..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

domenica 14 dicembre 2008

COSE CHE CAMBIANO E CHE NON RESTERANNO


Un anno fa scrivemmo di una serata come tante, nella periferia a nord di Milano.
Umidità che la faceva da padrona in un clima ormai tipicamente invernale, che giorno dopo giorno si avvicinava ad abbracciare l’ennesimo Natale.
A distanza di dodici mesi nulla è cambiato, o quasi.
Domenica sera scenderanno in campo le due società che hanno contribuito ad esportare il calcio italiano nel mondo: da una parte il Milan, che nel frattempo è diventato campione del mondo per club, dall'altra parte la Juventus, quella squadra che solo un anno fa definimmo "fatta di uomini soli".
Ad oggi le cose sono rimaste più o meno identiche: i rossoneri costantemente seguiti dal Presidente del Consiglio e dal numero uno di via Turati; i bianconeri quasi mai seguiti dall'ingegnere John Elkann.
Allora l'incontro si concluse sullo 0-0 e la cronaca raccontava della solita Juventus che partiva a tutta per intimidire gli avversari, per soggiogarli con la sua immensa voglia di vincere, per costringerli dopo pochi minuti alla difensiva.
Scrivevamo di un uomo che siedeva in panchina mentre masticava una gomma americana, di un altro che indossava una maglietta blu e la fascia da capitano, e di uno biondo, abituato a correre da quando è nato.
La storia dell'uomo insegna che nella vita si cresce e inevitabilmente si cambia, salvo eccezioni.
Quegli stessi uomini di un anno fa sono cambiati: domenica sera chi sedeva allora in panchina sarà con molta probabilità in campo, indosserà la fascia da capitano e cercherà di realizzare il suo 251° gol in bianconero, in una stagione che lo sta vedendo assoluto protagonista di una squadra in cui uomo c'è diventato; chi aveva la maglietta blu non ci sarà, e tra un "Canta Tu" e uno "Smile" è diventato anche padre, ma Vasco Rossi cantava "credi che basti avere un figlio per essere un uomo e non un coniglio? Eh!", le considerazioni le lascio a voi; chi non cambierà mai è quello biondo, ma qui rientriamo nel campo delle eccezioni.
Domenica sera cambierà la location, la periferia sarà sempre quella più a nord, ma di Torino e non di Milano. Lo stadio non potrà fregiarsi del titolo di "Scala del calcio", sarà semplicemente "l'Olimpico", scarno di gladiatori e di divinità, e tra chi siederà sulle gradinate e chi sorseggerà una birra davanti alla televisione mancherà inevitabilmente ancora lui.
Quella figura che creò in pochi anni la squadra più forte del mondo. Quell’uomo che, prima di scegliere un calciatore, sceglieva l’uomo, cercava la serenità che albergava all’interno della sua vita privata. Mancherà chi non è mai mancato ad una partita, che ci fosse il sole, la nebbia, il caldo, il freddo, nemmeno quando per giocare sarebbe servita la Canottieri di Recco invece che la Juventus. Lui che ha dato un’impronta di stile, di coraggio, di fame del successo, anteponendo a tutto questo la figura dell’uomo, con le sue debolezze, le sue imperfezioni, pur consapevole di essere il più bravo. Ma oggi come dodici mesi fa lui non ci sarà.
Domenica sera non siederà in tribuna a difendere, come si difende un figlio, la sua creatura, ad essere presente e a mettersi davanti ad ogni difficoltà, ad ogni illazione, ad ogni frase fuori posto, ad ogni errore arbitrale.
Quando finirà la partita riecheggerà l'assordante silenzio ascoltato lo scorso anno, senza sentirlo stuzzicare il giornalista di turno, replicare in maniera sarcastica e polemica a chi gli avrebbe fatto notare la futuribile trattenuta lieve di Chiellini ai danni di Ronaldinho.
Le immagini scorreranno via veloci, lo stadio si svuoterà e quello che rimarrà di quella squadra rientrerà negli spogliatoi.
Uomini che saranno un po' meno soli, ma sicuramente più normalizzati.
Di lui che a San Siro, all'Olimpico o al San Paolo non sarebbe mancato nemmeno con la febbre, si ricorderanno in pochi, dagli addetti ai lavori a coloro che hanno costruito le proprie fortune calcistiche grazie all'intuito e alla capacità di masticare calcio di chi sarebbe stato sempre presente.
In pochi si ricorderanno anche di chi lo scorso anno perse Manuela (Prandelli ndr), lasciandolo in un vuoto incolmabile che nessuna vittoria potrà mai colmare.
Ma la vita è fatta di vittorie e sconfitte, e non solo quelle calcistiche; spenti i riflettori del palcoscenico si guarderà avanti, come è giusto che sia, ci saranno altre partite, altri stadi, andranno avanti le vite di uomini e calciatori, si scriveranno nuove pagine di storia.
Ma a noi, quelli che non dimenticheranno mai, passerà un brivido lungo la schiena, ricordando chi, con il lavoro e la meritocrazia, ci aveva regalato una realtà, e ricorderemo anche chi, per volere del destino, è rimasto solo diventando sempre più uomo, derubato per sempre di un amore, in una vita di cose che purtroppo non resteranno.
di Cirdan

Nessun commento: