..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 7 febbraio 2008

ELEZIONI E REFERENDUM

POLITICAMENTE SCORRETTO
di Davide Giacalone


Le elezioni politiche anticipate faranno slittare i tre quesiti referendari sul sistema elettorale. I referendari se ne lamentano, ma, forse, in questo modo il lavoro da loro svolto assume un valore ancora maggiore. Il referendum, difatti, non è in nessun caso lo strumento adeguato per ottenere una buona legge.
Non lo è stato neanche in passato. Anche oggi, se dessimo per acquisite le tre vittorie dei “sì” ci troveremmo con un Parlamento identico, ma i cui componesti sono eletti con premio di maggioranza, in tutti e due i rami, sulla base non di liste coalizzate ma singole. In altre parole: quella che ieri si chiamava “coalizione” domani si chiamerebbe “lista unica”, ed alla prima crisi di governo si riproporrebbe il problema che abbiamo oggi: che legittimità hanno i parlamentari eletti grazie al premio, nel momento in cui cambiano schieramento? Questa osservazione, sia chiaro, non è una critica al comitato promotore, perché quello non ha potuto che muoversi con gli strumenti che la legge gli mette a disposizione, quindi solo per via abrogativa. Ma è un errore credere che quel risultato sia soddisfacente in sé.Lo penso fin dall’inizio, ed è una delle ragioni per cui, fin dall’inizio, mettendo nel conto i timori per la pronuncia della Corte Costituzionale, prevedevo le elezioni anticipate in primavera. Avere raccolto le firme, però, è stato non solo utile e meritorio, ma decisivo per porre la questione ad un riottoso e negligente mondo politico. Solo grazie allo spauracchio dei referendum le forze politiche hanno provato a cambiare la legge elettorale, ed è sempre grazie ai referendum che il tentativo Marini ha avuto quel tema al suo centro (benché fosse del tutto improprio), ed è in virtù di quelli che il fallimento di Marini porta alle elezioni. E non finisce qui.Voteremo, eleggeremo il nuovo Parlamento, dopo di che quello dovrà cambiare la legge elettorale. E dovrà farlo subito, perché alla primavera successiva i referendum sono sempre lì. Non solo: si potrebbe chiedere alle forze politiche di promettere, durante la campagna elettorale, di fare quello che i socialisti di Craxi imposero quando si trattò di votare sulla responsabilità civile dei giudici, ovvero convocare i referendum in autunno. Questo non per mettere inutilmente fretta, ma perché sia chiaro che la prossima legislatura o avrà caratteristiche costituenti o sarà ancora del tempo perso. E per imporre agli eletti la necessità di quel dialogo istituzionale che è invocato solo quando i vincitori elettorali si ritrovano prematuramente spompati.Insomma, questa primavera non voteremo i referendum elettorali, ma il successo dei referendari, ed il loro peso, si propaga nell’immediato futuro e la questione non resta solo aperta, ma anche urgente. Non è il caso, quindi, che si profondano in lamentele che, oltre un certo limite, sono stucchevoli.
05/02/2008




Sciolte le Camere, si vota il 13 e 14 aprile
Il ministro Bianchi: «Decideremo entro la prossima settimana se accorpare le elezioni amministrative»

ROMA - Le elezioni politiche si terranno domenica 13 e lunedì 14 aprile. I simboli dei partiti devono essere depositati al Viminale tra la mattina di venerdì 29 febbraio e domenica 2 marzo. Le liste di candidati vanno presentate tra la mattina di sabato 9 marzo e le 20 di domenica 10. Martedì 29 aprile ci sarà la prima seduta del Parlamento della prossima legislatura, la sedicesima nella storia della Repubblica. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, che deve ora valutare se sia possibile meno effettuare l'accorpamento del voto per il rinnovo del Parlamento con quello delle amministrative. L'opportunità è vista di buon occhio dal premier dimissionaro Romano Prodi: «Farò ogni sforzo per minimizzare i costi e gli incomodi - ha spiegato in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, dopo l'annuncio dello sciogliemento delle Camere da parte di Napolitano -: più votazioni verranno concentrate in un solo giorno, meglio sarà per i cittadini. Tutto questo - ha precisato - nel rispetto delle leggi e delle prerogative di autonomia, ad esempio per l’elezione dell’assemblea siciliana che ha regole diverse». L'accorpamento del voto potrà essere realizzato però soltanto con un apposito decreto che consenta di derogare alla norma secondo cui le elezioni amministrative si possono tenere soltanto tra il 15 aprile e il 15 giugno.

SCELTA OBBLIGATA - La decisione del Consiglio dei ministri è arrivata in tarda mattinata dopo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva ufficializzato con un decreto lo scioglimento del Senato e della Camera dei deputati. Una decisione presa, come lui stesso ha spiegato in una breve comunicazione ai cronisti, con il grande «rammarico di dover chiamare gli italiani alle urne senza che la riforma elettorale sia stata approvata».Napolitano ha spiegato che la decisione è stata inevitabile, dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato al presidente del Senato, Franco Marini. Un lavoro, quello portato avanti per una settimana dalla seconda carica dello Stato, che malgrado «impegno e scrupolo» che il capo dello Stato giudica encomiabili, «non è purtroppo stato coronato da successo». Napolitano non ha insomma nascosto la propria delusione per il passo che ha dovuto compiere. «Già nel febbraio dello scorso anno - ha fatto notare il presidente - rinviando al Parlamento il governo dimissionario avevo evidenziato la necessità di una modifica del sistema elettorale vigente. Ma nella discussione che da allora è seguita hanno a lungo pesato le incertezze tra le forze politiche. Si era tuttavia giunti nelle ultime settimane sulla soglia di una possibile conclusione. Di qui il mio auspicio affinché si procedesse con quella riforma come primo passo verso una revisione delle regole di funzionamento della competizione politica».


"ELEZIONI ANTICIPATE ANOMALIA" - Ma il precipitare della situazione ha impedito l'intesa tra le forze politiche e il netto no dell'opposizione ha legato le mani anche al Quirinale, che in questa situazione non ha potuto fare altro che chiudere la legislatura. «La decisione di sciogliere le Camere è divenuta obbligata - ha detto Napolitano - visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente ocmputo nella convinzione che elezioni così fortemente anticipate costituiscano un'anonamlia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari e non senza conseguenze sulla governabilità del Paese».

"CONTINUI IL DIALOGO" - Napolitano ha però voluto esprimere pubblicamente l'auspicio che il confronto tra i Poli non sia del tutto tramontato: «Il dialogo su questi temi, ora rottosi, resta un'esigenza ineludibile per il futuro del Paese - ha detto -. Mi auguro che campagna elettorale si fondi dunque su quell'esigenza ed è il momento per le forze politiche di dare prova di senso di responsabilità per fare fronte agli impegni a cui l'Italia è chiamata».

Nessun commento: