..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 14 agosto 2008

A MIO PADRE

...a me piace pensare che sia stato proprio Tu, andandotene, a restituirmi la capacità di credere in me stesso.Con un sorriso accompagnerò ogni mio giorno, ogni mio movimento, ogni mia gioia, ogni mia delusione, ogni mio momento in cui vorrò stare accanto a te.
A modo mio, ho imparato da te il lavoro, il sudore, la fatica, i sacrifici, l’onestà, la vita.
Ci sono molte, troppe cose che da quel giorno sono rimaste sole con me e senza di te, ma le continuo a vivere, perché loro avevano bisogno di noi e ancora di più oggi hanno bisogno di me, della mia grazia, dei miei dispiaceri, delle mie emozioni.
Perché le abbiamo respirate, vissute, condivise, combattute, a volte vinte altre perse, a volte ci hanno regalato un istante di felicità altre meno, facendo parte della nostra vita, e per sempre vivranno, dentro di me accanto a te.
Nessun rimpianto, nessun rancore accompagneranno i miei giorni lontano da te, solo rabbia, di non potere più sentire la tua carnalità addosso.
Ho saputo cogliere l’importanza della dignità, dell’orgoglio, di quello che oggi sono grazie al tuo nome.
Mi hai donato il regalo più bello, la vita.
Una vita che ho vissuto a volte lontana da come la intendevi tu, una vita forse troppo spericolata da come la volevi te.
Ma la fiducia che ci eravamo costruiti ha fatto si che questa mia vita non ci allontanasse mai, non fosse poi così diversa.
Rimarrai per sempre un esempio di padre, con i tuoi limiti, i tuoi sbagli, i tuoi difetti, ma con un cuore che non ha mai avuto né confini, né falle, né mancanze…




E' passato un anno...un lungo anno.
A volte mi sembra poco, a volte tantissimo, quasi infinito.
E oggi sono qui, a ricordare, a pensare, per una volta a quel giorno, non l'ho fatto spesso, ho sempre preferito pensare a quando sorridevi.
Tutto è stato veloce, rapido, immediato, quasi a non voler farmene rendere conto.
Quell'attesa, quell'aspettare, l'arrivo di quel camice bianco, quella porta che si apriva, quella frase.......
E poi il freddo, sorretto solo dalla forza delle mie gambe, che di forza non ne avevano più.
Ci siamo guardati, dentro, con un'intensità unica e che per sempre non andrà via, quella è stata ed è ancora oggi la nostra forza, la forza che solo tu mi potevi dare, per poi trasmetterla.
La paura credo di averla vista, dentro i tuoi occhi, forse sapevi, non lo so, ma ero lì e forse, anche quella volta, il coraggio non ti è mancato, te coraggioso come nessuno mai ho incontrato in vita mia.
Ti ho detto una bugia, ma serviva, più a te che a me, io che sapevo, e che di bugie non potevo raccontarmene.
Ti ho lasciato un attimo, dovevo andare, dovevo trasmettere tranquillità e speranza a chi ha passato con te più di cinquant'anni di vita, lì non potevo mentire e non l'ho fatto.
Improvvisamente mi hai restituito quella capacità di credere in me stesso, quella frase che scrivo ovunque quando ti penso, quella capacità che ti ho lasciato governare quando stavo con te, quella capacità che mi riprendevo ogni volta che ti stavo lontano, e quel giorno ho dovuta rifarla mia, per sempre.
Sono tornato, e tu, forse, stavi già pensando ad altro.
Poi la notte, quella stanza, quel respiro, prima forte, poi leggero, quel viso disteso e soave.
Ancora un cenno, quel cenno che hai fatto a chi sai tu.
Ti è stato vicino, insieme a me, tenendoti una mano, non ti ha lasciato nemmeno lui.
Sarà una questione di Dna, non lo so, ma insieme ad una lacrima ha tirato fuori il coraggio e ti ha vissuto fino al sonno.
Dormivi, bene, come un bambino, senza soffrire.
E lui accanto a te ad asciugarti il sudore, intriso in un fazzoletto.
Gli occhi, i nostri, che non si chiudevano, la fatica, la stanchezza, la nostra, che prendeva forza.
Poi la pace, la tua, quella per sempre, dopo un sonno profondo, quel sonno che forse non avevi mai fatto in tutta la vita.
Ci sono eventi, situazioni, che spesso si confondono con delle coincidenze, io che alle coincidenze non ho mai creduto.
Stasera giocava la tua Juventus.
Il tuo Alessandro Del Piero ha tirato fuori la lingua, quel gesto che a te piaceva tanto, per il quale sorridevi come un bambino.
Ha alzato ill pugno al cielo, ha guardato in alto, dopo aver segnato.
Non poteva pensare a te, come poteva, ma il mio pensiero in quel momento è stato quello.
La sua dedica per te, per te che stavi sorridendo come un bambino.
Ciao.

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