Cieli azzuri, in paesaggi che hanno il sapore di un tempo oramai passato, grandi montagne che si fanno accarezzare dal suono di venti ascoltati solo da chi ha ancora voglia di libertà, e in fondo alla valle un fiume, che scorre lento e limpido, abitato da un popolo abituato a lavorare, devoto al proprio spirito di sacrificio, concentrato e ligio alle regole che la natura dovrebbe insegnare fin dai primi giorni di vita.
Piccoli frammenti di una storia, nata per spazzare nuvole apparse in quegli orrizzonti, in cui la dignità e l'intelletto umano di quel popolo, hanno visto il sopraffare dell'ingiustizia.
Di metafore o storie romanzate a tutto questo, se ne potrebbero accostare molte, svariate, quello che alla fine importa più di ogni oltra cosa, è la libertà.
La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano. Fu approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947. Fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947.
Umberto Terracini, firmatario dell'atto insieme a Enrico De Nicola e Alcide De Gasperi, citò testualmente: "L'Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore".
Un patto di amicizia, di fraternità, di tutto il popolo italiano, la libertà di poter intraprendere la strada dell'uguaglianza, del rispetto, dello scindere sempre e comunque i rapporti di interessi da quelli dell'amicizia, affidando a questo popolo la realizzazione della saggezza, della disciplina e della severità, a prescindere dai ruoli, rendendolo responsabile dei diritti e dei doveri che ne conseguiranno.
Il "nostro" popolo, di questo patto, ne ha fatto una sorta di codice, per il rispetto e l'onorabilità della strada intrapresa nei confronti di qualunque essere umano.
E come cita, in un articolo apparso recentemente anche sul sito "Petrus" (il quotidiano on-line sul Pontificato di Benedetto XVI), un nostro carissimo amico, riferendosi alle parole che disse un giorno un signore al di sopra delle parti, “Scagli la prima pietra chi è senza peccato".
Questo non vuol distogliere da noi, la presa di coscienza di essere sempre e comunque carne e mente, chi di noi, potrebbe raccogliere quella pietra e scagliarla, probabilmente nessuno.
Ma la nostra anima, la nostra ragione, vuole andare al di sopra di qualunque ideologia o religione, ed è per questo che facciamo informazione, ed è per questo che cerchiamo la verità, ed è per questo che ogni giorno ci battiamo affinchè la giustizia venga a galla.
Non cambieremo il mondo, in pochi ci sono riusciti (e anche male), vorremmo solamente renedere trasparente ciò che in questo Paese non lo è più; l'informazione.
Quella Costituzione, vecchia oramai sessant'anni, non ha insegnato nulla, non ha impartito quelle regole che ogni cittadino avrebbe dovuto custodire severamente e realizzarle in maniera disciplinata, troppe amicizie, troppi interessi, hanno fatto si, che queste regole venissero e vengano calpestate giorno dopo giorno, senza nessun ritegno.
L'articolo 21 di quella Costituzione si rifà alla libertà, di pensiero, di parola, di scritto, per dare ad ogni cittadino la possibilità di esprimersi, in un Paese civile e democratico, ma questa libertà di opinione non deve mai e poi mai essere il veicolo per sottostare ad opinioni che non siano di chi le affigge.
Forse un giorno, quelle montagne saranno nuovamente accarezzate da venti pieni di libertà, forse un giorno quei cieli saranno nuovamente liberi e potranno illuminare nuovamente quei paesaggi.
Sicuramente, in fondo a quella valle, il popolo del fiume sarà ancora lì, a fare informazione, a lavorare per quel patto che qualcuno ha scritto per esso, a rimanere attaccato alle regole della natura, perchè la voglia di amicizia e fratellanza rimarranno per sempre, custodite e realizzate per la libertà di ogni essere umano.
di Cirdan
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