..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 27 dicembre 2008

ANIMA E PORTAFOGLI

La prima conta delle festività natalizie all’insegna della recessione è accompagnata dalle voci preoccupate e preoccupanti del Codacons. Secondo l'associazione i consumi a Natale sono scesi del 20% e con i saldi andrà peggio: meno 30%.
Negli Stati Uniti non è andata meglio. Una ricerca di Spending Pulse, il servizio di monitoraggio delle vendite retail di Mastercard, ha fatto emergere un calo del del 4% rispetto al 2007.
La preoccupazione sulle prospettive del 2009 ha fatto si che molte famiglie a Natale hanno tagliato sul superfluo: abbigliamento, calzature, giocattoli, profumi, casalinghi e arredamento.
Mentre hanno fatto leggermente meglio hi-tech e lusso, ma il dato più significativo è quello che giunge da Coldiretti. La fotografia che giunge dalle tavole degli italiani evidenzia una sostanziale tenuta, con una spesa che si assesta intorno ai 3 miliardi per imbandire pranzi e cenoni. Panettoni, torroni e cibi tradizionali hanno accompagnato i brindisi augurali di oltre 23 milioni di famiglie che hanno scelto la casa. In pratica nove italiani su dieci hanno trascorso queste prime giornate di festa tra le mura domestiche o in quelle di amici e parenti.
Dunque l'inevitabile è arrivato, e se da una parte la paura per quello che deve ancora arrivare ci ha condizionato nell'essere più oculati, dall'altra la mancanza effettiva di liquidità ha reso più spogli gli alberi di Natale.
Detta sinceramente se la crisi fosse educativa e non solo punitiva forse non sarebbe male. Il valore d'uso delle cose, nell'ultimo ventennio, è stato qualcosa che abbiamo perso di vista. Abbiamo comprato più di quanto in realtà avevamo bisogno, dagli oggetti tecnologici all'auto, dal giocattolo per il cuginetto o il nipotino al casalingo. Non abbiamo comprato perchè era necessario, lo abbiamo fatto per seguire una moda. Una volta, e nemmeno tanto tempo fa, gli oggetti che si rompevano si portavano ad aggiustare, che questi fossero una televisione o una semplice lampada da tavolo, oggi si buttano. Da una parte perchè economicamente conveniete - così almeno ci dicono ogni qual volta che lo si chiede - dall'altra perchè non esiste più il tecnico che li ripara. Una volta si cambiava l'auto perchè quella precedente aveva sul conta chilometri un numero da far impallidire lo scambio di titoli in una normale giornata a Wall Street, oggi la si cambia perchè il nuovo modello promette prestazioni ed optional strabilianti, e fanno il paio a quanto sopra il cellulare, la lavatrice o il computer di nuova generazione.
Gli spot pubblicitari che ci trasmettono immagini di esistenze perfette quanto irreali, spingendoci a consumare sempre di più prodotti di cui non abbiamo alcun bisogno, ci hanno indotto a perseguire ed imitare modelli di vita irrangiungibili, rendendoci schiavi di quello che oggi siamo.
Questo non vuole essere un discorso per rinnegare lo sviluppo della civiltà occidentale, ma per riflettere sul suo essere priva di ideali e di certezze. Vittorio Feltri nell'editoriale apparso sul cartaceo di Libero del 2 novembre scrisse: "Se la crisi, come paventano gli economisti (i quali non ne hanno mai azzeccata una), si farà sentire sotto forma di morsi della fame quasi quasi sarò contento: le riviste non ci romperanno più le palle con le diete e il diffondersi preoccupante dell'obesità, addirittura infantile. Pensate alla gioia di poter tirare la cinghia senza senza strizzarsi le budella. Aumenterà la disoccupazione? Ottimo. Diminuiranno gli extracomunitari e il ministro Maroni avrà meno rogne. Licenzieremo per indigenza le badanti eritree e ucraine e daremo la precedenza alle nostre connazionali neodisoccupate; oppure accudiremo noi stessi al nonno imparando che i vecchi non si scaricano come fardelli perchè se andrà di lusso tutti invecchieremo prima di tirare le cuoia".
Questa crisi deve servire per capire e soprattutto per costringerci a darci una mossa, solo così, forse, ne usciremo fortificati, e se non lo saremo nei portafogli almeno lo saremo nell'animo.
di Cirdan

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