, ma per quelle che sono le mie conoscenze, quello di Pistorius è il primo caso di questo tipo, e quindi anche un'opportunità ulteriore per continuare a studiarlo. Per questo abbiamo comparato quest'articolazione artificiale della caviglia con l'articolazione umana nelle stesse condizioni di corsa e velocità massima.
Alcuni atleti paralimpici hanno sostenuto in questi giorni che le protesi garantirebbero a Pistorius un vantaggio anche a livello paralimpico. Si rischia a questo punto il paradosso di veder escluso Pistorius anche dalle Paralimpiadi? Direi proprio di no. Anch'io ho sentito opinioni di atleti che non hanno una doppia amputazione. Ma sono sicuro che ci sono, o ci potranno essere atleti in grado di utilizzare due protesi. Mi lasci dire piuttosto che è fantastico il modo in cui Pistorius riesce a gestire un handicap così grave: io mi sono limitato a studiare il caso sotto il profilo scientifico. Quello della sua partecipazione ai Giochi cinesi, in gara con i normodotati, adesso è un problema etico e politico, cui non spetta a me dare risposta.
da ilsole24ore

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