Molti giornali che contribuirono coi loro pool paralleli al seppellimento di una classe politica -salvando la sinistra -, hanno scoperto che la corruzione c’è, eccome ,e, dilaga e coinvolge soprattutto la sinistra, le sue regioni, i suoi comuni. Che oggi il Pd rischi di finire nel tritatutto di quella questione morale che fu il suo cavallo di battaglia, è più che evidente. Forse, è più che normale. Intere regioni più o meno rosse indagate, avvisate ,arrestate; sindaci e assessori nei guai, alcuni suicidati, governatori in procinto di dimettersi, Napoli/Gomorra sull’orlo del burrone, molta parte del sud in mano alla criminalità organizzata. Insomma, non è cambiato nulla, semmai è peggiorato tutto. La seconda repubblica ha fatto flop. Ma non è tutta colpa sua. Adesso, soltanto adesso, opinionisti giustizialisti, giuristi, giudici, ex giudici ed ex pm, attualmente parlamentari (di sinistra quasi tutti, et pour cause!) scoprono che quanto accade oggi nel campo della corruzione è peggio dei tempi di Mani Pulite, più grave, più endemico. Ma non fu l’allora procuratore aggiunto Gerardo D’Ambrosio, nel pieno dell’inchiesta del secolo (che non avrebbe dovuto guardare in faccia a nessuno) che nel 1993 sentenziò: Mani pulite/Tangentopoli è praticamente finita con l’emersione dei reati di corruzione compiuti dalla Dc e dal Psi? Quindici anni dopo, che succede? Niente.Tutto come prima, più di prima. Dopo la gotterdammerung giustizialista che inabissò un’intera classe dirigente fra abusi di carcerazione preventiva e lanci di monetine, mentre i media aizzavano la caccia al capro espiatorio, capita ora di trovare sul grande “Corriere” ben due pagine di autocritica. Benvenuta, certo. Ma non basta.
Sembra quasi un voler mettere una pietra tombale, in nome del chi ha dato, chi ha avuto, ecc. Non basta perchè la distruzione avvenuta allora, lungi dal debellare la corruzione, ha annientato la politica, i suoi partiti referenti, il tessuto connettivo, l’identità. La sinistra, che ci ha costretto a leggere la storia d’Italia secondo la sua narrazione che comprende(va) la delega alla magistratura a instaurare il regno della virtù, si trova oggi sul banco degli imputati, mentre la magistratura è in preda al marismo per eccesso di autoreferenzialità. Gli ex comunisti si salvarono, allora, agitando la bandiera della questione morale senza averne alcuna autorità, e solo per gareggiare coi magistrati amici nel precostituire il regno della onestà, la palingenesi morale coi suoi guardiani e tutori. I pasdaran dell’etica, i demagoghi dell’Italia rigenerata, non solo hanno ottenuto un risultato rovesciato con l’avvento di Berlusconi, ma hanno posto le basi alla disintegrazione della politica e, soprattutto, alla decomposizione della sinistra. Il suo precipitare a vite, fra un arresto illustre e un’inchiesta dirompente, trova testimonianze angosciate in chi, come Cacciari e Chiamparino, spaventati dall’onda leghista, stracciano la storia unitaria d’Italia in favore dell’avvento di un Nord prerisorgimentale, federato e/o cantonale alla Miglio, con una Venezia trasformata addirittura in land. Il che certifica da un lato il crollo verticale di una politica e di una storia, da Gramsci a Togliatti a Berlinguer a Veltroni, dall’altro l’inzio della fine del Pd in piena crisi d’identità. O, se si vuole, alla frutta. Basti pensare alla esilarante gestione del caso Murdoch: e ho detto tutto! (Totò).
di Paolo Pillitteri
da L'Opinione della Libertà
Sembra quasi un voler mettere una pietra tombale, in nome del chi ha dato, chi ha avuto, ecc. Non basta perchè la distruzione avvenuta allora, lungi dal debellare la corruzione, ha annientato la politica, i suoi partiti referenti, il tessuto connettivo, l’identità. La sinistra, che ci ha costretto a leggere la storia d’Italia secondo la sua narrazione che comprende(va) la delega alla magistratura a instaurare il regno della virtù, si trova oggi sul banco degli imputati, mentre la magistratura è in preda al marismo per eccesso di autoreferenzialità. Gli ex comunisti si salvarono, allora, agitando la bandiera della questione morale senza averne alcuna autorità, e solo per gareggiare coi magistrati amici nel precostituire il regno della onestà, la palingenesi morale coi suoi guardiani e tutori. I pasdaran dell’etica, i demagoghi dell’Italia rigenerata, non solo hanno ottenuto un risultato rovesciato con l’avvento di Berlusconi, ma hanno posto le basi alla disintegrazione della politica e, soprattutto, alla decomposizione della sinistra. Il suo precipitare a vite, fra un arresto illustre e un’inchiesta dirompente, trova testimonianze angosciate in chi, come Cacciari e Chiamparino, spaventati dall’onda leghista, stracciano la storia unitaria d’Italia in favore dell’avvento di un Nord prerisorgimentale, federato e/o cantonale alla Miglio, con una Venezia trasformata addirittura in land. Il che certifica da un lato il crollo verticale di una politica e di una storia, da Gramsci a Togliatti a Berlinguer a Veltroni, dall’altro l’inzio della fine del Pd in piena crisi d’identità. O, se si vuole, alla frutta. Basti pensare alla esilarante gestione del caso Murdoch: e ho detto tutto! (Totò).
di Paolo Pillitteri
da L'Opinione della Libertà
Nessun commento:
Posta un commento