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mercoledì 29 ottobre 2008

IL 137 DIVENTA LEGGE


Scuola, il decreto Gelmini è legge
Il ministro: «Ora si torna alla serietà»
Sì del Senato al provvedimento. Palazzo Madama «assediato».
I parlamentari dell'opposizione in piazza
ROMA - Il decreto Gelmini (il 137 del 2008) è legge. Mentre Palazzo Madama resta presidiato da un'imponente presenza delle forze dell'ordine per fronteggiare le manifestazioni degli studenti, il Senato approva con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astenuti il provvedimento che porta il nome del ministro dell'Istruzione e che prevede, tra le altre cose, il ritorno dal 2009-2010 delle classi con il maestro unico nella scuola primaria e il voto in condotta che farà media con quelli conseguiti nelle altre materie (la scheda).
«LA SCUOLA CAMBIA» - «La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione» ha detto la Gelmini dopo il sì al decreto, annunciando che entro una settimana metterà mano a un piano che riguarda l'Università. Per il ministro «provvedimenti come il voto in condotta contro il bullismo, l'introduzione dell'educazione civica, dei voti al posto dei giudizi, il contenimento del costo dei libri per le famiglie e l'introduzione del maestro unico sono condivisi dalla gran parte degli italiani».
OPPOSIZIONE IN PIAZZA CON GLI STUDENTI - Nonostante il via libera al decreto sulla scuola gli studenti assembrati sotto Palazzo Madama sembrano non voler mollare. «Continueremo al nostra lotta nelle Università e nelle scuole», annunciano. Dopo il voto, tutti i 119 parlamentari del Pd e i 14 dell'Idv sono scesi in Piazza per parlare con gli studenti. Sul piede di guerra l'Italia dei Valori. Ora che il decreto Gelmini è legge i dipietristi si dicono «già pronti a raccogliere le firme per il Referendum abrogativo, così - spiegano - daremo ai milioni di studenti, insegnanti e genitori lo strumento che la Costituzione riconosce per cancellare leggi barbare e sbagliate». E il Pd appoggia l'idea del partito dell'ex pm. «Il referendum è uno strumento di democrazia diretta per rispondere a questo governo che si tappa orecchie e bocca».
GLI STUDENTI E NAPOLITANO - Applausi degli studenti radunati in piazza Montecitorio a Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica stava uscendo dalla Camera, dove aveva assistito all'apertura di un convegno sul 4 Novembre. Napolitano ha ricambiato il saluto dei manifestanti facendo un cenno con la mano, prima di salire sull'auto presidenziale. E qualcuno ha urlato in un megafono: «Presidente, non ci lasci soli!». Momenti di tensione invece a piazza Navona, dove si sono registrati scontri tra studenti di destra del Blocco Studentesco e manifestanti dell'Unione degli Studenti.
«SILENZIO OPACO» - Clima acceso in Aula durante le dichiarazioni di voto. Proprio la Pd Anna Finocchiaro si è rivolta direttamente al ministro nel suo intervento. «Il suo silenzio è indifferente e opaco - ha attaccato la senatrice siciliana -. Alle domande lei non risponde e colpisce questa vostra cupa determinazione. Di queste giornate colpisce il disprezzo per le ragioni degli altri» è l'affondo della senatrice siciliana. «Pensate che approvate questo decreto e che sia finita qui. Non è così, non è così per noi e non credo che sarà così per il Paese». Un avvertimento alla maggioranza, accolto dai colleghi del partito, tutti in piedi, con un lungo applauso. «Pagliacci» hanno gridato i senatori del Pdl.
COSSIGA SHOW - Ha suscitato non poche polemiche durante la seduta l'intervento di Francesco Cossiga. Il senatore a vita si è detto favorevole alla conversione in legge del decreto sulla scuola, accusando chi è in piazza di «protestare contro il nulla» favorendo i «baroni universitari». Ironico il presidente emerito in Aula. «Anzitutto - ha detto - voglio ringraziare gli organizzatori e i partecipanti delle oceaniche manifestazioni di questi giorni. Per me è stata una "botta di vita" sentire echeggiare slogan che temevo ormai desueti, sapere che esisto e che qualcuno si ricorda di me con: "Cossiga boia", "Cossiga assassino"».
LA LEGA BACCHETTA IL MINISTRO - A Palazzo Madama il gruppo della Lega ha bacchettato il ministro per le dichiarazioni su Obama. «La sosterremo sempre nella sua azione, signor ministro. Ma una cosa dobbiamo dirle in tutta sincerità - ha detto il presidente dei senatori del Carroccio Federico Bricolo -: l'intervista rilasciata giorni fa (al Corriere, ndr) in cui lei sosteneva che il suo modello è Barack Obama, francamente non ci è piaciuta». Parole che hanno suscitato il forte disappunto dei senatori dell'opposizione, in particolar modo di quelli del Partito Democratico.

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