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Sembra quasi un voler mettere una pietra tombale, in nome del chi ha dato, chi ha avuto, ecc. Non basta perchè la distruzione avvenuta allora, lungi dal debellare la corruzione, ha annientato la politica, i suoi partiti referenti, il tessuto connettivo, l’identità. La sinistra, che ci ha costretto a leggere la storia d’Italia secondo la sua narrazione che comprende(va) la delega alla magistratura a instaurare il regno della virtù, si trova oggi sul banco degli imputati, mentre la magistratura è in preda al marismo per eccesso di autoreferenzialità. Gli ex comunisti si salvarono, allora, agitando la bandiera della questione morale senza averne alcuna autorità, e solo per gareggiare coi magistrati amici nel precostituire il regno della onestà, la palingenesi morale coi suoi guardiani e tutori. I pasdaran dell’etica, i demagoghi dell’Italia rigenerata, non solo hanno ottenuto un risultato rovesciato con l’avvento di Berlusconi, ma hanno posto le basi alla disintegrazione della politica e, soprattutto, alla decomposizione della sinistra. Il suo precipitare a vite, fra un arresto illustre e un’inchiesta dirompente, trova testimonianze angosciate in chi, come Cacciari e Chiamparino, spaventati dall’onda leghista, stracciano la storia unitaria d’Italia in favore dell’avvento di un Nord prerisorgimentale, federato e/o cantonale alla Miglio, con una Venezia trasformata addirittura in land. Il che certifica da un lato il crollo verticale di una politica e di una storia, da Gramsci a Togliatti a Berlinguer a Veltroni, dall’altro l’inzio della fine del Pd in piena crisi d’identità. O, se si vuole, alla frutta. Basti pensare alla esilarante gestione del caso Murdoch: e ho detto tutto! (Totò).
di Paolo Pillitteri
da L'Opinione della Libertà
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