In un momento storico in cui appare pretestuoso chiedere alla giustizia un comportamento quantomeno deontologico, c’è chi, dalle pagine del Corriere della Sera, fa discendere l’evidenza di una presunta suggestione passata, invece di portare in evidenza quella che si è venuta a creare negli ultimi mesi.
Ma entriamo nel merito.
A pagina 44 del Corriere della Sera di giovedì 2 ottobre, Piero Ostellino, firma storica del quotidiano milanese, scrive di una dichiarazione rilasciata dal Senatore Luigi Grillo nell’estate del 2005 al quotidiano stesso, che si limita a riprendere testualmente:
«Ho appreso dalla stampa che esiste a Milano un centro che si avvale di un'apparecchiatura per le intercettazioni messa a punto da Telecom Italia».
L’allora presidente di Telecom, Marco Tronchetti Provera, querela il senatore, nonostante attribuisca alla stampa la fonte, per il reiterato approfondimento sul contenuto, secondo lo stesso, lesivo e difforme dalla realtà.
Ma il Procuratore della Repubblica, Fabio Napoleone, chiede al giudice per le indagini preliminari di disporre l'archiviazione del procedimento.
Nella motivazione si evince che, nonostante la mancanza di accertamenti giudiziari, la dichiarazione del senatore, attraverso la distribuzione capillare e reiterata dei media, ha generato nell’opinione pubblica il convincimento della sua veridicità al punto da coinvolgere in simile “suggestione collettiva” anche molti settori delle istituzioni.
Dall’articolo di Ostellino traspare un principio indiscutibile: una notizia, diffusa da più mezzi d’informazione, non suffragata da accertamenti giudiziari, a prescindere dai nomi, dai fatti o quant’altro, non può e non deve condizionare un’indagine e ancora meno un processo.
Proseguendo Ostellino fa notare che la disposizione di archiviazione del procedimento, chiesta dal Procuratore Napoleone al giudice per le indagini preliminari, rischia di creare un precedente, secondo il quale si registrerebbe il principio che, “se la diffondono tutti” non è il fatto che crea la notizia, ma è la notizia che crea il fatto, anche se il fatto di cui si parla non è vero.
In pratica un accredito sull’opinione del Procuratore della Repubblica, dalla quale, come precedentemente accennato, si cerca di evidenziare di come allora ci fu una suggestione al posto dei fatti.
Ma come in tutte le storie italiane che si rispettino non può mancare il lato pittoresco e un po maccheronico.
Non solo Ostellino parlando della suggestione di ieri dimentica quella di oggi, ma addirittura la avalla.
Ostellino dimentica che, con la stessa fretta di allora, oggi qualcuno è corso a santificare una persona che era a capo di due aziende coinvolte nel più grande scandalo spionistico italiano.
Dimentica che nessuno ha avuto il coraggio di ricordare ai propri lettori che un mancato rinvio a giudizio non equivale ad una sentenza d'assoluzione e che, durante lo svolgimento del processo, le carte in tavola potrebbero cambiare.
Provate a chiedere alle persone a cui è stato “aspirato” tutto: e-mail, documenti, persino fotografie, se non è vero, se non è mai successo niente, se è stata suggestione.
Ci provi Ostellino, e visto che c’è, provi ad usare il garantismo impiegato nei confronti dell’amico Marco Tronchetti Provera nei riguardi delle vittime di questa “suggestione”.
C’è chi del garantismo ne fa un faro, a prescindere da nome e cognome dell’interessato, c’è chi, invece, lo usa per i propri interessi, credendo che vada ad intermittenza, come le luci di un albero di Natale.
Scritto con la gentile e disponibile collaborazione di KAOS
Ma entriamo nel merito.
A pagina 44 del Corriere della Sera di giovedì 2 ottobre, Piero Ostellino, firma storica del quotidiano milanese, scrive di una dichiarazione rilasciata dal Senatore Luigi Grillo nell’estate del 2005 al quotidiano stesso, che si limita a riprendere testualmente:
«Ho appreso dalla stampa che esiste a Milano un centro che si avvale di un'apparecchiatura per le intercettazioni messa a punto da Telecom Italia».
L’allora presidente di Telecom, Marco Tronchetti Provera, querela il senatore, nonostante attribuisca alla stampa la fonte, per il reiterato approfondimento sul contenuto, secondo lo stesso, lesivo e difforme dalla realtà.
Ma il Procuratore della Repubblica, Fabio Napoleone, chiede al giudice per le indagini preliminari di disporre l'archiviazione del procedimento.
Nella motivazione si evince che, nonostante la mancanza di accertamenti giudiziari, la dichiarazione del senatore, attraverso la distribuzione capillare e reiterata dei media, ha generato nell’opinione pubblica il convincimento della sua veridicità al punto da coinvolgere in simile “suggestione collettiva” anche molti settori delle istituzioni.
Dall’articolo di Ostellino traspare un principio indiscutibile: una notizia, diffusa da più mezzi d’informazione, non suffragata da accertamenti giudiziari, a prescindere dai nomi, dai fatti o quant’altro, non può e non deve condizionare un’indagine e ancora meno un processo.
Proseguendo Ostellino fa notare che la disposizione di archiviazione del procedimento, chiesta dal Procuratore Napoleone al giudice per le indagini preliminari, rischia di creare un precedente, secondo il quale si registrerebbe il principio che, “se la diffondono tutti” non è il fatto che crea la notizia, ma è la notizia che crea il fatto, anche se il fatto di cui si parla non è vero.
In pratica un accredito sull’opinione del Procuratore della Repubblica, dalla quale, come precedentemente accennato, si cerca di evidenziare di come allora ci fu una suggestione al posto dei fatti.
Ma come in tutte le storie italiane che si rispettino non può mancare il lato pittoresco e un po maccheronico.
Non solo Ostellino parlando della suggestione di ieri dimentica quella di oggi, ma addirittura la avalla.
Ostellino dimentica che, con la stessa fretta di allora, oggi qualcuno è corso a santificare una persona che era a capo di due aziende coinvolte nel più grande scandalo spionistico italiano.
Dimentica che nessuno ha avuto il coraggio di ricordare ai propri lettori che un mancato rinvio a giudizio non equivale ad una sentenza d'assoluzione e che, durante lo svolgimento del processo, le carte in tavola potrebbero cambiare.
Provate a chiedere alle persone a cui è stato “aspirato” tutto: e-mail, documenti, persino fotografie, se non è vero, se non è mai successo niente, se è stata suggestione.
Ci provi Ostellino, e visto che c’è, provi ad usare il garantismo impiegato nei confronti dell’amico Marco Tronchetti Provera nei riguardi delle vittime di questa “suggestione”.
C’è chi del garantismo ne fa un faro, a prescindere da nome e cognome dell’interessato, c’è chi, invece, lo usa per i propri interessi, credendo che vada ad intermittenza, come le luci di un albero di Natale.
Scritto con la gentile e disponibile collaborazione di KAOS
Nessun commento:
Posta un commento