..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

mercoledì 15 ottobre 2008

IL CONTAGIO


E’ finita, l'illusione, e tutto sommato è durata anche troppo.
Lontano da quello che accadeva nella realtà, l’economia finanziaria si è fatta ingolosire da facili guadagni in tempi rapidi, non vedendo, o forse facendo finta di non vedere, quello che, purtroppo, stava per accadere e inevitabilmente è accaduto.

All’inizio degli anni ’90 la parola “derivati” nell’ambiente finanziario non esisteva, a distanza di appena tre lustri, i derivati, hanno creato un valore nozionale pari a 550 mila miliardi di dollari, equivalente a dodici volte la produzione mondiale di ricchezza.
Una sproporzione irragionevole, tra l’insieme delle attività finanziarie e quelle dell’attività reale.
Il fuori mercato ha compiuto il resto: solo 40 dei 550 mila miliardi sono stati scambiati all’interno dei mercati regolamentari, il resto fuori.
Inseriti in veicoli fuori bilancio hanno avuto la peculiarità di essere efficaci per il facile guadagno quando tutta l’economia girava a pieno regime, successivamente sono diventati l’ombra di una qualunque possibile crisi, salvo poi ritrovarsi a dover fare i conti con la crisi dei mutui subprime, dove il valore del mutuo contratto era superiore al valore della casa acquistata, causa il crollo dei prezzi nell’immobiliare.
Mutui facili, bolla speculativa dei derivati, tutte varianti finanziarie che non solo hanno spinto i mercati a perdere per strada ogni relazione con i risultati aziendali o l’andamento dei titoli in Borsa, ma hanno anche permesso un rigonfiamento dei compensi dei grandi capi d’azienda, per i quali i parametri non si sono più affiancati all’andamento delle stesse aziende, ma pompati dall'euforia finanziaria, gli stipendi sono diventati una variabile indipendente.

I cambiamenti profondi che dovranno attraversare questo scorcio di storia non sono certamente da sottovalutare: in circolazione c'è sempre meno denaro disponibile per investimenti produttivi, le fonti di liquidità per le imprese restano a secco, o quasi, le banche si tengono ben stretti i residui capitali di cui dispongono, e quando li danno in prestito, esigono tassi d'interesse ben più elevati del recente passato.
Tra economia finanziaria ed economia reale il contagio è stato inevitabile, propagandosi nei tessuti dei portafogli di risparmiatori ed imprese, intaccando i due punti fondamentali che interessano da vicino gli stessi:
a. costo del denaro;
b. prezzi al consumo.
Nel primo caso le più penalizzate saranno le piccole-medie imprese, il cui fabbisogno di liquidità per ampliare il proprio raggio di espansione sarà traumaticamente bloccato dai tassi d’interesse sul denaro e sulla mancanza di fiducia da parte degli Istituti di credito nell’elargire prestiti.
Il secondo caso sarà consequenziale al primo, dove, imprenditori e dipendenti, divenendo consumatori, troveranno sempre maggiori difficoltà con i prezzi al consumo.

I valori delle società, grandi, medie o piccole, esistono, ci sono, fanno parte di quell’economia sana su cui basare una ripartenza.
Dopo una forte crisi, e forte come questa non si ricorda, c’è sempre un motivo e un perché per ricominciare.
La base è il ritorno a ciò che è concreto: prodotti, mercati, persone, tutto sinonimo di lavoro, quello reale abbandonando, e forse stavolta è inevitabile, l’illusione di quello che c’era e che probabilmente mai c’è stato.

Il treno della recessione e della crisi bancaria ha già lasciato la stazione, partendo verso chissà quale meta, dietro a tutto questo ognuno di noi è libero pensate di credere o supporre qualunque cosa; nonostante la partita sia ricominciata con piena fiducia i danni sono stati incalcolabili, i risparmi bruciati, impensabile che i cosiddetti titoli “tossici” siano spariti in pochi giorni.

I governi di tutto il mondo si sono posti in difesa delle banche, vero potere dell’economia mondiale, cercando di dare risposte brevi all’opinione pubblica. Un vivere sul “breve periodo” che rischia di ricalcare quell’economia virtuale che ha fatto crollare il baraccone mondiale. Ora servirà ragionare su prospettive a lunga durata, con riforme adeguate, con rating aziendali concreti, spalmati su medio-lungo termine, cercando di fare pulizia sulla quantità abnorme di dollari finiti ovunque, perché un ulteriore contagio potrebbe essere fatale.
di Cirdan

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