..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 4 dicembre 2008

LA GUERRA DELLE PROCURE

Why not è un complotto di tutti contro tutti. Ma Napolitano vuol vederci chiaro
Due procure, Salerno e Catanzaro, si indagano a vicenda. Una vicenda che avrebbe presentato addirittura i tratti del ridicolo se proprio oggi non fosse intervenuto con tutto il peso della sua autorità, il Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano, in qualità di presidente in capo del Consiglio superiore della magistratura, ha chiesto a Salerno gli atti che hanno portato nei giorni scorsi alle perquisizioni degli uffici e delle abitazioni di alcuni ex colleghi di De Magistris, tra cui il suo capo, a Catanzaro.
Si tratta, come è noto, del procuratore generale Enzo Jannelli, dell'avvocato generale dello Stato, Dolcino Favi, dei sostituti procuratori generali, Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, del pm Salvatore Curcio, dell'ex procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi e del procuratore aggiunto vicario di Catanzaro Salvatore Murone. Le perquisizioni hanno riguardato anche le abitazioni di alcuni indagati dalle quali sono stati prelevati persino i computer.
A seguito di ciò la Procura di Catanzaro, sempre ieri, ha bloccato gli atti già sequestrati dalla Procura di Salerno. E il provvedimento è stato firmato da tre degli indagati dalla procura di Salerno, cioè dal procuratore generale Enzo Jannelli e dai sostituti Garbati, De Lorenzo e Curcio.
Il provvedimento di “sequestro del sequestro” è stato poi notificato ai carabinieri di Salerno che erano negli uffici della Procura generale per effettuare l'indicizzazione dei documenti sequestrati relativi all'inchiesta 'Why Not' e 'Poseidone'. Un gruppo di carabinieri del Reparto operativo provinciale di Catanzaro sarebbe poi partito alla volta di Salerno per notificare ai magistrati campani sia il provvedimento di “sequestro del sequestro”, emesso dalla Procura generale del capoluogo calabrese, sia l’avvenuta iscrizione nel registro indagati di Catanzaro di sette magistrati della Procura di Salerno, fra cui il procuratore capo Apicella.
Tutto ciò per scoprire chi complotta contro di chi: gli ex colleghi contro de Magistris, o i giudici di Salerno in suo favore?
Come se questa situazione kafkiana non bastasse, sul caso de Magistris e sulle sue inchieste “Why not? “ “Poseidon”, che in passato hanno lambito anche l’ex premier Romano Prodi e l’ex Guardasigilli Clemente Mastella, si registra come “new entry” nel giro degli accusati lo stesso vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, tirato in ballo dal consulente di De Magistris, Gioacchino Genchi, nella sua relazione sui tabulati delle telefonate ricevute dall’ex presidente della Compagnia delle opere Antonio Saladino. Più precisamente a pagina 442 di questa gigantesca relazione, così come scoperto da “Il giornale”, si fa riferimento a una utenza di Mancino che avrebbe chiamato l’indagato principale dell’inchiesta Why not”. E l’utenza sarebbe proprio quella avellinese di Mancino. Che ieri si è detto disposto a dimettersi se verrà anche solo sfiorato dal sospetto.
E la mossa di Napolitano di chiedere a Salerno ma non a Catanzaro gli atti di indagine, che come si è detto sono reciproci, può anche essere vista come una scelta di campo. Cosa che ha portato l’onnipresente e immancabile (in queste grandi occasioni) Antonio di Pietro a stigmatizzare i modi e i tempi della stessa iniziativa quirinalizia.
E in tutta questa storia le uniche dichiarazioni dotate di senso sembrano rimanere quelle del presidente emerito Francesco Cossiga: “è un bene che le procure si indaghino tra di loro e anche che i magistrati si arrestino l’un l’altro”.

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