di Francesco Blasilli
Un tranquillo giorno italiano, con il decreto Gelmini che viene approvato, gli studenti che fanno a cazzotti i piazza, Veltroni che si dimostra alla canna del gas e Cossiga che regala l’ennesimo show. A piazza Navona, dove si erano riuniti i manifestanti, si è iniziato con un’aggressione isolata partita dagli studenti di destra per guadagnare la testa del presidio, poi è stata la volta di veri scontri, con tanto di lancio di tavolini tra studenti di estrema destra e di sinistra, davanti ai turisti impauriti e l’immediata serrata dei negozi. Alla fine è intervenuta la Polizia e la giornata si è conclusa con qualche ferito lieve in entrambi gli schieramenti e due arresti. Nel frattempo, a due passi, il Senato ha approvato il decreto Gelmini. “La scuola cambia – queste le prime parole del ministro - si torna alla scuola della serietà, del merito e dell’educazione. Entro una settimana presenterò il piano sull’università”. Per il quale, gli studenti hanno messo in atto una sorta di protesta preventiva. Manifestazioni che non sono proprio andate giù a Berlusconi, per il quale “le occupazioni di aeroporti e stazioni non sono un atto di democrazia, non sono espressione diretta di democrazia, sono una violenza contro i cittadini, le istituzioni, lo Stato”. E pur ribadendo il diritto a manifestare, il premier confessa che il governo è stato “addirittura di manica larga, perché gli studenti non possono intralciare il traffico, occupare piazze e impedire a chi vuole studiare di farlo”.
Veltroni, dal canto suo. ha proseguito la discesa negli inferi dipietreschi promuovendo “un referendum abrogativo” contro il decreto Gelmini, visto che “il Governo non ha voluto ascoltare nessuno” ed ha anche “rifiutato il confronto con il mondo della scuola”. Quindi via al referendum, “affinché non sia l’espressione di una iniziativa di un partito politico ma il più grande referendum partito dalla società civile”. Evidentemente, il segretario del Pd è ancora ubriaco di folla. E Di Pietro gongola, pronto con i suoi banchetti a raccogliere le firme anche contro la Gelmini. Fortuna, di fronte a tanto grigiore politico, che c’è Cossiga. L’emerito presidente vota a favore del decreto e accusa gli studenti di protestare “contro il nulla” favorendo i “baroni universitari”. Cossiga ha poi ringraziato i manifestanti, perché “per me – ha detto - è stata una botta di vita sentire echeggiare slogan che temevo ormai desueti, sapere che esisto e che qualcuno si ricorda di me con Cossiga boia, Cossiga assassino e Cossiga piduista”. E poi, più serio ma non troppo, Cossiga si è lasciato andare ai ricordi, ai “tempi di Berlinguer non di Walter Veltroni, i tempi di Alessandro Natta e non di Franco Marini. Erano i tempi del glorioso Partito comunista. Quando Luciano Lama venne cacciato dall’Università, il gruppo del Pci si alzò in piedi ad applaudirlo. E io venni applaudito perché avevo fatto picchiare a sangue gli studenti che avevano contestato Luciano Lama”. Si torna poi al al presente con la sinistra che cala il suo jolly: stasera Sabina Guzzanti torna ad Annozero. In una puntata dedicata alle proteste degli studenti da un titolo assai pacifista: “Io non ho paura”.
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