Abbiamo assistito per un ventennio ad un profondo giustizialismo nei confronti del centro-destra da parte di coloro che brandirono incoerentemente la spada della Pulzella d'Orléans.
Oggi non si capisce - probabilmente lo capiremo in seguito - se questi atti furono perseguiti per salvare il Paese dai cattivi o per salvare eventuali interessi propri. Al momento l'unica cosa certa è il colore, diverso dal bianco del fiordaliso, della bandiera che si è agitata.
Invece che entrare nello specifico degli scandali che stanno, giorno dopo giorno, interessando la sinistra - da garantisti ci fidiamo delle lungaggini della giustizia - vogliamo trattare la questione mediatica e le sue metodologie.Premesso che il discorso che fece diciotto anni fa in Parlamento Bettino Craxi era semplicemente l'antipasto di un menù che tutti conoscevano: allora nessuno parlò, nessuno si alzò dalla tavola dei finaziamenti illeciti dichiarandosi sazio. A questa premessa fa il paio la storia del centro-destra, che sicuramente non ha fatto uscire tutte le ciambelle con il buco, sbagliando, come umano che sia, e combinandone di grandi e piccine.
Quello che preme sottolineare è la diversità di trattamento che la "nostra" politica ha avuto allora e sta avendo in questi giorni.
Preferisco porre un quesito: se tra gli attuali inquisiti ci fossero i sostenitori di Berlusconi, a quali, e a quante, gogne mediatiche sarebbero andati incontro gli esponenti dell'esecutivo? Lascio a voi la risposta. La storia insegna.
Allora partiamo da un punto ben preciso. Ieri l'Unita, a firma di Concita De Gregorio, ha scritto: "Nascondersi dietro al dito che gli altri sono peggio non serve, lo abbiamo detto subito. È vero, sono peggio:ma non serve e non basta". Noi vogliamo aggiungere che non solo non serve e non basta, ma è un ragionamento che vale zero. Gli inquisiti di oggi, come quelli di allora, non hanno nulla di eticamente diverso, non sono né meglio né peggio, anzi, possono essere accomunati dalla presunzione di innocenza che, fino a sentenze definitive, deve tutelarli in quanto non colpevoli.
E qui viene meno la deontologia di chi, a differenza di altri, continua a sputare veleno e inchiostro assumendo il volto della Cassazione, giudicando chi è peggio e chi lo è meno, facendo pateticamente finta di non capire, sbandierando ancora un giustizialismo che ha fatto il suo corso tra morali ed etiche di comportamento e finito inevitabilmente al rogo.
Oggi c'è chi si ritrova falso e ammanettato, altri che cercano, non capendo il dissapore del Paese e dei suoi cittadini, di difendere una morale che li ha tenuti in piedi per troppo tempo.
Nel tintinnio delle manette ha perso l'onestà, quella ostentata da chi non ha nemmeno riconosciuto i propri errori.
Questa cultura sta facendo la fine che merita, purtroppo trascinando con se un Paese perbene che, giorno dopo giorno, si rende conto di avere vissuto per decenni in uno Stato sporco di letame.
di Cirdan
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