Fermi tutti si protesta
Oggi a Roma in Piazza della Repubblica la manifestazione dell’Ippica che vuole tornare a crescere
Da Piazza della Repubblica fino ai Ministeri. Un viaggio della speranza per l’ippica, che ha fermato le corse e oggi sfilerà per le strade di Roma in cerca di attenzioni da parte delle Istituzioni. Attenzioni che le permettano di concludere l’anno, ma che soprattutto le permettano di guardare al futuro con una speranza di rilancio. Una manifestazione alla quale parteciperanno tutti, perché è giusto parteciparvi. Tutti uniti per dimostrare a chi sta al Governo che il settore non chiede semplicemente di sopravvivere, ma che vuole fortemente tornare a crescere e riprendersi quel ruolo importante che da sempre ha avuto, e che tutt’ora ha in tutto il mondo, nella storia dello sport. A Roma sono attese almeno 1.500 persone (e per questo l’Unire ha spostato a giovedì mattina le dichiarazioni dei partenti per venerdì e sabato), in arrivo da tutta Italia per testimoniare il loro impegno e la loro volontà di lottare fino in fondo per avere quello di cui tutti sentono di avere diritto. Per essere considerati con pari dignità rispetto agli altri, per dire ad alta voce che l’ippica prospera con le scommesse, ma che dietro di esse c’è agricoltura al massimo livello, c’è lavoro, c’è passione, ci sono investimenti importanti. C’è una vera e propria industria, ecologica, che ruota intorno a un animale meraviglioso. I numeri parlano chiaro. Negli ultimi dieci anni l’ippica ha vissuto un calo continuo delle risorse. È stata snaturata, saccheggiata e infine messa in un angolo. La sua colpa è stata quella di essere cresciuta nei numeri in maniera disordinata, di aver creduto a promesse scritte sulla sabbia, di essersi illusa. Oggi la doccia gelata del calo del montepremi a quasi due terzi dell’anno ha risvegliato gli animi, provocato reazioni, idee e proposte di progetti. Che oggi faranno parte di quanto gli uomini del settore proveranno a spiegare al Ministro Zaia e agli altri interlocutori istituzionali con i quali sono previsti incontri. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, a quasi dieci anni fa, quando in un gelido gennaio tutto si fermò a fronte di una decisione simile a quella che si contesta oggi. E a guardare bene da allora non è cambiato nulla o quasi.
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